Continua la discesa giudiziaria dell’ex presidente degli Stati Uniti: dopo la prima accusa risalente allo scorso marzo, Trump è stato incriminato per i documenti sottratti alla Casa Bianca durante il suo mandato e portati nella sua residenza a Mar-a-Lago.
L’incriminazione
Risale a pochi giorni fa la decisione del procuratore speciale Jack Smith: Donald Trump, celebre imprenditore e ex presidente degli Stati Uniti d’America, è stato incriminato per aver sottratto, durante il proprio mandato, documenti riservati alla Casa Bianca per portarli nella propria residenza a Mar-a-Lago, in Florida.
Si tratta di un accusa di cui già si sapeva da diverso tempo, ma che è stata confermata penalmente solo poco tempo fa. Nello specifico, i capi d’accusa con cui è stato incriminato Trump sono 37, e sono tutti relativi alle indagini che si sono svolte in questi mesi.
Tra le carte classificate sequestrate dall’FBI l’8 agosto 2022, infatti, ci sono piani del Pentagono contro eventuali attacchi, elenchi di armi, strategie di difesa, informazioni sui punti deboli degli Stati Uniti e perfino carte sulle capacità nucleari di USA e altri Paesi stranieri. In tutto si contano 102 file, con delle classificazioni che vanno da “riservati” a “top secret”. Emerge inoltre dalle accuse formali che questi documenti erano stati nascosti e conservati in maniera del tutto imprudente: alcuni si trovavano nella doccia, altri in una camera da letto, altri ancora addirittura nella sala da ballo.
Casi e processi del 2023
Non si tratta del primissimo caso in cui Trump è stato incriminato. L’ex presidente, che comunque in quanto primo presidente ad essere processato penalmente e formalmente accusato dopo il proprio mandato, è stato incriminato già il 31 marzo da un “grand jury” di Manhattan, con l’accusa di falsificazione di documenti aziendali. Nello specifico, ci si riferisce al caso dei documenti falsificati per mascherare i pagamenti che Trump aveva effettuato all’attrice porno Stormy Daniels per nascondere la loro breve relazione adultera.
Tale processo era diverso, nella misura in cui le indagini sono durate 5 anni. Per quanto riguarda l’accusa della sottrazione di documenti governativi riservati, le indagini sono durate meno, con il culmine mediatico raggiunto quando l’FBI fece irruzione nella residenza di Trump a Mar-a-Lago.
Vi è da aggiungere un ulteriore caso alle due incriminazioni sopracitate. Dopo che, tra il 2019 e il 2020, un totale di 26 donne hanno pubblicamente accusato Trump di stupro, molestie e di aver assistito nudi ai concorrenti di spettacoli di adolescenti, lo scorso maggio una giuria federale di Manhattan ha dichiarato Trump civilmente responsabile di abusi sessuali. Tra le accuse vi era anche quella di diffamazione nei confronti Jean Carroll (una delle donne che ha denunciato), obbligandolo a un risarcimento di 5 milioni di dollari.
Trump incriminato, le reazioni
Finora Trump e i suoi collaboratori hanno continuato inequivocabilmente a negare tutte le accuse, per tutti i casi citati finora. Nel caso di Stormy Daniels, uno dei suoi legali, Joe Tacopina, ha risposto alla domanda di un possibile patteggiamento in un’intervista:
Zero, zero. Il presidente Trump non accetterà alcun patteggiamento. Non succederà. Non c’è alcun crimine
Per quanto riguarda il caso di Jean Carroll, Trump stesso aveva commentato quanto segue:
Non ho assolutamente idea di chi sia questa donna, questo verdetto è una vergogna, una continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi
In generale, anche davanti a verdetti finali e definitivi, l’approccio di Trump è sempre stato quello di negare le accuse e di accusare a sua volta di complotti politici o, appunto, di “caccia alle streghe”. Non è diverso l’ultimo caso, dove Trump ha annunciato sul suo social “Truth” di essere stato convocato per martedì prossimo a un tribunale di Miami:
Questo è un giorno buio per l’America. Siamo un Paese in serio e rapido declino
Ha inoltre aggiunto, in un intervista per Politico:
Non ho fatto nulla di male. Non sono mai stato incriminato in vita mia. Adesso due volte in due mesi, è un atto politico.
L’ex presidente, che in queste ore ha liquidato i suoi avvocati Jim Trusty e John Rowley e ha deciso di farsi rappresentare da altri due studi locali, ha annunciato che martedì si presenterà in Florida ma che si dichiarerà innocente.
Anche in questo caso, come negli altri, la sua sentenza potrà essere contestata allungando ulteriormente i tempi del procedimento, come vorrebbero probabilmente gli avvocati di Trump che tenteranno ad ogni costo di evitare un processo prima delle elezioni presidenziali di novembre 2024. Ma il Smith ha fatto sapere che chiederà un processo “rapido nel rispetto dell’interesse pubblico e dei diritti dell’imputato“.
Trump incriminato, come ne risentirà la campagna elettorale?
Il fatto che Trump sia stato incriminato gioca un ruolo importante in vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno a novembre 2024, anche se viene difficile capire come. Nell’intervista per Politico sopracitata, Trump ha dichiarato che non ha la minima intenzione di mollare la corsa alle presidenziali 2024, anche in caso di condanna. Secondo la legge statunitense, a Trump non è formalmente vietato candidarsi alla presidenza dal carcere o come condannato. Ma una candidatura del genere e un’eventuale elezioni rappresenterebbero un importante test mai verificatosi per il sistema politico e legale del Paese.
Ovviamente prima di correre alle presidenziali vere e proprie dovrà battere DeSantis, l’attuale governatore della Florida. L’impresa non sembra però impensierirlo, nella misura in cui aveva lanciato su Truth l’hashtag #Desaster in modo da deriderlo.
In ogni caso, comprendere se queste vicende possono compromettere o, al contrario, rafforzare la figura di Trump è difficile. Se da un lato infatti vicende giudiziarie tendono solitamente a minare la reputazione di un personaggio pubblico e politico, è ben risaputo come i sostenitori di Trump abbiano la stessa avversione che lui stesso professa nei confronti del sistema legale e giudiziario. Se c’è la convinzione che l’attuale sistema voglia sbarazzarsi del candidato scomodo tramite complotti politici e processi ingiusti, come può evolversi il giudizio nei confronti di tale candidato una volta che questo viene condannato?
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