Treviso: professore esonera due studenti musulmani dallo studio della Commedia di Dante

L'opera del Sommo Poeta promuoverebbe dei valori opposti a quelli in cui credono le famiglie dei due studenti

Treviso: professore esonera due studenti musulmani dallo studio della Commedia di Dante

da Wikipedia

Due studenti in una scuola media di Treviso sono stati esentati da interrogazioni, verifiche e lezioni riguardo la Commedia di Dante. Secondo il professore di italiano dei due studenti, l’opera potrebbe toccare la sensibilità dei ragazzi e minare i principi della religione musulmana da loro professata.

Per questi motivi, egli ha inviato delle comunicazioni alle famiglie degli alunni che non partecipano all’ora di religione per chiedere il consenso ad affrontare un’opera le cui basi ideologiche sono marcatamente cristiane. Due famiglie musulmane si sono pronunciate contrarie e il professore ha rispettato la decisione, proponendo per i due studenti un programma di lezioni alternativo su Boccaccio. Il dirigente della scuola al centro delle polemiche è al lavoro per capire come siano andate le cose, e i piani alti del Ministero dell’Istruzione sono pronti a compiere un’ispezione.

Prodotto culturale, volontà d’autore ed etica: tre concetti distinti che non devono ledere la mente ed i principi del lettore

Ancora una volta, non si è in grado di scindere prodotto culturale da opinione ed etica. La Commedia (perché definirla divina sposterebbe l’ago della bilancia verso l’elogio dell’opera in questo contesto, così come quando fu fatto per la prima volta da Ludovico Dolce nel XVI secolo) è una delle opere alle radici della cultura italiana e non solo: ha raggiunto per influenza molte altre nuove creazioni nate fuori dalla penisola perché ha messo in un mondo ordinato moltissime immagini mitologiche e personaggi realmente esistiti già ben presenti nella letteratura ancora prima che essi fossero scritti dalla penna del celebre “duca” Virgilio, accompagnatore del Sommo Poeta nel viaggio verso la salvezza e la rettitudine.

Sembra che l’opera sia trattata come un libro maligno portatore di messaggi travianti e di sentenze ineluttabili. Tale visione poteva prendere piede solo nel periodo coevo alla diffusione della Commedia: effettivamente le opere che ipotizzavano l’aspetto dell’aldilà per peccatori e anime giuste erano molte, e tutte avevano l’obiettivo di insegnare all’uomo la retta via per godere della luce di Dio mostrando le sofferenze a cui si sarebbe andati incontro se si fosse disobbedito ai comandamenti divini. Tra gli obiettivi di tali narrazioni, c’era anche quello di incutere un pizzico di paura nel lettore in modo da prevenire certe azioni giudicate come peccati.

Ma oggi la situazione è totalmente diversa: si dovrebbe essere in grado di non rimanere condizionati dalle opinioni altrui, soprattutto da quelle rilegate in libri che contengono ormai dei concetti neanche più totalmente sostenuti dalla religione cattolica attuale. Il sentiero tracciato da Dante è solo uno dei tanti modi possibili per condurre una vita seguendo dei principi, ma ciò non significa che questi siano condivisibili da tutti o esclusivamente dai cristiani.

Il dialogo coi libri: un momento di crescita armoniosa o controcorrente

Leggere punti di vista differenti dal proprio e saper dire di no davanti a quel che si scorre con gli occhi sono i primi passi verso la formazione di un pensiero critico. Chiudere questo spiraglio di dissenso ancora prima che esso possa aver luogo in classe significa vietare il dialogo coi libri, che è proprio la parte più bella dello studio di grandi opere.

Inoltre scuotere la testa davanti alla carta prepara a fare lo stesso davanti a persone reali. Il dialogo con un’opera sta proprio in questo: ritrovarsi in un mondo ben rappresentato e frutto della creatività di un autore oppure demolire quella realtà fittizia rinforzando la propria, sia essa tangibile o mentale.


La Commedia: un’opera che non racconta solo finzione

Nel capolavoro dantesco sono incluse le storie di molti personaggi della Firenze del tempo di Dante. Inoltre Dante include le gesta di uomini che egli non ha avuto modo di vedere di persona ma che conosce per fonti indirette. Spesso queste vengono rilette in chiave cristiana o dal punto di vista di Dante, ma questo non è un problema poiché oggi si è in grado di scindere i fatti dall’opinione.

Se non si fosse in grado di separare quel che è accaduto dalle impressioni dei singoli, allora bisognerebbe vietare lo studio anche di tutte quelle guerre non giuste, condotte in nome di principi distruttori e oggi riconosciuti come non condivisibili. Si farebbe entrare in campo una soggettività distruttrice che chiuderebbe le porte a nuove correnti di pensiero, a nuove idee su come siano andate le cose e perdipiù si ignorerebbe uno degli obiettivi dell’educazione a scuola: formare degli individui liberi e in grado di pensare con la propria testa.

Le guerre sono sempre raccontate dai vincitori, e prima di capire come siano andate veramente le cose, sono necessarie stratificazioni di studi e ricerche per arrivare il più vicino possibile alla verità dei fatti, ma anche quando ci si avvicina il dissenso è lecito perché la totale oggettività delle narrazioni è irraggiungibile.

Boccaccio non rappresenta la retta via musulmana né è un autore di serie B

Nemmeno l’alternativa a Boccaccio proposta dal professore pare convincente: solo guardando nel Decamerone, nell’opera principale dell’autore sono presenti delle novelle a tema religioso, e altre promuovono valori libertini e altri comportamenti discutibili. Perdipiù sembra che Boccaccio sia trattato come un autore di serie B, o come un argomento superfluo che può non essere spiegato a tutta la classe. Perché non parlare di entrambi gli autori? 

A prescindere da quello che pensa Dante, la classe deve essere una piccola comunità in cui quel che è motivo di discussione deve essere affrontato e risolto dai membri della piccola realtà sociale per mezzo di accordi. Sia le lezioni sulla Commedia, sia quelle su Boccaccio e sia quelle sulla religione musulmana rappresentano delle occasioni di apprendimento e meritano tutte pari attenzione. Perché non proporre argomenti di entrambe le religioni per favorire una conoscenza di due mondi culturali diversi all’interno della classe in modo da favorire anche una maggiore coesione fra compagni?

Andrea Ruzzeddu

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