Scoperta truffa sul Bonus Cultura in tutta Italia

truffa sul Bonus Cultura

Truffa sul Bonus Cultura: falsi uffici anagrafe si fingevano facilitatori della procedura, si appropriavano dei dati anagrafici di ragazzi appena maggiorenni per riscuotere i 500 euro al posto loro.

La Procura di Trieste ha scoperto una truffa sul Bonus Cultura, i ragazzi raggirati da falsi impiegati degli uffici anagrafe comunali sono attualmente oltre 620, ma il numero è in aumento.
Il servizio fornito dallo Stato consiste nell’erogazione di 500 euro per ogni giovane durante il suo diciottesimo anno di età. Con la somma è possibile acquistare beni e servizi nell’ambito culturale. I giovani possono utilizzare il denaro in ambiti quali musica, cinema e spettacolo; oppure per comprare libri di ogni genere o anche materiale scolastico sia in negozi fisici che online.

L’acceso al Bonus Cultura può avvenire, però, soltanto tramite l’utilizzo di Internet, inserendo le proprie credenziali. Qui sono entrati in gioco i falsi uffici anagrafe che hanno fatto credere ai giovanissimi di poter fornire loro un aiuto per accedere al sito Ministeriale. I truffatori si spacciavano per uffici anagrafe e chiedevano ai destinatari del servizio statale i propri dati personali.

Le vittime della truffa si mettevano in contatto con coloro che si spacciavano per facilitatori della procedura. Tali intermediari chiedevano le generalità ai giovani promettendo loro la creazione di uno SPID personale con cui accedere al servizio. I dati servivano, in realtà, ai falsi impiegati per accedere alla somma del Bonus Cultura al posto dei ragazzi.

Una volta svuotato il conto del Bonus Cultura, lo SPID veniva effettivamente creato con le credenziali dei giovani. In seguito, per non far scoprire la truffa nell’immediato, venivano creati falsi voucher d’acquisto spendibili presso ditte complici dell’organizzazione. Tali ditte fornivano soltanto apparentemente i servizi e i beni che gli acquirenti credevano di aver acquistato.

Formalmente la procedura appariva regolare e la società incaricata dal Ministero notando le credenziali dei giovani accettava gli ordini. I bonifici giungevano, però, presso un conto corrente presente in una banca di Trieste. Si è trattata di una truffa informatica organizzata nei minimi dettagli, di cui tutt’ora non è definita l’ampiezza. Di ora in ora il numero dei ragazzi truffati risulta essere in aumento e si pensa che possa raggiungere il migliaio.

La somma totale che si trova attualmente depositata sul conto ammonta a 300 mila euro. Scoperto l’inganno, la Procura di Trieste ha subito predisposto il blocco del conto, evitando così, l’ulteriore arrivo di 160 mila euro. L’indagine ha avuto origine dalla Procura di Triste ma le forze dell’ordine sono in allarme in tutta Italia, si sospetta, infatti, che la truffa sia molto più vasta di quanto già scoperto.

Margherita De Cataldo

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