L’Italia si trova ad affrontare un acceso dibattito giuridico e politico in merito alla sicurezza dei Paesi di origine dei migranti. Il recente decreto sui Paesi sicuri ha scatenato polemiche e decisioni contrastanti da parte della magistratura, con tribunali di diverse città, tra cui Bologna, Roma e Catania, che mettono in discussione la compatibilità del decreto con le normative europee. Proprio in queste ultime ore, il Tribunale di Catania ha disapplicato il decreto legislativo e, nella sua ordinanza, si precisa che la lista dei paesi sicuri del governo italiano “non esime il giudice all’obbligo di una verifica”. Le divergenze riguardano principalmente la designazione dell’Egitto come Paese sicuro, scelta criticata a causa delle documentate violazioni dei diritti umani. La questione è ora sul tavolo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Cgue), che potrebbe chiarire una volta per tutte i criteri di sicurezza da applicare agli Stati di provenienza dei richiedenti asilo, in una sfida che sottolinea le tensioni tra sovranità nazionale e obblighi internazionali.
Il Decreto sui paesi sicuri: la contestazione del Tribunale di Catania
In un contesto di crescente conflittualità tra governo italiano e autorità giudiziarie, il Tribunale di Catania ha disapplicato il nuovo decreto che inserisce l’Egitto nella lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”. Il provvedimento del governo mira a creare una lista di Stati di provenienza per cui i migranti potrebbero essere rimandati rapidamente, con procedure di esame accelerato per le richieste d’asilo. Tuttavia, questa misura ha già trovato l’opposizione di diversi tribunali italiani, come quello di Bologna già qualche settimana fa, quando la Corte ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Cgue) per valutare la legittimità dell’elenco.
Il Tribunale di Catania ha deciso quindi di non convalidare il trattenimento di un migrante arrivato in Italia dall’Egitto, in quanto, nonostante questo paese si trovi nella lista dei paesi sicuri, secondo l’organo giudiziario non è così. Come il Tribunale di Catania ha sottolineato, “Bisogna controllare la compatibilità di tale designazione con il diritto dell’Unione Europea, ma in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani”.
La decisione del Tribunale di Catania e il caso egiziano
Il presidente della sezione specializzata in immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, ha ritenuto il decreto del 23 ottobre non conforme ai principi del diritto europeo. La sua decisione si basa sulla convinzione che l’Egitto non rispetti i criteri necessari per essere considerato un “Paese sicuro” in base alla normativa UE. Il giudice ha sottolineato le violazioni dei diritti umani, come esecuzioni, detenzioni arbitrarie e mancanza di protezioni per categorie vulnerabili, tra cui oppositori politici e persone LGBTQI+.
Ad intervenire in difesa del decreto sui paesi sicuri è stato Matteo Salvini, che non ha mancato di puntare il dito contro la giurisprudenza e i tribunali, parlando di “giudici comunisti che non applicano le leggi”. Le accuse e le lamentele di Salvini sono riferite anche al precedente episodio del Tribunale di Bologna, che ha ritenuto sussistente i presupposti per “un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.
L’impugnazione e la sentenza della Cgue
La recente sentenza della Corte di Giustizia UE (Cgue) richiede ai giudici nazionali di verificare che un Paese possa essere effettivamente considerato sicuro per tutti, senza eccezioni. Secondo la Corte, uno Stato può essere definito tale solo se garantisce una sicurezza “generale e costante”, e l’Egitto, secondo il Tribunale di Catania, non soddisfa tali condizioni.
Le sentenze della Corte di Giustizia europea hanno una validità legislativa superiore alle leggi nazionali, in quanto direttamente applicabili al diritto italiano, chiamato a rispettare i diritti umani. Il Caso dell’Egitto, secondo il giudice del Tribunale di Catania, è quindi una parte del decreto – e non solo questa – che non è in conformità con il diritto dell’Unione Europea. L’Egitto è escluso dalla lista dei paesi sicuri in quanto in larga parte del suo territorio ci sono costanti discriminazioni che mettono a rischio la vita di persone o comunità.
Impatti sui trasferimenti e il ruolo della Marina
La decisione del Tribunale di Catania arriva mentre le autorità italiane hanno ripreso i trasferimenti di migranti verso i centri in Albania, a partire da Lampedusa. In questo contesto la disapplicazione del decreto da parte dei tribunali mette in dubbio la legittimità di queste procedure. A Roma, i giudici potrebbero confermare le espulsioni, chiedere un ulteriore parere alla Corte europea o disapplicare anch’essi il decreto.
La posizione di Catania, che si aggiunge al caso di Bologna, potrebbe stimolare ulteriori ricorsi, mentre cresce la pressione verso una revisione del sistema di espulsione accelerata.