Di Federico Feliziani
Mentre eravamo intenti a seguire il dibattito sulla riforma del MES abbiamo perso le fila dell’altro grande tema: il Recovery Fund. E se pensavamo che il governo potesse cadere sulla riforma del salva Stati ci siamo sbagliati.
Ci ha pensato il senatore Matteo Renzi ad aprirci gli occhi sulla questione veramente irrisolta. Italia Viva non si limita solo a porre una questione sul metodo di gestione dei 209 miliardi che arriveranno dall’Europa; mette in discussione anche le cifre che il governo ha indicato assieme ai tecnici della task force.
Per capire meglio che cosa è successo possiamo dire che la maggioranza si è guardata in faccia e si è detta, senza metafore, di non essere d’accordo su niente: soprattutto sul più grande investimento pubblico degli ultimi decenni.
Una discussione avvenuta nel luogo nel quale le parole pesano e sono difficili da ritrattare. Per questo l’annuncio fatto da Matteo Renzi sulla possibilità che il suo partito non voti la legge di bilancio apre esplicitamente una crisi di governo.
Un fatto che cade in un contesto decisamente inedito. In piena pandemia, con la necessità di avere quindi un esecutivo stabile, con un monte di denari da spendere e -da non dimenticare, a un anno dalla fine del settennato del Presidente Mattarella. Un elemento non trascurabile considerato che nella seconda metà del 2021 il Presidente della Repubblica entrerà nel semestre bianco. Periodo nel quale Mattarella non potrà gestire nessuna crisi e tantomeno sciogliere le Camere. Forse è anche per questo che dal Colle è arrivato un messaggio inequivocabile: nel caso di caduta del governo l’unica soluzione sarebbero le urne in tempi strettissimi.
Il voto di per sé non deve mai spaventare. Preoccupa però nella condizione in cui si trova il Paese. Una campagna elettorale in piena terza ondata dovrebbe essere argomento per autori di fantapolitica, non certo un’eventualità assai probabile.
Guardando la composizione parlamentare però il Presidente Mattarella non avrebbe altra scelta. Nella situazione attuale un governo senza il Movimento Cinque Stelle è impossibile e il movimento di Di Maio ha già governato con tutti con scarso successo.
Si potrebbe pensare a un governo tecnico ma poi dovrebbe trovare i numeri in Parlamento dove nessuno affiderà mai i 209 miliardi del Recovery Fund a persone non strettamente politiche. Altrimenti la task force di Conte non susciterebbe alcun dibattito.
Ci troviamo difronte quindi al trionfo del tempo della discussione e della concertazione. Fra i tanti difetti di Conte non sembra esserci l’irrazionalità. Lo dimostra il fatto che abbia già stralciato il testo del Recovery plan dalla legge di bilancio annunciando un apposito decreto. Da vedere se saranno recepite tutte le critiche che gli stanno arrivando dai due terzi della maggioranza.
Gli scenari futuri non sono innumerevoli: sono due sui quali pende una pandemia mondiale che in Italia sta facendo centinaia di morti al giorno. Apparentemente, in qualsiasi altro Paese, una colla molto forte per riparare una corda molto tesa.