Come essere in un quadro di De Chirico. Questa è la sensazione che si prova passeggiando per le strade di Tresigallo.
Il bar Roma, completamente abbandonato e rimasto immobile al di sotto delle ragnatele. Il vecchio teatro azzurro pastello, con la sua scritta “sogni”. Il campo sportivo, le cui forme geometriche tanto si sposano con le forme squadrate, geometriche, tipiche degli anni del fascismo. Tutto sembra essere immutabile.
Fiore all’occhiello del Razionalismo italiano, silenziosa e sospesa nel tempo e nello spazio, riposa e sbadiglia tra Ferrara e il Mare Adriatico. Gli edifici geometrici e lineari, ordinati con la massima attenzione e disposti in file parallele come soldatini di un esercito ne tradiscono la fondazione fascista. E se questo luogo è completamente fuori dal comune, lo è anche la sua storia. Al posto di questi edifici c’era, un tempo, un vecchio borgo, che fu demolito a seguito del progetto di Edmondo Rossoni (nato proprio lì, nel 1884), ministro dell’agricoltura tra il 1935 e il 1939.
Rossoni agì in maniera bizzarra, poiché non rese le istituzioni fasciste partecipi del suo progetto di rifondazione della città.
Un processo che prese forma definitiva dopo soli sei anni, e che sfiorì con l’avvento della guerra, il boom economico, la chiusura della fabbriche. Un iter che portò allo stato attuale di immutabilità delle cose che si incontra oggi, visitando questa città atipica.
Nonostante la volontà di Rossoni di agire in sordina, era impossibile che le sue intenzioni restassero segrete a lungo. Mussolini, infatti, decise di mandare la polizia politica del fascismo per indagare su quanto stava accadendo.
Rossoni vedeva Tresigallo come la prima tappa per una rivoluzione economica italiana, un luogo dove creare una vera e propria città corporativa, un modello che potesse essere riproposto. Parte del progetto era un’industrializzazione finalizzata allo sfruttamento delle risorse agricole, ma anche alla produzione di lavorati. Questo era perfettamente compatibile con la politica fascista di autarchia, che si concentrava sulla territorializzazione.
Ciò che è rimasto di questo ambizioso progetto, è una città fantasmagorica.
Sofia Dora Chilleri