Tutt’altro che un 2023 pacifico: i profughi di guerra sono 110 milioni

profughi di guerra

Nuovo record negativo per il 2023: il numero di profughi di guerra nel mondo ha raggiunto, fino al maggio scorso, quota 110 milioni, secondo l’UNCHR. Tra le principali cause la guerra in Ucraina, la difficile situazione politica in Afghanistan e le varie persecuzioni.

Nuovo record per i profughi di guerra

L’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha rivelato che, fino al maggio scorso, sono circa 110 milioni le persone costrette a fuggire da guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani, una cifra mai toccata in precedenza. Il dato è impressionante ed essendo a ridosso della Giornata Mondiale del Rifugiato, che avrà luogo il prossimo 20 giugno, suscita ancora più clamore. La stima dei 110 milioni di profughi di guerra è contenuta nel rapporto UNHCR intitolato  “Global Trends in Forced Displacement 2022“, il quale presenta le principali statistiche e gli ultimi dati ufficiali su rifugiati, richiedenti asilo, sfollati interni e apolidi e tutti quegli spostamenti forzati di persone in tutto il mondo.

A fine 2022, il numero di profughi era di 108.4 milioni di persone, con un aumento di 19 milioni di persone rispetto all’anno 2021: un incremento del genere è senza precedenti. Nel maggio 2023, causa nuovi conflitti in Sudan ad esempio, il numero è aumentato ancora, fino ad arrivare a quei famigerati 110 milioni. A pesare sul numero di rifugiati sono i cataclismi climatici, le violenze, ma soprattutto i conflitti che in corso nelle varie parti del mondo, in primis Ucraina, Siria e Afghanistan, che da sole hanno prodotto il 52% delle persone bisognose di protezione . Proprio la guerra russo-ucraina è stata il motore principale di questi esodi forzati: il numero di rifugiati proveniente dalle zone del conflitto è salito da 27.300 alla fine del 2021 a 5,7 milioni alla fine del 2022, costituendo così il più rapido esodo di rifugiati al mondo dalla Seconda guerra mondiale. In merito all’Afghanistan, dove la situazione è ancora critica dopo la presa del potere da parte dei talebani, il numero dei rifugiati è cresciuto nettamente alla fine del 2022.

Secondo il rapporto, sono 114.300 i rifugiati che sono stati ricollocati l’anno scorso (il doppio rispetto al 2021). La maggior parte dei profughi di guerra trova rifugio nei paesi vicini al loro paese natale, mentre circa il 76% dei profughi è ospitato da paesi con un reddito medio-basso ed i paesi meno sviluppati danno asilo ad oltre il 20% di tutti i rifugiati globali, nonostante rappresentino meno dell’1,3% del PIL mondiale. Un dato che dovrebbe far storcere il naso, se i paesi più poveri si fanno carico di ospitare un quinto dei rifugiati globali, con aiuti economici che scarseggiano, qualcosa nel sistema di accoglienza deve essere rivisto.

La situazione Italiana ed europea

L’Unione Europea negli ultimi tempi non è stata un modello nell’ambito dell’accoglienza profughi, sia a causa di barriere burocratiche che di scarsa volontà di impegnarsi concretamente. In qualche modo l’Italia però cerca di fare il suo. Nel nostro paese i profughi di guerra sono circa 350 mila (di cui il 41% proviene dall’Ucraina), un numero decisamente importante, soprattutto in relazione a quello di altri paesi che ne ospitano molti meno. Un importante aiuto arriva proprio dall’UNHCR che è attiva nella penisola per favorire l’inclusione sociale, culturale ed economica di questi rifugiati. La rappresentante dell’Alto commissariato per l’Italia, Chiara Cardoletti, ha dichiarato che “I rifugiati desiderano opportunità, non assistenza. Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo, coinvolgendo le città, le aziende, il terzo settore, e tanti altri attori competenti, per garantire ai rifugiati il diritto di fare domanda per un lavoro, di iscriversi a scuola e di accedere a servizi come l’alloggio e l’assistenza sanitaria. I risultati raggiunti in questi pochi anni sono davvero sorprendenti”.

L’UNHCR ha il merito di aver elaborato la “Carta per l’Integrazione“, documento per favorire l’arricchimento e lo sviluppo delle città attraverso l’integrazione. Adottata nei comuni di Milano, Roma, Torino, Napoli, Bari, Palermo, la Carta sta facilitando l’apertura di spazi comuni e centri polifunzionali che erogano servizi per i richiedenti asilo ed i rifugiati, aiutandoli concretamente nel loro difficile percorso di inclusione. Insomma, l’Italia sta facendo quello che sembra essere un lavoro efficace nell’accoglienza dei profughi di guerra, anche se purtroppo non sostenuta da tutta la comunità europea.

L’aiuto e il supporto a queste persone che sono costrette a fuggire dovrebbe essere doveroso, da un punto di vista civile quanto morale, con uno sforzo che dovrebbe essere innanzitutto congiunto e poi incrementato da parte di tutti quei paesi che hanno le possibilità per fornirlo.

 

Marco Andreoli

 

Exit mobile version