La tutela ambientale entra nella Costituzione: ora possiamo stare tranquilli?

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L’inizio di febbraio si è aperto con un’importante svolta per l’ambiente: la tutela ambientale è stata inserita nella nostra Costituzione, andando a modificare due dei suoi articoli

In questo modo, la salvaguardia dell’ambiente e degli animali diventa un principio fondamentale della nostra Carta, con uno sguardo esplicitamente rivolto alle generazioni future. Il tutto, però, si inserisce in un contesto internazionale che allo stesso tempo sta cambiando, insieme alle posizioni dei vari paesi europei in merito al concetto di fonte rinnovabile e di nucleare. Viene dunque da chiedersi se siamo di fronte a un’effettiva conquista per l’ambiente o se la strada da percorrere sia ancora lunga.

Come la tutela ambientale ha cambiato la Costituzione

La Camera dei deputati ha approvato in definitiva il testo di legge l’8 febbraio, con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti, dopo la seconda deliberazione del Senato del 13 ottobre. La proposta, quindi, è entrata subito in vigore ed è andata a modificare due degli articoli della nostra Carta: gli articoli 9 e 41.
L’articolo 9 già recitava:

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”; a questo, è stato aggiunto “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Nell’articolo 41 alle varie limitazioni che regolano l’iniziativa economica privata si sono sommate quelle riguardanti il danno “alla salute, all’ambiente”.

Diversi protagonisti della transizione ecologica nostrana si sono espressi a proposito, tutti con commenti positivi sul risultato ottenuto in Parlamento. L’account ufficiale Twitter di Palazzo Chigi parla di una “giornata storica” e il presidente della Camera Roberto Fico concorda, definendo la nuova legge costituzionale come “un passaggio storico”.

Anche il Ministro Cingolani parla positivamente delle votazioni: “Questo voto del Parlamento segna una giornata epocale: testimonio qui la presenza del governo che crede in questo cambiamento, grazie al quale la nostra Repubblica introduce nei suoi principi fondanti la tutela dell’ambiente”, seguito dal collega Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, che esprime una “grande soddisfazione per l’ok del Parlamento”.

La tutela ambientale come dibattito europeo

Questa modifica alla nostra Costituzione arriva in un periodo di particolare fermento nei discorsi sull’ambiente. Se da una parte sicuramente i movimenti ambientalisti hanno visto qualcosa di positivo smuoversi con la legge, dall’Europa arrivano segnali che non mettono tutti d’accordo.
Circa un mese fa, infatti, il dibattito si è acceso con l’arrivo della bozza del secondo atto delegato della tassonomia verde europea, ossia il documento che classifica gli investimenti ritenuti sostenibili. Insomma, con gli obiettivi del Green Deal europeo già fissati, è stato necessario stilare una vera e propria lista che indirizzasse imprese e investitori verso scelte più green.

La questione della tutela ambientale ha spaccato le opinioni quando è arrivata la proposta dalla Commissione europea di inserire gas e nucleare come energie sostenibili, su cui investire – seppur con dei paletti – per ridurre l’impatto climatico europeo. Mentre diversi paesi europei hanno già preso posizione, con la Francia a favore e altri contrari come Germania e Spagna, l’Italia non si è esposta direttamente.

Tutela dell’ambiente in Italia: posizioni e dubbi

La questione nucleare, si sa, è un argomento spinoso. Il fatto di avere una potenziale apertura a livello europeo in quel senso ha mosso non poche polemiche all’interno della nostra politica e dei gruppi ambientalisti, facendo calare l’entusiasmo per la recente modifica costituzionale.

Il Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani ben prima si era espresso favorevole alla produzione dell’energia nucleare sul suolo italiano, definendola come “una fonte che non produce CO2” e “la soluzione di tutto”. Il Ministro non vorrebbe andare contro la decisione del referendum del 2011, per cui si era deciso il blocco del nucleare in Italia, in particolare delle centrali di prima e seconda generazione.

Al contrario, il fisico ha parlato della necessità di studiare “piccoli reattori modulari”, ossia i reattori a fissione di quarta generazione, che sarebbero più sicuri. Anche Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato che “l’Italia non può stare ferma” e vorrebbe lanciare un nuovo referendum “che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito”.

Da un altro fronte, però, l’apertura europea è stata accolta piuttosto negativamente. Greenpeace ha dichiarato inammissibili le posizioni espresse dai politici, e suggerisce una scelta energetica strategica all’Italia, che dovrebbe puntare su rinnovabili ed efficienza energetica.

Ecco che quindi emerge una delle perplessità dei movimenti ambientalisti: se questo tipo di fonti verrà inserito tra quelle sostenibili e di conseguenza gli investimenti in esse considerati green, con la protezione data dalla nostra Costituzione, il rischio di azioni imprenditoriali orientate al greenwashing e non davvero interessate alla reale tutela ambientale si alza di parecchio.

Se già la transizione ecologica era terreno di scontro per le forze politiche, nascono così ulteriori dubbi in merito. La loro soluzione dipenderà sia da come il governo metterà effettivamente in atto la nuova tutela dell’ambiente e degli animali, sia dalle direttive europee, sia dagli interessi economici che verranno messi in gioco nella corsa contro il cambiamento climatico.

Giulia Girardello

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