Dire che il Coronavirus sia una “manna dal cielo” è un po’ esagerato; forse, però, sarà utile a comprendere qualche dinamica attuale.
Prendere atto del pericolo in corso è forse la presa di coscienza più costruttiva, utile a fugare ogni dubbio sui propri doveri; non solo: ci offre la possibilità di reagire emotivamente, dare una smorza psicologica a quello che sembrerebbe un sopruso; perché proprio a me? Perché questa quarantena? Quando finirà?
Che dir si voglia, la natura non riconosce logica umana, anche se spesso viene condizionata dal nostro continuo esibirci in atti osceni, riprovevoli; l’inquinamento, ad esempio, è un atto osceno; l’abuso di carne animale – nocciolo, tra l’altro, del problema – è un atto osceno.
Ignorare le cause e le conseguenze del nostro modus operandi: quello è certamente un atto osceno.
A portare alta la bandiera del bigottismo sono, purtroppo, alcune cariche politiche, tutt’altro che esempio per l’elettorato. In questa situazione di emergenza, spicca probabilmente una delle principali manifestazioni politiche degli ultimi due anni, quale il sovranismo. Come si stanno comportando i suoi esponenti? La fiducia del cittadino è riposta in mani sicure?
Lo so, è un termine visto e rivisto, letto e riletto. Eppure, è contornato da motivazioni storiche, antropologiche e perfino psicologiche. In questo articolo, non sarà possibile approfondire quanto lo sarebbe con un saggio, ma potremmo comunque fare qualche piccolo esempio; un riassunto non può far male.
Sorvoliamo quanto accade in Italia: credo se ne stia parlando abbastanza. Il nostro Paese, attualmente, vive un periodo di profondo smarrimento, tra gli errori di qualcuno e le menzogne di altri; dare la precedenza alla propaganda durante un’emergenza pandemica è sicuramente una tacca ignobile sulla propria cintura. Difficile, per un popolo, reagire e far fronte, in modo razionale, alle proprie paure.
E tutti gli altri? Cosa succede al sovranismo oltreoceano?
Parliamo di Trump: negli ultimi aggiornamenti, ci viene reso noto il taglio dei fondi all’OMS; secondo il Presidente degli USA, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe di stampo filo-cinese, poiché avrebbe «fallito nell’ottenere tempestive informazioni sul Coronavirus».
Buffo che tale accusa coincida con la mortificante situazione americana, la quale, a causa dell’eccessivo ritardo nelle misure restrittive, registra i contagi più alti al mondo; nel frattempo, tutti i giornali del pianeta “esibiscono” le fosse comuni di Hart Island, causa gli ingenti decessi di New York.
Sarà forse una mia lettura, ma le tempistiche parlano chiaro: non c’è alcun dubbio sui ritardi dell’OMS, che però ha dovuto fare i conti con i precedenti “occultamenti” della Cina, la quale viveva la crisi già da settembre/ottobre. Senonché, da un punto di vista comunicativo, infangare l’Organizzazione in sede pubblica svierebbe, con facilità, dalla totale inefficienza di Trump sulle ultime restrizioni – tra ritardi e sottostime.
Direi di passare ad un altro esempio: Bolsonaro.
I movimenti del Presidente sono forse tra i più “coloriti” ed emblematici: inizialmente, come per Trump, optò per un’analisi da “professionista” quale è, definendo il Covid-19 una “piccola influenza”; siamo intorno al 23 marzo. Tale propaganda non mancò di affondare le proprie radici sui social, tanto che Twitter fu costretto a censurare i post del Presidente; difatti, la divulgazione di messaggi e video, inerenti la descrizione di un virus innocuo, venne ritenuta pericolosa per la salute pubblica.
Intorno al 1 aprile, la svolta: «è la sfida più grande».
Pare non fosse un pesce d’aprile: Bolsonaro cambia rotta, a seguito dell’aumento dei contagi; inoltre, menziona il ministro della Sanità Luiz Henrique Mandetta, il quale, secondo i media, avrebbe minacciato di licenziare. Anche questa vicenda trapelò facilmente tra le righe dei giornali, quasi ad attenuare i contrasti createsi con vari Stati del territorio; notate delle somiglianze?
L’ultimo aggiornamento, relativo alla scorsa settimana, riporta uno dei migliori aforismi del Presidente: il Coronavirus come «opera di Satana»; in realtà, ci si riferisce a provvedimenti risalenti a marzo, i quali certificavano le chiese come “servizi essenziali”. Anche questa manovra mi ricorda qualcuno. Sembra, tuttavia, che la suddetta ordinanza stia trovando il suo epilogo.
Il lettore, probabilmente, noterà l’assenza di Viktor Orbán, il premier ungherese attualmente al centro dell’informazione. Reputo che il suo caso, emblema della dittatura storica più efferata, comporti un articolo a sé.
Il sovranismo contemporaneo si dimostra una delle correnti più interessanti degli ultimi periodi. L’amministrazione di alcuni capi politici si contraddistingue per due motivi essenziali: pochi libri alle spalle e conseguente gestione priva di raziocinio.
Vedere leader di tal calibro allo sbando suona un po’ come un “ve l’avevamo detto”, ma non credo sia necessario; possiamo, al contrario, analizzare e sfruttare in modo più funzionale l’attuale condizione.
Teniamo conto, in primis, della totale mancanza di coscienza dei nostri protagonisti.
Una buona etica deriva anche da una buona lettura della realtà, fondata sui saldi principi della conoscenza.
Non si tratta di “essere dei geni” o “professori”, tanto meno premi Nobel; piuttosto, si parla di autocritica, propensione a ricercare il benessere, che chiaramente non coincide con l’efferata ricerca del potere e del protagonismo.
Risulterà importante, post-emergenza, garantire una sicurezza finanziaria a paesi che hanno arrancato nel corso degli ultimi mesi; ma sarà necessaria, al contempo, una scelta tra la propria boriosità ed il benessere delle persone.
Eugenio Bianco