Scuse, allusioni a un generico complottismo, minacce di rivolgersi alla Corte Suprema: Trump è un bambino che ha paura di perdere le elezioni.
Avete presente quando vostro figlio o il vostro nipotino di 5, 6 anni perde a carte? Oppure quando viene scoperto in pochi secondi, giocando a nascondino? Magari scoppia a piangere, a urlare e a battere i piedi per terra, dicendo che abbiamo imbrogliato, che questo gioco fa schifo e che lui non giocherà mai più.
Ecco, questo, più o meno, è quello che sta facendo un bambino piuttosto grandicello di 74 anni, che abita, ancora per qualche mese almeno, alla Casa Bianca. Questo bambino pestifero, che batte i piedi e punta il dito rabbiosamente contro di noi, dicendo che abbiamo imbrogliato e che questo gioco fa schifo, risponde al nome di Donald John Trump e nella vita fa il presidente degli Stati Uniti d’America.
Dati ancora incerti
I risultati, mentre scriviamo, sono ancora incerti, anche se sembra profilarsi all’orizzonte una vittoria per il suo avversario, Joe Biden. Attualmente mancano al candidato democratico infatti solo 6 grandi elettori per arrivare ai 270. Ma il piccolo Donald ha già iniziato da ieri a pestare i piedi: la sua sarebbe la prima sconfitta dopo 28 anni di un Presidente che si candida per il secondo mandato e Trump sembra avere tutte le intenzioni di non accettarla in modo pacifico e, soprattutto, adulto.
Le prime farneticazioni
I seggi hanno iniziato a chiudere verso l’una del mattino italiana, a partire dall’East Coast, mentre è stato l’Alaska a chiudere l’Election Day americano verso le 7 del mattino italiane. Già dalle prime ore del mercoledì italiano, però, Donald Trump aveva napoleonicamente dichiarato la sua vittoria, senza nessun tipo di riscontro elettorale. Negli interventi successivi, con un divario che seguiva andamenti alterni, ma con Biden sempre in vantaggio, Trump ha iniziato a parlare della sua intenzione di rivolgersi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il motivo? Come ha titolato una sbigottita CNN, “Unclear”, non chiaro.
Fascione dell’anno (via @patriziocairoli) pic.twitter.com/rDALz3e1Gq
— Roberto Tallei (@RobTallei) November 4, 2020
Arriva lo staff legale di Trump
L’obiettivo dell’ancora presidente è quello di chiedere l’interruzione nei conteggi dei voti. In giornata, ha poi fatto il suo ingresso a gamba tesa nella già tesa situazione post elettorale anche l’ex sindaco di New York e avvocato di Trump, Rudolph Giuliani. Diretto a Philadelphia, in Pennsylvania, ha twittato incessantemente riguardo a dei presunti brogli, con cui i democratici avrebbero tentato di “rubare” la vittoria a Trump. La promessa è quella dell’avvio di azioni legali in Pennsylvania, ancora in bilico in questi momenti, ma con un leggero vantaggio di Trump, e in Michigan, Stato poi assegnato a Joe Biden.
Mayor @RudyGiuliani in #Philadelphia: “This form of balloting has always been considered the most prone to fraud. That’s according to the New York Times – when it didn’t apply to candidate @realDonaldTrump.” pic.twitter.com/kEB4mO1tC0
— Team Trump (Text VOTE to 88022) (@TeamTrump) November 4, 2020
Tanto rumore per nulla
Riconteggio richiesto, ma sempre ufficiosamente, anche per il Wisconsin, anch’esso parte del bottino democratico. Si tratta però, ad oggi, di annunci via tweet o alla stampa che, di fatto, non si sono ancora tradotti in azioni legali veri e propri: ai giudici della Corte Suprema, infatti, non è costume né norma rivolgersi via Twitter. Il sospetto, quindi, è che si tratti di tanto rumore per nulla: un po’ per buttarla in caciara, un po’ perché Trump non è in grado di accettare i meccanismi democratici.
Ancora 76 giorni di mandato presidenziale
L’immediata conseguenza di un’eventuale sconfitta necessita di una premessa sui meccanismi elettorali statunitensi. Al di là delle battaglie legali, se Trump perdesse, infatti, avrebbe ancora 76 giorni di mandato presidenziale da svolgere prima dell’insediamento del nuovo presidente, nel gennaio 2021. In questi due mesi potrebbe usare i suoi poteri, ma qualcosa ci dice che il suo carattere fumantino farà in modo di vendicarsi, con i mezzi presidenziali di cui ancora disporrà, dei presunti avversari. Licenzierà, con tutta probabilità, una serie di alti funzionari che gli hanno ostacolato il percorso elettorale, a suo dire: tra questi, il primo potrebbe essere Christopher A. Wray, dirigente dell’FBI, e il tanto contestato Anthony S. Fauci, l’infettivologo a cui il Governo si è rivolto come esperto per gestire la pandemia e che ha spesso rilasciato dichiarazioni in contrasto con le politiche presidenziali.
Trump uno sconfitto più resiliente?
Il risultato, poi, ci obbligherà comunque a una riflessione. Quando, il 20 gennaio, Trump potrebbe essere costretto ad abbandonare la Casa Bianca, non ci si sorprenderà se dovesse dimostrarsi politicamente più resiliente di tanti suoi predecessori. Trump infatti potrebbe perdere, ma bisogna fare i conti con i numeri. Attualmente, a scrutini ancora aperti, ha già ricevuto 68 milioni di voti, come riportato dal New York Times. Anche se in senso assoluto rimarrà dietro a Biden, avrà comunque ricevuto (almeno) 5 milioni di voti in più rispetto al 2016, ottenendo più del 48% del voto popolare. Politicamente, al di là del complesso meccanismo di assegnazione della vittoria presidenziale, basata sulle maggioranze in ogni Stato e non sulla maggioranza in senso assoluto, significa che Trump ha il sostegno di quasi la metà degli elettori. E questo nonostante quattro anni di scandali, scossoni internazionali, terremoti diplomatici, battute d’arresto e un impeachment. A tutto questo, si va ad aggiungere l’epidemia e la sua gestione oggettivamente disastrosa e minimizzatrice, che ha contribuito ad uccidere 233 mila americani.
Un potere da non sottovalutare
Il potere di Trump come presidente sconfitto, infatti, non è da sottovalutare: si tratta di ruoli non sfruttati dai suoi predecessori che hanno condiviso il destino della non rielezione, come Jimmy Carter e George Bush. Trump infatti ha già in cantiere l’avvio di una rete televisiva in competizione con la già filorepubblicana Fox News. Voci di corridoio sostengono che abbia già in mente la ricandidatura nel 2024, quando avrebbe 78 anni. Trump, quindi, non sparirà da un giorno all’altro, come non spariranno i suoi 88 milioni di follower su Twitter. Rimarrà comunque una voce influente a destra, tra i Repubblicani in ascesa. Rimodellerà il GOP a sua immagine e somiglianza e sarà, di fatto, il leader del partito, con a sua disposizione uno straordinario bottino di informazioni.
Sempre che perda
Sempre che perda, eh. Perché si sa: se già le elezioni USA sono un’incognita, sempre e comunque, avere a che fare con un personaggio come Trump amplifica a dismisura gli imprevisti. Come con un bambino che perde a nascondino.
Elisa Ghidini