In un momento in cui la causa ambientalista sembra essere finalmente diventata una battaglia di tutti, Trump sta valutando di disboscare l’Alaska. Tagliare alberi, costruire strade e avviare progetti minerari: le trattative sono già in corso.
Risale alla scorsa settimana il tentativo di Donald Trump di acquisire la Groenlandia. Dopo uno scambio di opinioni piuttosto acceso tra lui e il primo ministro danese Friedriksen, il tycoon americano ha abbandonato le sue mire espansionistiche. O meglio: le ha rivolte altrove. Ora infatti il presidente Trump starebbe pensando di disboscare l’Alaska, eliminando le restrizioni allo sfruttamento economico dello Stato. In cantiere, infatti, ci sarebbero progetti energetici e minerari.
Sfruttare l’Alaska, però, non è semplice
L’Alaska però è sottoposto a normative molto stringenti per quanto riguarda la tutela ambientale. Si tratta di un complesso castello normativo che l’amministrazione di Bill Clinton aveva messo a punto nel 2001, poco prima di concludere il mandato presidenziale. In breve, i provvedimenti prevedevano di preservare le aree Roadless così come erano, evitando di costruire nuove strade nei parchi nazionali statunitensi. Le leggi sono rimaste in vigore per quasi vent’anni, senza subire modifiche.
Le trattative sarebbero in corso
La Casa Bianca ora pensa di avviare a breve dei tentativi per allentare i vincoli esistenti sul taglio e sul trasporto di legname. Particolare interesse suscita nel presidente Trump la Tongass National Forest dell’Alaska, la più grande foresta degli Stati Uniti. Eliminato il problema del legname, il presidente punterebbe alla costruzione di strade in quel territorio. Le norme di Bill Clinton, secondo Trump, limiterebbero le possibilità di sviluppo industriale. In un momento in cui l’emergenza ambientale sembra essere stata finalmente avvertita da tutti, ancora una volta il presidente USA si muove in controtendenza, sminuendo il problema e sacrificando la causa ambientalista sull’altare del profitto. Esattamente come sta succedendo qualche miglio più a sud, nei territori governati da Bolsonaro.
Secondo il Washington Post, le trattative per disboscare l’Alaska sono ancora allo stato embrionale. A seguito di una riunione sull’Air Force One con il governatore dello Stato, Trump. Il segretario all’Agricoltura Sonny Perdue sarebbe stato incaricato di eliminare le restrizioni al disboscamento dell’enorme foresta di Tongass. La foresta occupa circa 68.000 chilometri quadrati situati nell’Alaska sudorientale. Il quotidiano allude anche all’interesse personale e politico che Trump avrebbe nella “gestione delle foreste”.
La foresta nazionale di Tongass
Un servizio del Forest Service statunitense che mostra la foresta del Tongass e il lavoro al suo interno
Nel corso del tempo, politici e imprenditori hanno guardato al Tongass e alle difficoltà date dal suo essere praticamente irraggiungibile. Il sud-est dell’Alaska è infatti un vasto paesaggio, con comunità sparse nell’arcipelago su isole diverse, isolate l’una dall’altra e dal sistema stradale continentale. Il sistema stradale esistente nella regione è basilare, al fine di consentire la mera raccolta del legname.
Il movimento Roadless
La costruzione di strade nelle vaste aree selvagge del Tongass è anche una questione delicata per molti cittadini americani. Esiste infatti un vero e proprio movimento perché non vengano costruite strade. La Roadless Area Conservation, infatti, si oppone a questo tipo di iniziative per conservare l’habitat, proteggendo le popolazioni di animali selvatici e tutelando in particolar modo i flussi di riproduzione del salmone. L’opinione pubblica sembra allarmata all’idea di disboscare l’Alaska. Sono in molti pertanto a sostenere che le strade esistenti sono sufficienti alle necessità della zona. Di opinione opposta sembra essere il presidente Trump che intravede nell’Alaska un territorio da poter sfruttare in modo intensivo per un rilancio economico, a spese, anche questa volta, dell’ambiente.
Elisa Ghidini