“Apriamo i porti. Chiudiamo CasaPound” questo lo striscione che ha aperto la manifestazione che ieri si è tenuta a Trieste contro l’apertura in città di una nuova sede del partito.
Trieste corteo antifascista contro l’apertura di una nuova sede del partito neo fascista. Ieri, i manifestanti sono scesi in piazza anche contro le politiche in tema immigrazione del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte. Così il corteo si apriva con lo striscione “Apriamo i porti. Chiudiamo CasaPound”.
La manifestazione, organizzata da “Trieste Antifascista e Antirazzista”, ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Il corteo, partito da piazza Oberdan, ha sfilato tra via Ghega, Via Carducci, Via Roma, Corso Italia e si è concluso, in modo pacifico, in Piazza Goldoni. I manifestanti hanno concluso il corteo proprio a pochi metri dalla nuova sede di CasaPound, delimitata dal cordone delle forze di polizia.
La manifestazione
Il corteo antifascista, con ritrovo alle 14:30, ha sfilato per le strade della città di Trieste. La protesta di centinaia di persone è riuscita a bloccare il traffico veicolare, compresa la circolazione dei mezzi di trasporto, che hanno ripreso regolare servizio intorno alle 17. Solo mezz’ora prima, in Via San Zaccaria, si svolgeva l’inaugurazione della sede CasaPound Trieste, denominata “Audace”.
Al termine della manifestazione, mentre il corteo si stava sciogliendo, un paio di manifestanti hanno tentato di raggiungere i militanti di CasaPound. Le forze dell’ordine si sono interposte per evitare che avvenisse il contatto. E la Questura riporta un “tentativo di avvicinamento di uno sparuto gruppetto di antifascista che è stato contenuto dalla Polizia“. Le forze dell’ordine, riporta sempre la Questura, hanno inoltre bloccato alcuni militanti di CasaPound che, attirati dalle urla, “si stavano dirigendo verso gli antifascisti“.
“grossissima minaccia per la democrazia”
Così si legge sulla pagina Facebook del Corteo Antifascista svoltosi a Trieste. “Si tratta di una grossissima minaccia per la democrazia, l’inclusione sociale, l’uguaglianza di genere, la diversità e la contaminazione culturale.” Il manifesto si scaglia anche contro la giunta Dipiazza, attuale sindaco di Trieste, accusato di promuovere il Daspo urbano, abbassare il tetto di straniere negli asili nido, appoggiare mozioni contro il diritto all’aborto. “Sullo sfondo – si legge – la vergogna dei porti chiusi a chi scappa da guerre, devastazione e fame. Trieste è una città di mare che conosce bene le regole della navigazione, quelle che impongono a chiunque di soccorrere chi è in difficoltà. Trieste è una città che non dimentica cosa ha significato migrare altrove in ricerca di una vita migliore“.
Critiche alla scelta di Casapound di intitolare la propria sede “Audace”, accusata di strumentalizzare “la storia complessa delle nostre terre per fini propagandistici“. La scelta di intitolare la sede al cacciatorpediniere è “un tentativo di fomentare la retorica dell’italianità di Trieste richiamandosi a pagine tragiche della storia della città“.
Il segretario provinciale di CasaPound, Francesco Clun, replica “il nuovo punto di riferimento consentirà di essere presenti nei rioni, ascoltare le esigenze dei cittadini e portare avanti le nostre battaglie“. E mentre si apre una nuova sede del partito neo fascista a Trieste, a Roma, la storica sede era prossima alla chiusura grazie ad una mozione approvato dall’assemblea capitolina.
Ma non si fa attendere lo stop del vicepremier, Matteo Salvini, che solo un giorno dopo frena la richiesta del Consiglio Comunale. Perché nell’elenco delle “situazioni più pericolose per instabilità delle strutture” e di “richieste di sequestro giudiziario in corso” CasaPound non compare.
Francesca Peracchio