Doccia fredda dal Senato a Trump: Gaetz getta la spugna

Matt Gaetz

Domenico Maceri

Dottore di ricerca, è professore emerito presso l’Allan Hancock College di Santa Maria, in California. Alcuni dei suoi articoli hanno ricevuto premi dalla National Association of Hispanic Publications


Il tentativo di Trump di imporre Matt Gaetz al timone della procura generale hanno scatenato una vera e propria battaglia interna tra i senatori repubblicani. Di fronte all’opposizione crescente, Gartz è stato costretto a ritirarsi, lasciando spazio a una figura più conciliante.


Un voto contro di noi vi comprerà le primarie“. Questo è stato il messaggio inviato da alcuni membri del team di Donald Trump a un gruppo di senatori repubblicani, minacciandoli di perdere le prossime elezioni. Lo ha riportato la Abc News per evidenziare le pressioni esercitate dai consiglieri del neo eletto presidente affinché sostenessero la nomina di Matt Gaetz a procuratore generale, ovvero Ministro di Giustizia.

Le minacce non hanno funzionato. Dopo otto giorni di tentativi, in cui Gaetz ha cercato persino di sfruttare i legami con il vicepresidente eletto JD Vance, il deputato ha ritirato la sua candidatura. Ha giustificato la decisione affermando di non voler diventare una distrazione dagli sforzi del 47esimo presidente nel formare il proprio governo. Tuttavia, la realtà è che Matt Gaetz aveva pochissime possibilità di essere confermato, non solo per la sua limitata esperienza legale, ma soprattutto per le accuse legate ai suoi rapporti con le donne.

Gaetz era stato accusato di improprietà sessuali, inclusi rapporti con una giovane di 17 anni. Sebbene non sia stato incriminato, indagini federali e statali avevano gettato un’ombra sulla sua figura. La Commissione Etica della Camera era pronta a rilasciare un rapporto su di lui, ma Gaetz si era dimesso il giorno prima, cercando di evitare la pubblicazione. Dopo il ritiro, avrebbe potuto tornare alla Camera come deputato rieletto nel 2024, ma ha scelto di non farlo.

La nomina di Gaetz era controversa. Il suo ruolo di procuratore avrebbe seguito pedissequamente le direttive di Trump, creando spaccature. Il Senato, però, ha deciso di mantenere il suo ruolo costituzionale, valutando attentamente i candidati per frenare le derive più estreme proposte dal presidente.

Trump ha cercato di aggirare questi ostacoli. Ha dichiarato che i repubblicani al Senato dovrebbero permettergli di effettuare nomine durante i periodi di pausa (“recess appointments”), bypassando le conferme. Tuttavia, anche con il sostegno di Rick Scott, uno dei candidati alla leadership del Senato, il tentativo è fallito. Gli altri candidati, John Cornyn e John Thune, hanno mantenuto un approccio più tradizionale, con Thune che sembra deciso a preservare il ruolo costituzionale del Senato.

Lisa Murkowski, senatrice indipendente dell’Alaska, ha annunciato che non voterà a favore di nomine senza le consuete indagini dell’FBI. Questo posizionamento segue il suo storico voto contro Trump nel 2021 per l’incitazione all’insurrezione del 6 gennaio. Sebbene Trump sia stato assolto per tre voti mancanti, la sfiducia di Murkowski e altri senatori dimostra che il controllo del presidente sul partito non è assoluto.

La narrazione della vittoria di Trump nel 2024 è stata descritta come “clamorosa”, ma i numeri raccontano una storia diversa. Con il 49,9% dei voti popolari e una maggioranza risicata al Senato e alla Camera, Trump dovrà affrontare ostacoli significativi per attuare la sua agenda. Inoltre, il sistema del filibuster al Senato consente ai democratici di bloccare proposte di legge radicali.

Alcuni analisti hanno suggerito che la nomina di Gaetz potrebbe essere stata una distrazione da altre candidature controverse. Gli analisti prevedono che la maggioranza repubblicana al Senato non seguirà sempre ciecamente Trump. La sostituzione di Gaetz con Pam Bondi, ex procuratrice della Florida, potrebbe incontrare meno opposizione, ma le sue dichiarazioni passate e i legami con Trump saranno oggetto di esame. La Commissione Giustizia del Senato, in particolare, valuterà la sua capacità di gestire il ruolo senza trasformarlo in un’arma politica, come suggerito dalle minacce di “vendetta” contro i nemici politici fatte da Trump e ribadite dalla Bondi.

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