Venerdì il primo ministro canadese Trudeau ha affermato come la Chiesa cattolica debba assumersi la responsabilità per il suo ruolo in quanto accaduto nelle scuole per nativi americani.
Nel mese di maggio sono stati trovati i resti di 215 bambini, i più piccoli di soli tre anni, in una fossa comune nella Kamloops Residential School, in British Columbia. Definito dal premier canadese Trudeau un “doloroso ricordo”, quest’evento ha riacceso i riflettori sul ruolo della Chiesa cattolica e del sistema scolastico canadese in quello che il Truth and Reconciliation Commission of Canada definisce genocidio culturale.
Le premesse storiche
Le origini delle scuole residenziali in Canada si trovano nell’attuazione del sistema missionario del 1600. Le chiese e i coloni europei portarono con sé l’assunto che la loro stessa civiltà fosse l’apice del successo umano.
Questa idea influenzò fortemente i primi governi canadesi. Il primo ministro del 1870 John A. Macdonald incaricò il giornalista Nicholas Flood Davin di studiare le scuole per bambini indigeni negli USA. La raccomandazione di Davin di seguire l’esempio americano di “civilizzazione aggressiva” ha portato a finanziamenti pubblici per il sistema scolastico residenziale. Davin scrisse nel suo suo Rapporto del 1879 sulle scuole industriali per indiani: “Se c’è qualcosa da fare con un indiano, è necessario prenderlo molto giovane.”
Il termine scuole residenziali si riferisce quindi ad un vasto sistema scolastico istituito dal governo canadese e amministrato da chiese cristiane (principalmente, ma non esclusivamente, cattoliche) che aveva l’obiettivo di educare i bambini indigeni ma anche lo scopo, egualmente esplicito, di indottrinarli ao modi di vivere euro-canadesi cristiani e di assimilarli nella tradizionale società canadese bianca.
Questo sistema ha funzionato ufficialmente dal 1880 fino agli ultimi decenni del XX secolo. Le scuole hanno separato con la forza i bambini dalle loro famiglie per lunghi periodi di tempo e hanno proibito loro di riconoscere la loro eredità culturale indigena e di parlare la propria lingua. I bambini venivano severamente puniti se queste, tra le altre, rigide regole venivano infrante.
Le vittime
Tra il 1863 e il 1998, più di 150.000 bambini hanno subito questo fenomeno. La Commissione per la Verità e la Riconciliazione stima inoltre che in un periodo di vari decenni oltre 4.000 bimbi hanno perso la vita in queste scuole. Ex studenti delle scuole residenziali hanno parlato di orribili abusi da parte del personale: fisici, sessuali, emotivi e psicologici. In più, agli studenti indigeni veniva fornita un’istruzione inappropriata che si concentrava principalmente sulla preghiera e sul lavoro manuale.
Gli ultimi sviluppi
La presidente della comunità Tk’emlúps te Secwépemc, Rosanne Casimir, parlando del ritrovamento della fossa comune, ha affermato:
Il weekend scorso, con l’aiuto di un georadar, la cruda verità dei risultati preliminari è venuta alla luce. La conferma dei resti di 215 bambini che erano studenti della Kamloops Indian Residential School.
Un ex studente di quella scuola, Harvey McLeod, nel corso di un’intervista alla Cnn si è espresso con queste parole:
Il mio cuore è sprofondato. È stato così doloroso sentire alla fine ciò che pensavamo stesse accadendo lì. Questa vicenda è così irreale, ma ieri è diventata reale per molti di noi in questa comunità.
Gli esperti di diritti umani UN esortano le autorità a condurre indagini complete sulle circostanze e le responsabilità relative a queste morti, compresi gli esami forensi dei resti trovati, e a procedere all’identificazione e alla registrazione dei bambini scomparsi.
Trudeau contro la chiesa cattolica
Il governo canadese ha chiesto scusa ufficialmente nel 2008. Nel 2018 Papa Francesco affermò, invece, di non essere intenzionato a chiedere scusa a nome della Chiesa per gli abusi legati alle scuole in Canada, nonostante le richieste delle comunità indigene e l’invito formale del primo ministro canadese. La Conferenza episcopale, in una lettera ai nativi, riportò che il Papa «non poteva rispondere personalmente» alla loro richiesta.
La Conferenza episcopale del Canada (Cccb) ha, poi, commentato, in una nota del 31 maggio, il ritrovamento della fossa comune di quest’anno:
“La notizia è profondamente inquietante” affermano i vescovi, “porta in primo piano il trauma in molte comunità di questo Paese”. Nella nota è centrale l’appello affinchè “la verità sia portata alla luce” per “onorare la dignità di coloro che hanno perso la vita”.
La Conferenza sul suo sito web, però, riporta che ogni diocesi è individualmente responsabile delle proprie azioni. “La Chiesa cattolica nel suo insieme in Canada non era associata alle scuole residenziali, né lo era la Conferenza dei vescovi cattolici canadese” come ha verificato reuters.
Venerdì Trudeau ha espresso ai giornalisti: “Come cattolico, sono profondamente deluso dalla posizione che la Chiesa cattolica ha assunto ora e negli ultimi anni. Ci aspettiamo che la Chiesa si faccia avanti e si assuma la responsabilità del suo ruolo in questo”.
Il medesimo giorno, Rosanne Casimir, ha detto di non aver ricevuto alcun documento dagli Oblati di Maria Immacolata (l’ordine monastico responsabile della scuola) che possa aiutare a identificare i bambini.
“Vogliamo delle scuse” dalla Chiesa cattolica, ha detto Casimir. “Scuse pubbliche. Non solo per noi, ma per il mondo.”
Francesco Maria Trinchese