Tumorial – Riportiamo l’attenzione sulla prima serie dedicata a tutti quei ragazzi colpiti dal cancro e che non sanno come affrontarlo; sono 10 i video resi disponibili da giugno su Youtube, i restanti 14 a partire da settembre.
24 video che raccontano una sfida ben nota e poco discussa; i pazienti adolescenti del Progetto Giovani della Pediatria Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) sono i fautori della serie. I video-tutorial raccontano e insegnano un approccio differente nei confronti della cura. Stefano Manfredi, Direttore Generale dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sottolinea l’importanza di accompagnare un adolescente lungo questo percorso.
Le cure oncologiche sono inevitabilmente impegnative per tutti, forse ancora di più per i pazienti adolescenti. Vanno quindi “messi in conto” momenti complessi nella relazione tra medico e paziente. I progetti creativi non cancellano la realtà della malattia, ma fanno sì che l’adolescente si apra agli altri e crei, con l’équipe e coi pazienti coetanei, quei rapporti speciali che caratterizzano solo questa fascia di età
Tumorial è stato reso possibile grazie al contributo dell’Associazione Bianca Garavaglia Onlus, da sempre a supporto di attività del Progetto Giovani, con il sostegno dell’Associazione Dudù for You Onlus. La statistica in Italia riporta 800 adolescenti all’anno, tra i 15 e i 18 anni, alle prese con il tumore; il problema che oggi permane è l’approccio verso il loro status, soprattutto da un punto di vista clinico.
Persiste l’inclinazione a seguire il protocollo per adulti, ignorando i principi “motivazionali” base per un adolescente. La serie racconta i bisogni di questi ragazzi all’interno delle relazioni, anche le più intime; l’attaccamento ai propri coetanei, la voglia di andare avanti e non farsi schiacciare dalla propria situazione. Una continua condivisione di esperienze, stati d’animo, alla mercé di una condizione tutt’altro che banale.
Qual è il principale obiettivo di Tumorial? La lotta contro il cancro richiama determinate procedure; nulla è casuale nella sua diagnosi. Rompere i tabù, tuttavia, diviene una prerogativa concettuale fondamentale. Il peso di questi ragazzi è soprattutto di carattere linguistico: già parlando di “cancro” sottolineo una condizione degradante; a nessuno sognerebbe di affrontare spontaneamente il discorso, mantenendo una “concezione umana” delle diagnosi.
Il punto è che non viene spontaneo. Anche questo è un atteggiamento sociale da educare. In fondo, un adolescente non ha altro bisogno che di un minimo di comprensione, banale da sottolineare. Lo stesso bisogno richiesto da un ragazzo in situazioni più tipiche e usuali, non può che aumentare esponenzialmente in questa circostanza. A volte ci si dimentica che l’empatia è una delle medicine principali; non tanto per pura retorica, ma perché la qualità della vita si misura nel benessere delle persone. Una regola che dimentichiamo spesso.
E’ piuttosto paradossale vedere la poca attenzione mediatica esercitata su una novità simile. Appare chiaro di come le “soluzioni” non siano mai riecheggianti quanto il problema stesso; la cronaca ha, a volte, una propensione poco funzionale su alcune tematiche, il che non favorisce alcun impulso positivo sul cittadino. Tantomeno l’affrontare una malattia del genere con una mentalità più aperta: difficile gestire questo discorso se non la si è mai passata; è dura anche per me che scrivo queste righe.
Sta di fatto che la nostra reazione, da esterni, tende sempre più al disfattismo. Capita a fagiolo la frase con cui un ragazzo concluse il video d’introduzione alla serie; niente di epocale, nessuna scoperta o aforisma leggendario. Un semplice dato di fatto, che non smentisce la difficoltà nel reagire e combattere la patologia, ma sottolinea comunque un epilogo possibile: «ci si può ammalare da adolescenti, ma ci si può anche guarire».
Eugenio Bianco