Una città sotto assedio, Tripoli, colma di trappole e paura. Un territorio martoriato, invaso e costretto a subire le forme più atroci di globalizzazione della violenza.
Dopo i bombardamenti all’aeroporto di Mitiga, l’avanzata di Haftar non si è più arrestata, nonostante gli appelli della comunità internazionale e delle organizzazioni umanitarie.
L’avanzata di Haftar: Tripoli sotto assedio
Nelle ultime ore, Khalifa Haftar ha lanciato una nuova offensiva sul fronte sud di Tripoli nello strenuo tentativo di occupare la capitale. I boati della battaglia si sono fusi con quelli dei manifestanti che nel frattempo riempivano le strade della città, indossando quello che ormai è il simbolo di una lotta che non ha colore, i gilet gialli.
Negli ultimi giorni, si è registrata l’avanzata più poderosa delle forze del colonnello, ora in marcia lungo l’asse sudoccidentale. Frattanto, i Katiba, l’unità di campo di combattenti, fedeli al governo di Fayez al Serraj, impiegati nei conflitti in Nord Africa e nel Sahel, sono avanzati di altri 5Km verso sud e si stanno avvicinando ad Aziziya, bastione di Haftar, che si vede così accerchiato dalla contestuale avanzata dei soldati di Zintan. Si combatte anche ad Ain Zara, a 15 km a sudest della capitale, e nell’area adiacente l’aeroporto internazionale di Mitiga, che dista circa 20 km dalla capitale.
Il raid aereo delle forze di Khalifa Haftar, che durante la notte ha colpito l’area di Wadi Rabie, a circa 35 km a est di Tripoli, ha causato la morte di almeno cinque soldati. Il bombardamento sferrato sul quartiere di Abu Slim, situato ancora più vicino al centro della capitale, ha ucciso almeno 5 civili. Dall’inizio delle ostilità le cifre umanitarie sono decollate: almeno 174 morti, quasi 800 feriti e migliaia di sfollati tra i quali, si stima, 7000 bambini.
Macron, colpevole o capro espiatorio?
Mentre le bande armate cercavano di assediare Tripoli ed espugnarla, in Piazza Algeria, un centinaio di manifestanti vestivano i gilet gialli e scandivano slogan contro il Presidente Macron. “Francia, giù le mani dalla Libia” – hanno intonato ieri durante una concentrazione composta prevalentemente da donne, scese in piazza contro quello che ritengono il dominatore francese – “Siamo amici del popolo francese, Macron è un dittatore, vada via!”.
I due volti, quello di Haftar e di Macron, i due diversi volti di un assedio, contornato da tribù in collisione, interessi economici contesi, un fragile governo e una massa di civili che subisce la guerra e che addirittura scende in piazza vestendo i simboli (i gilet gialli) di manifestazioni lontane, ma al contempo vicine per quanto concerne la trama causale. Sono l’energia e il petrolio, in ultima analisi, a indurre queste persone, per diverse ragioni, a calarsi nei panni dei manifestanti.
Giulia Galdelli