- Un inizio anno agguerrito quello del presidente USA Donald Trump. Questa volta le sue mosse di politica internazionale prevedono un taglio ai fondi palestinesi.
“Paghiamo loro centinaia di milioni di dollari all’anno e non otteniamo alcun apprezzamento o rispetto. Non vogliono neppure negoziare un trattato di pace con Israele necessario da molto tempo” twitta il tycoon. Aggiunge: “Noi abbiamo tolto dal tavolo Gerusalemme, la parte più dura del negoziato, ma Israele, per questo, avrebbe dovuto pagare di più. Ma con i palestinesi non più desiderosi di colloqui di pace, perché dovremmo fare loro uno qualsiasi di quei massicci pagamenti futuri?”
Nella raffica delle parole del presidente di questi ultimi giorni hanno trovato posto anche le repliche al presidente coreano Kim Jong-un sul pulsante nucleare, e minacce di riduzioni fondi anche al Pakistan.
Tensione in crescita tra USA e Pakistan
Stesso modello, due Paesi. 24 ore prima delle minacce ai palestinesi la stessa sorte è toccata al Pakistan. Il palcoscenico? Sempre Twitter. L’accusa è quella di aiutare i terroristi. E l’America, forte dei 33 miliardi di dollari che in 15 anni ha dato al Pakistan, ha il coltello dalla parte del manico. Il governo di Islamabad ha promesso, attraverso le parole del ministro degli Esteri Khawaja Asif, che presto farà “conoscere al mondo la verità e la differenza fra i fatti e la fiction.”
L’ambasciatore americano David Hale è stato invitato manifestando “il malessere del governo” pachistano per l’accaduto. Rapida la risposta della Casa Bianca che, come annunciato dall’ambasciatore americano all’ONU Nikki Haley, “sospenderà 255 milioni di dollari di aiuti al Pakistan.” E continua spiegando che il Pakistan “ha fatto il doppio gioco per anni e questo non è accettabile.” La portavoce Sanders aggiunge: “La Casa Bianca annuncerà altre azioni nei confronti del Pakistan nelle prossime 24 o 48 ore. Gli USA vogliono che Islamabad faccia di più nella lotta al terrorismo.”
I palestinesi: con un colpo distrutte le fondamenta della pace
Risponde a Trump Hanan Ashrawi, deputata e dirigente dell’Olp:
“I palestinesi non si faranno ricattare da Donald Trump.” La mossa di The Donald nel riconoscere Gerusalemme capitale di Israele “ha distrutto con un colpo solo le fondamenta della pace. Il presidente degli Stati Uniti ha sabotato il nostro impegno per la pace, la libertà e la giustizia.”
Israele dubbioso
Nonostante il rapporto privilegiato che Trump ha con il premier Benjamin Netanyahu, in Israele non mancano dubbi e divisioni sulla politica di Trump. Da un lato l’ex ambasciatore di Israele a Washington, Micheal Oren, plaude al premier USA dicendo che finalmente si ha un presidente che comprende il Medio Oriente. Dall’altro l’ex ministra degli Esteri Tzipi Livni che commenta: “Un governo israeliano che fosse responsabile avrebbe spiegato a Trump quale sia davvero l’interesse di Israele: impedire una crisi umanitaria a Gaza e la continuazione della cooperazione con i servizi di sicurezza palestinesi.”
Asse saudita-americano per i confini
Jared Kushner e Mohammed bin Salman hanno studiato nuovi confini per Israele. Prima è stata approvata la mozione per annettere gli insediamenti in Cisgiordania, adesso è stata votata la legge che chiede due terzi di maggioranza per la cessione di parti di Gerusalemme ai palestinesi. Il piano saudita chiede, in cambio della nascita del loro Stato indipendente, la cessione di parti della Cisgiordania e di quasi tutta Gerusalemme Est a Israele.
Lorena Bellano