Trump aveva promesso di abolire l’Obamacare. La sua alternativa però non ha convinto in molti. La sua proposta si basava su tre punti. Voleva abolire l’obbligo di avere un’assicurazione sanitaria. Voleva sostituire i sussidi federali con delle detrazioni fiscali fino ad un massimo di 4000 dollari annui a persona. Inoltre voleva modificare i metodi di assegnazione. Con l’Obamacare le assegnazioni avvenivano in base al reddito, con la nuova proposta verrebbero assegnate in base all’età. Questo avrebbe tenuto fuori dalle agevolazioni un numero consistente di elettori di Trump. Come per esempio un 55enne con basso reddito che vive in una zona benestante. La crisi lo ha reso povero ma con le modifiche non degno delle agevolazioni fiscali.
La riforma non piace. Per la parte radicale dei repubblicani è troppo simile all’Obamacere e per questo non va bene. Per la parte più moderata del partito invece è troppo drastica e non si riesce a capire quanto danno porterebbe alle fasce più povere. Anche le assicurazioni non sono d’accordo perché ormai si erano ambientate all’Obamacare e per questo vogliono ostacolare a tutti i cosi le modifiche che il presidente vorrebbe attuare.
È molto difficile arrivare ai 216 voti necessari per far approvare la legge. Per questo i repubblicani hanno ritirato il disegno di legge per la modifica del piano sanitario. La CNN sostiene che sia stato Trump in persona ad essersi tirato indietro per paura di perdere. Mezz’ora prima del voto Paul Ryan, fermo sostenitore della riforma, avrebbe chiamato Trump che gli avrebbe detto di ritirare il disegno di legge. Quindi è stato annullato il voto.
Trump non si arrende e resta ottimista. In una dichiarazione sul Washington Post ha detto “Ora avanti sulle tasse. E quando l’Obamacare esploderà, allora forse i democratici apriranno su un accordo”. Invece il suo amico e sostenitore Paul Ryan non è dello stesso parere e considera “Oggi è un giorno deludente per noi, abbiamo deluso le aspettative”. Quindi per il momento niente cambiamento, una piccola sconfitta per Trump che però non si arrende.
Claudio D’Adamo