Tumore della vescica: 63% degli italiani non lo conosce

Il 18 luglio sono stati presentati a Roma i risultati del sondaggio svolto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) riguardante il tumore della vescica: solo il 37% degli intervistati ha mai sentito parlare di questa malattia.

Il tumore della vescica è una patologia che colpisce l’organo deputato a raccogliere l’urina filtrata dai reni. Le cellule che compongono la vescica possono degenerare e andare incontro alla formazione di cellule tumorali.

Segnali di allarme

Il segnale principale è la presenza di sangue nelle urine che è possibile vedere ad occhio nudo o al microscopio, tramite esame delle urine. Successivamente può essere affiancato dalla necessità di urinare con più frequenza, difficoltà nell’atto di urinare o dolore. Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’AIOM, afferma che “I possibili sintomi sono comuni ad altre malattie urinarie, ma in caso si notino anomalie è bene parlarne subito con il proprio medico”.

Dalle ricerche è noto che solo il 29% degli italiani informa il proprio medico di fiducia. Il compito del medico sarà quello di indirizzare il paziente ad esami più approfonditi per determinare la presenza, o meno, del tumore, in modo da poter attuare la terapia più opportuna.

Il 68% degli italiani pensa che non si possa guarire

Invece “Il 78% dei pazienti italiani riesce a sconfiggere il tumore della vescica” sostiene Sergio Bracarda, Consigliere Nazionale AIOM.

Se il tumore viene individuato in uno stadio iniziale, si utilizza la chirurgia conservativa, in modo da poter rimuovere le cellule tumorali e, nello stesso tempo, preservare il più possibile l’organo. Se la neoplasia si trova in stadio avanzato è necessaria la chemioterapia.

Attenzione al fumo!

Solamente il 23% degli intervistati afferma che il fumo è una possibile causa per il tumore della vescica; invece è proprio il primo fattore di rischio. Questo vizio, oltre a recare dei danni ad altri organi – tra cui ricordiamo che è tra i principali fattori di rischio per il tumore al polmone – è responsabile del circa il 50% dei tumori del tratto urinario. Le probabilità della comparsa della neoplasia, nei tabagisti, aumenta da 4 a 5 volte rispetto ai non fumatori.

Composti chimici ed età

Un altro fattore di rischio riguarda la prolungata esposizione a determinati composti chimici, come le ammine aromatiche.

Le probabilità della comparsa della malattia, poi, aumentano con l’età. Generalmente si sviluppa nelle persone aventi età tra i 55 e i 70 anni e l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età. Dall’indagine è emerso che il 52% non sa che il tumore interessa soprattutto gli uomini.



La prevenzione, l’arma n°1 per i tumori (e per il tumore della vescica)

Il 78% non sa che il tumore della vescica è prevenibile.

La prevenzione si basa sul ridurre o eliminare i fattori di rischio e, come per altri tumori, anche in questo caso gioca un ruolo importante. Per l’età non c’è nulla da fare, perciò è bene agire su tutti quei comportamenti che aumentano la possibilità di ammalarsi.

In primis c’è il fumo. Ricordiamo che per i tabagisti le possibilità di ammalarsi rispetto ad un non fumatore sono tra le 4 e le 5 volte in più. Tuttavia, c’è una buona notizia: è stato dimostrato che dopo 15 anni in cui si è smesso di fumare le probabilità si avvicinano a quelle di una persona non fumatrice. Smettere di fumare è il primo passo per ridurre le possibilità di ammalarsi non solo del tumore della vescica, ma anche di altre patologie, come il tumore del polmone, problematiche respiratorie e malattie cardiovascolari.

Attuare uno stile di vita con una dieta sana e una regolare attività fisica riduce le possibilità di ammalarsi.

Ad oggi

Nel 2016 i nuovi casi di tumore della vescica diagnosticati in Italia sono 26’600” afferma Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’AIOM. Il tumore della vescica in Europa colpisce ogni anno circa 175’000 persone e causa 52’000 decessi, di cui 5’600 in Italia.

Sebbene il tumore della vescica rimane ancora ignoto alla maggior parte degli italiani, è bene sapere che l’86% degli intervistati vorrebbe ricevere più informazioni su questa patologia e sulla prevenzione da attuare. Un buon passo avanti!

Valentina Imperioso

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