Se si propone di fare quello che solo l’organizzazione jihadista salafita ha fatto prima, allora Trump è un membro dell’Isis.
Il presidente Trump ha twittato ripetendo e giustificando la sua minaccia che, se l’Iran risponderà con una rappresaglia all’uccisione del Generale Soleimani, lui farà bombardare “in maniera sproporzionata” non solo siti militari ma anche “siti culturali” dell’Iran (ovvero moschee storiche, musei, monumenti, opere architettoniche del vasto e antichissimo patrimonio culturale persiano).
È una mossa che, secondo il New York Times, potrebbe essere dichiarata un crimine di guerra in base alle leggi internazionali.
La furia distruttrice di Trump la dice lunga sul suo stato d’animo ora che comincia a capire il guaio in cui si è cacciato con l’omicidio di Soleimani, disapprovato praticamente da tutti i governi del mondo, compreso l’Iraq che dipende dagli Usa per la sua sicurezza.
Finora nessun popolo nella storia dell’umanità ha mai distrutto intenzionalmente il patrimonio artistico di un altro popolo: non lo fecero neppure Roosevelt, Churchill, Hitler e Stalin. Gli unici a compiere intenzionalmente scempi di opere d’arte e patrimoni archeologici sono stati i talebani (che distrussero le antiche statue di Buddha nella valle di Bamyan in Afghanistan) e l’Isis, che devastava musei, opere d’arte e reperti archeologici. Trump è un membro dell’Isis approdato finalmente nel luogo morale che gli appartiene: la barbarie.
Paolo Di Mizio