Per i Simpson di Matt Groening, che hanno debuttato sui teleschermi USA il 19 aprile del 1987, scatta oggi il trentesimo anniversario.
I Simpson sono una famiglia talmente normale da essere anomala, o anche e soprattutto il contrario se preferite, con tutti i suoi componenti ben inquadrati nel contesto sociale (o asociale) americano e nello stesso tempo completamente incapaci d’integrarvisi pienamente.
Homer è il marito inconcludente, il padre distratto, l’inguaribile ubriacone, l’ingenuo cittadino che si barcamena nella Springfield della provincia statunitense, sfondo principale delle sue disavventure. Marge è la tipica casalinga chioccia, che oltre ai figli ha dovuto tirare su anche il marito e che è talmente inquadrata nella parte da dimenticare le sue aspirazioni, almeno fino al momento in cui non ne può più e fugge il più lontano possibile dalle oppressioni familiari.
Bart è il monello per eccellenza (l’anagramma di Brat è da sempre un vanto per Groening), che rifiuta di integrarsi nel contesto proposto dai genitori e rifugge a ogni tipo di adattamento sociale, scegliendo la bravata fine a sé stessa pur di vivere il suo quarto d’ora di gloria. Lisa è la coscienza intellettuale della famiglia, sempre concentrata a salvare il mondo, ma che non disdegna anche di lasciarsi ogni tanto andare a semplici sogni a occhi aperti. Maggie è l’infante perenne, incapace (o non desiderosa) di crescere, ma che nel suo piccolo è la più cazzuta della compagnia, forse proprio per quella sua innocenza ancora non corrotta dagli adulti.
I Simpson dopo un debutto in sordina, nel giro di un paio di stagioni hanno raggiunto il prime time della Fox, conquistando poco dopo tutto il mondo e raccontando puntata dopo puntata, stagione dopo stagione, l’evoluzione (e l’involuzione) della famiglia americana. Il loro strepitoso successo però non si è limitato ai soli protagonisti. Per reggere l’urto di centinaia di episodi, gli autori hanno imbastito uno suolo di comprimari di prim’ordine, capaci a volte di strappare la scena a Homere soci.
Come non citare il losco barista Boe (o Moe), Krusty il clown, il gestore del Jet Market Apu, il dispotico e megalomane Monty Burns, il suo innamorato segretario Waylon Smithers, il beone Barney Gumble, il vicino ultradevoto Ned Flanders, il nonno Abe Simpson…
Nel corso degli anni la serie ha affrontato ogni tipo di tematica, non sempre senza conseguenze o polemiche (tra le ultime, la gag del divano realizzata da Banksy, che mise in scena le condizioni di estrema indigenza dei lavoratori asiatici nelle catene di montaggio del merchandise della serie), riuscendo spesso a influenzare l’opinione pubblica.
Le ultime stagioni dei Simpson, nonostante continuino a segnare altissimi indici d’ascolto, hanno mostrato una evidente fase di stanca, dovuta forse al logorio eccessivo di certe tematiche e personaggi. L’iniziale intento di critica e satira verso la società americana sembra essersi svuotata, forse superata da un’involuzione che tocca ormai tutto l’occidente.
D’altra parte in una puntata del 2000 ambientata nel futuro predissero che Donald Trump sarebbe divenuto Presidente…
Luca Divelti