Il declino di Erdoğan
Un’analisi economica e sociale della Turchia
La Turchia, sotto la guida di Erdoğan, sta affrontando una crisi economica senza precedenti. In questi giorni si parla del declino di Erdoğan, che, dopo oltre vent’anni al potere, vede le sue politiche economiche suscitare preoccupazioni significative tra i cittadini. L’inflazione ha raggiunto livelli critici e la lira turca continua a svalutarsi, alimentando un crescente malcontento tra gli elettori.
La situazione economica attuale
Il declino di Erdoğan è evidenziato da una crisi economica che ha colpito la Turchia negli ultimi anni. L’inflazione, che ha raggiunto un picco del 85% nell’ottobre 2022, ha mostrato segni di rallentamento, ma rimane ancora elevata. Secondo i dati ufficiali, l’inflazione annuale si è attestata a un valore molto alto a ottobre 2024, un valore superiore alle aspettative degli analisti. Questo dato indica che il percorso verso la stabilizzazione economica è ancora lungo e difficile.
La Banca Centrale della Repubblica di Turchia prevede una disinflazione graduale, con un obiettivo di riduzione dell’inflazione al 38% entro la fine dell’anno. Tuttavia, molti esperti avvertono che questo obiettivo potrebbe essere irraggiungibile, considerando l’attuale situazione economica e le pressioni inflazionistiche persistenti.
La situazione economica della Turchia nel settembre 2024 è caratterizzata da sfide significative. Nello specifico, l’inflazione ha raggiunto il 49.4%, con un aumento mensile del 2.97%, indicando una pressione inflazionistica persistente. Il tasso d’interesse è stato mantenuto al 50% per sei mesi consecutivi per contrastare l’aumento dei prezzi. La lira turca ha subito una svalutazione del 24% rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno, intensificando ulteriormente il costo della vita nel paese.
Le conseguenze del declino di Erdoğan si riflettono anche nelle testimonianze dei cittadini. Un commerciante di Istanbul ha dichiarato: «Ogni giorno vedo i prezzi aumentare nei miei negozi. Non riesco a tenere il passo con l’inflazione». Un pensionato ha aggiunto: «Con la mia pensione non riesco più a coprire le spese quotidiane; ogni mese è una lotta». Queste voci evidenziano come il malcontento popolare stia crescendo a causa dell’alto costo della vita e delle politiche economiche percepite come inefficaci.
Dopo anni di politiche monetarie non ortodosse, Erdoğan ha recentemente nominato un nuovo team economico che ha adottato misure più tradizionali. Mehmet Şimşek è stato nominato Ministro delle Finanze e Hafize Gaye Erkan come Governatore della Banca Centrale. Queste nomine hanno segnato un cambio di rotta nella politica economica turca, ma gli effetti positivi sono ancora da vedere.
Erdoğan stesso ha riconosciuto le sfide attuali, affermando: «Il nostro problema più grande è il costo della vita. L’inflazione è la tassa più ingiusta». Ha promesso che le politiche attuate porteranno a una riduzione duratura dell’inflazione, ma molti rimangono scettici sul fatto che queste promesse possano essere mantenute.
Le risposte del governo
Per cercare di stabilizzare l’economia, il governo di Erdogan ha introdotto diverse misure fiscali. Tra le principali, si annovera l’aumento dell’IVA del 2%, portando l’aliquota al 20% per beni e servizi, con l’obiettivo di incrementare le entrate statali. È stato inoltre incrementato il carico fiscale sui carburanti, nel tentativo di ridurre la domanda interna e contenere l’inflazione. Anche l’aliquota d’imposta sulle società è stata innalzata del 5%, con l’intento di aumentare ulteriormente le entrate fiscali. Tuttavia, queste misure sono state accolte con scetticismo, poiché molti esperti ritengono che non siano sufficienti a risolvere i problemi strutturali dell’economia turca.
Il governo ha fissato obiettivi ambiziosi per il futuro, tra cui una riduzione dell’inflazione al 38% entro la fine del 2024. Tuttavia, le previsioni della Banca Centrale indicano che l’inflazione potrebbe rimanere elevata, attestandosi al 65% alla fine dell’anno corrente. Questo scenario evidenzia le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi prefissati e il rischio che il declino di Erdoğan continui se le misure non porteranno ai risultati sperati.
Le reazioni della popolazione alle politiche del governo sono state fortemente critiche. Un imprenditore di Istanbul ha dichiarato: «Le nuove tasse stanno soffocando le piccole imprese. Non possiamo permetterci di pagare di più quando i nostri guadagni sono già in calo». Anche i pensionati hanno espresso preoccupazioni: «Con l’aumento dei prezzi, la mia pensione non basta più nemmeno per comprare il cibo». Queste testimonianze riflettono il crescente malcontento tra i cittadini turchi, che vedono nel declino di Erdoğan una diretta conseguenza delle sue politiche economiche.
Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi per quanto riguarda gli investimenti esteri. La nuova strategia economica ha attirato nuovamente capitali stranieri, con investimenti diretti esteri (IDE) che hanno iniziato a fluire nel mercato turco. Da inizio 2024, circa 8,8 miliardi di dollari sono stati investiti nel debito pubblico turco. Tuttavia, gli esperti avvertono che questo ritorno degli investitori è fragile e dipende dalla stabilità politica e dalle politiche economiche future.
Le prospettive future
Il declino di Erdoğan ha portato a una serie di sfide economiche e politiche che influenzeranno le prospettive future della Turchia. Dopo le recenti elezioni municipali tenutesi il 31 marzo, in cui il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) ha ottenuto un significativo successo, il governo di Erdoğan si trova a dover affrontare una crescente pressione per migliorare le condizioni economiche del paese.
Le previsioni economiche per la Turchia rimangono miste. Secondo Capital Economics, il PIL è previsto crescere del 5.5% nel 2024, ma ci si aspetta un rallentamento al 4.5% nel 2025. L’inflazione media è prevista al 72.3% nel 2024, con un tasso d’interesse che potrebbe stabilizzarsi attorno al 50% per cercare di contenere la pressione inflazionistica. Tuttavia, la sfida principale rimane il bilancio pubblico, con un deficit che potrebbe attestarsi al -4% del PIL.
Dopo le elezioni municipali, i mercati hanno reagito con cautela. L’indice principale della Borsa di Istanbul ha registrato una flessione del 1.7%, mentre la lira turca ha continuato a perdere valore, scendendo di oltre l’8% dall’inizio dell’anno. Questo scenario mette in evidenza come il declino di Erdoğan stia influenzando la fiducia degli investitori e la stabilità economica.
Economisti come Mustafa Sönmez hanno sottolineato che il governo è probabile che continui con le politiche di austerità almeno fino a metà 2025. «Erdogan sa di avere tre anni senza elezioni presidenziali, quindi probabilmente manterrà il suo attuale programma economico», afferma Sönmez. Questa affermazione suggerisce che, nonostante il malcontento popolare, Erdoğan potrebbe non essere incline a modificare drasticamente le sue politiche.
Nonostante il declino di Erdoğan, la Turchia continua a puntare su progetti infrastrutturali ambiziosi. La costruzione di nuovi aeroporti e treni ad alta velocità dimostra la sua volontà di stimolare l’economia attraverso investimenti pubblici significativi. Questi progetti potrebbero contribuire a creare posti di lavoro e a sostenere la crescita economica nel lungo termine.
Conclusioni
Le prospettive future per la Turchia sono caratterizzate da incertezze significative. Mentre alcuni segnali indicano una possibile stabilizzazione economica grazie all’adozione di politiche più ortodosse, il declino di Erdoğan potrebbe continuare a influenzare negativamente la situazione politica ed economica del paese. La capacità del governo di affrontare le sfide strutturali e migliorare le condizioni di vita dei cittadini sarà cruciale per determinare se Erdoğan potrà mantenere il suo potere o se dovrà affrontare ulteriori battute d’arresto alle prossime presidenziali del 2028.