Nella provincia di Genova, nell’entroterra del Tigullio, si trova una delle zone più affascinanti dell’Appennino Ligure.
Il Parco naturale regionale dell’Aveto, istituito nel 1995 che comprende la Val d’Aveto, la Val Graveglia e la Valle Sturla, considerato sito d’interesse comunitario per la biodiversità che contiene.
Circa venti anni fa il proprietario di un piccolo gruppo di cavalli che pascolavano nella zona morì. Gli eredi non si interessarono agli equini che dovettero adattarsi alla nuova condizione e trasformarsi in animali rinselvatichiti.
Aveto – Un caso unico in Italia che sta attirando l’attenzione degli studiosi di altre nazioni.
Oggi i cavalli sono circa cinquanta divisi in cinque branchi, frutto di incroci tra Franches-Montagnes e Bardigiani, razze resistenti e adatte a vivere in zone montane.
Nel 2009 due cavalli sono stati uccisi a fucilate mostrando l’ostilità di una parte della popolazione che temeva danni alle coltivazioni.
Si è cercato di catturare gli animali e farli adottare ma l’azione è stata inutile: i dodici animali prigionieri sono morti di infarto nei box, di colica a causa del cambio di alimentazione o, nel caso di fattrici gravide, durante il parto.
Nel 2011 la passione e la volontà di due donne, Evelina Isola, naturalista e accompagnatrice equestre, e Paola Marinari, medico e fondatrice della onlus Un Cavallo per Amico rivolta ai disabili, hanno portato alla creazione del progetto “I cavalli selvaggi dell’Aveto – Wild Horsewatching” con cui si è trasformato il cavallo rinselvatichito in una risorsa per il territorio del parco con un progetto autofinanziato da loro.
Oggi si parla molto di sostenibilità e con questa iniziativa si cerca anche di legare il turismo alla natura offrendo un’opportunità ai luoghi interessati, soprattutto nei periodi fuori stagione.
E’ il c.d. Slow Tourism che porta il turista a rilassarsi allineando il proprio ritmo a quello della natura osservando, sostando, gustando il piacere di rallentare la corsa del vivere quotidiano.
Un turismo che cerca di rispettare l’ambiente, gli abitanti dei territori, le tradizioni locali, per ascoltare e vivere le emozioni in maniera profonda e non superficiale.
I cavalli diventano elemento di promozione turistica, costituendo un fenomeno unico e, allo stesso tempo, offrono la possibilità di essere studiati nell’habitat, in cui svolgono un ruolo di tutela e non di danno.
La Val d’Aveto è ricca di faggi, i cui rami vengono brucati dal cavallo in maniera “conservativa”: le labbra non rovinano l’apice ma tolgono solo le foglie che, oltre a nutrire, hanno una funzione antiparassitaria.
La Val Graveglia presenta una grande quantità di rocce e minerali, tra cui sali di ferro e magnesio, di cui l’animale ha bisogno per sopravvivere.
Nel parco sono presenti molti arbusti di rosa canina che fioriscono a fine estate e di cui i cavalli si cibano per preparasi alla stagione fredda grazie alla vitamina C che rafforza il sistema immunitario.
I cavalli dimostrano un incredibile adattamento dimostrando di essere dei guardiani ecosostenibili.
Svolgono pulizia nel sottobosco, eliminando erbe infestanti come il nardo, che i bovini non mangiano, e mantengono un ecosistema ottimale a tutela della piccola fauna selvatica.
Nonostante ciò nel 2015 una decina di cavalli sono stati catturati, forse per portarli al macello: la situazione è stata denunciata sulla pagina Facebook relativa al Progetto Horsewathing ed è giunta all’attenzione di Michela Vittoria Brambilla, spingendola a contattare il sindaco, a intervenire sul luogo e ad aprire i cancelli dei recinti per liberare, assieme a Evelina e Paola, gli equini illecitamente catturati.
Evelina ha sempre frequentato i cavalli ma rivela che quelli selvaggi hanno una luce negli occhi che manca agli equini domestici: è lo spirito della libertà che ti cattura nel profondo e rimane nell’anima di chi ha la fortuna di incontrarli.
La naturalista accompagna i turisti a piedi lungo i sentieri del parco, nei faggeti che circondano il lago o sulle montagne che regalano viste mozzafiato del mare per avvicinarsi ai branchi, spiegando le loro abitudini e raccontando innumerevoli episodi a cui ha assistito.
D’estate i quadrupedi salgono nei boschi di faggio per proteggersi dal caldo e dagli insetti mentre nelle stagioni intermedie scendono nei pressi del Lago Giacopiane. In inverno stanno vicini per scaldarsi, stringendosi l’uno con l’altro.
Le escursioni sono indirizzate a bambini e adulti, prevedendo merende e pranzi a base di prodotti locali e pernottamenti nei servizi ricettivi della valle. Un tour operator offre pacchetti turistici dedicati all’horsewatching in cui questa peculiarità si compenetra con le bellezze storico-naturalistiche e la buona cucina della Liguria.
C’è una proposta di legge regionale con cui si chiede il riconoscimento dello status di animale selvatico protetto e l’istituzione di un Santuario dei Cavalli Selvaggi che permetta di censire gli equini tutelandoli da maltrattamenti e bracconaggio.
Il 21 novembre sono iniziate le audizioni per l’approvazione della proposta di legge presso la sede della Regione Liguria a Genova.
I cavalli dell’Aveto sono una realtà unica che occorre preservare: finanziare il Santuario permetterebbe di realizzare progetti sostenibili di gestione e tutela del territorio, di promozione turistica e rilancio della zona, portando vantaggi a tutti: abitanti, animali e ambiente.
Paola Iotti