Maggiori contributi per la sicurezza Nato
Abbiamo visto il Premier Gentiloni volare oltreoceano per incontrare il premier canadese Trudeau e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma quanto emerge dall’incontro con quest’ultimo è la richiesta di contribuire per quanto si dovrebbe alla Nato.
Il tema del pagamento di maggiori contributi alla Nato per la sicurezza da parte dell’Italia è stato citato nuovamente dal presidente Trump in un’intervista alla Associated Press, ma era in realtà era già stato uno degli argomenti trattati durante la conferenza stampa dello scorso 20 aprile, dopo l’incontro con il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
“L’impegno e’ stato preso nel 2014 e noi siamo abituati a onorare gli impegni. E’ un processo graduale che è già iniziato, un impegno molto chiaro che intendiamo rispettare nonostante le restrizioni di bilancio”.
Questa la replica in conferenza del Presidente Gentiloni.
Italia e la Nato
Al domani dell’inizio dell’età repubblicana per l’Italia, dell’uscita della Costituzioni e delle elezioni del ’48, il nuovo governo si trovava di fronte alla situazione di un’Europa divisa in due blocchi e che conseguentemente la sicurezza del Paese dipendeva dallo schieramento che l’Italia avrebbe intrapreso.
Erano gli anni della dottrina Truman, del Piano Marshall che all’interno del lavoro della squadra di governo statunitense, intendeva aiutare un’Europa epicentro della Seconda Guerra Mondiale – ma non solo, si pensi che il Piano era rivolto anche all’Est, non ci fu il consenso per adesione a un vincolo di potena diverso – e in conseguenza a ciò strutturalmente ed economicamente distrutta.
L’adesione al Piano Marshall viene considerato a posteriori come la prima scelta simbolica all’Occidente, ma di fatto il lavoro che De Gasperi fa dal punto di vista politico è molto più raffinato e si avvale del vincolo dell’europeismo – il che lo rende un personaggio estremamente moderno.
Nel Maggio ’48 è convocata una da Churchill una riunione aperta a politici e uomini di stato, a cui De Gasperi e Sforza partecipano – a titolo personale, non ufficiale – dietro al quale vi è l’obiettivo di un’Assemblea Costituente – consultiva o costituente.
Da lì nasce il Consiglio d’Europa – e De Gasperi porterà l’Italia al suo interno come membro fondatore – che consentì in ragione del vincolo europeo al Presidente di portare e giustificare l’adesione dell’Italia al Patto Atlantico, alla Nato.
Fu la Francia poi nella fattispecie a favorire l’accesso dell’Italia alla Nato, ove invece dal Regno Unito vi era una sorta di senso di revanche che vedeva di cattivo occhio quell’entrata, da cui scaturì il contrasto.
Eppure la Francia, da garante, pose la condizione sine qua non per la sua entrata che ci fosse anche l’Italia.
Negli anni immediatamente successivi vi era in programma la costituzione della CED, la Comunità Europea di Difesa, ove l’Italia diede un grande contributo. Ma l’idea tramontò.
De Gasperi, oltre all’adesione alla Nato, fu l’ultimo grande atlantista. Dopo di lui fu inaugurata la scuola del neoatlantismo, ma nulla che desse seguito al grande lavoro politico diplomatico che uno statista del suo spessore potesse fare. E questo si covava dietro l’idea del ruolo che l’Italia dovesse avere nel futuro del mondo.
Vi era dietro un’umile ammissioni delle dimensioni e della portata che quel Paese da solo potesse avere. E la considerazione di quanto all’interno di una grande ala potesse fare. E certo l’ala atlantica in quell’esatto momento, era la più giusta.
Contributi
Di fatto, terminato lo spauricchio della guerra, l’Italia si è guadagnata la taglia del sovversivo. Fare parte della grande alleanza sì, ma contribuire per quanto è in dovere no.
Certo i contributi alla difesa non sono il primo problema all’ordine del giorno ove vi è uno stallo economico secolare. E tuttavia vero che all’interno di un tempo pieno di incertezza, la Nato rimane una certezza, un faro a cui ricorrere, specie se un’alternativa europea, men che meno nazionale, esiste.
È il nostro garante, l’unione continua ad essere una garanzia, nonostante i blocchi cambino e le esigenze si evolvano.
“L’Italia ha sempre condiviso la necessità di un’equa ripartizione degli oneri per la sicurezza e difesa collettiva tra tutti gli alleati della Nato. Nel limite delle sue possibilità, infatti, ogni alleato deve fare la sua parte non solo per colmare le carenza militari esistenti, ma anche per renderle disponibili, quando necessario, per le operazioni dell’Alleanza. L’Italia ha già un bilancio virtuoso e di qualità e non mancherà in futuro di adempiere alle responsabilità del suo ruolo migliorando anche l’aspetto quantitativo del suo investimento per la difesa”.
Questa la replica di Palazzo Chigi. Le evoluzioni della vicenda in un momento in cui è centrale il dilemma della sicurezza non mancheranno a breve.
Ilaria Piromalli
Fonte immagine: http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/20/news/italia_usa_gentiloni_incontro_trump-163496345/