La difesa dei diritti umani è una materia complessa e mai come in questi ultimi tempi ne abbiamo avuto la prova. Se cresce la sensibilità civile in ambito umanitario, gran parte del merito va all’impegno divulgativo e all’attivismo che unisce i singoli cittadini.
Non si può riscontrare lo stesso interesse da parte della rappresentanza politica. Specialmente in paesi in cui sono proprio i rappresentanti di Stato a favorire la repressione delle libertà. Dove la censura diviene norma e la violenza strumento di propaganda, la difesa dei diritti si trasforma in minaccia per lo stato.
Forse per questo motivo, il Governo turco ha approvato una nuova legge contro le ONG, rafforzando il proprio controllo e limitando le organizzazioni della società civile.
Perché il provvedimento contro le ONG deve suonare come campanello d’allarme?
Proposta dal partito del presidente Erdoğan, la legge approvata il 27 dicembre scorso permetterà al ministero dell’Interno di prendere temporaneamente il controllo di ONG indagate per reati legati al terrorismo, nonché di sostituire i suoi componenti.
Il governo può inoltre determinare la sospensione di qualsiasi attività delle stesse organizzazioni fino alla conclusione del processo giudiziario.
In un paese il cui leader politico ha dimostrato molteplici volte intolleranza verso ogni forma di inclusione e assenza di scrupoli nel contrastarle, una tale decisione non può lasciare indifferenti chi si batte per i diritti delle donne, dei rifugiati e della comunità LGBTQ+. Non senza una buona ragione, i più preoccupati sono i difensori dei diritti umani ma anche le voci dell’opposizione. La nuova norma, infatti, potrebbe diventare un’ulteriore arma punitiva immotivata nei loro confronti.
Già imbavagliati e puniti dalla repressione violenta e sistematica del governo di Erdoğan, per gli attivisti e i filantropi svolgere la loro attività diventa ancora più pericoloso
In primo luogo perché questa legge viola il principio di presunzione di innocenza. Punisce le persone anche se ancora non hanno ricevuto una condanna.
In secondo luogo perché negli ultimi anni le autorità hanno indagato per terrorismo attivisti, esponenti politici di opposizione ma anche giornalisti e civili. Stando a quanto sostengono organizzazioni internazionali come Amnesty International, accuse di terrorismo vengono mosse arbitrariamente per ragioni politiche.
“Questa legge fornisce al ministro dell’Interno l’autorità di chiudere qualsiasi gruppo in qualsiasi momento e senza possibilità di appello. Esiste la possibilità che tutte le associazioni per i diritti umani possano essere abolite in Turchia”
– Tarik Beyhan, direttore di Amnesty International Turchia
Limitare in questo modo la libertà delle organizzazioni umanitarie sembra dunque una mossa perfettamente in linea con la strategia intimidatoria del potere di Erdoğan. Strategia che risponde alla tendenza politica sovranista tanto condivisa negli ultimi tempi. Giustificare la repressione istituzionalizzata in nome della sicurezza di stato e mettere in discussione ogni tentativo di sostegno umano.
La legge che promuove il potere del governo turco contro le ONG è un campanello d’allarme. O forse, è solo l’ultimo strumento di controllo di un’attitudine politica alla quale siamo ormai troppo abituati.
Carola Varano