Da sempre le lingue si evolvono, ma ora perdono componenti
Ben 3.119 parole del nostro lessico rischiano di scomparire dall’uso della lingua nelle prossime generazioni, ma anche molti delle correnti ignorano il loro significato come se fossero parole di una lingua straniera. La lingua è in continua evoluzione, ma i padri della nostra lingua, Dante e Manzoni per fare un esempio, si rivolterebbero nelle loro tombe se sapessero che i loro infiniti perfezionamenti, aggiunte, invenzioni a quella lingua che ci hanno consegnato come “italiano” si stanno perdendo sotto gli occhi di tutti.
Trasecolare, luculliano, sacripante, laconico, inanità… ci sembrano parole dal fare pomposo ma dubbio, superficiale, perfettamente sostituibile con quello di una parola più comune e generica. Ed è così che si va verso l’appiattimento di una lingua, quella parlata (ma di conseguenza anche quella scritta) . E questo senza che nessuna psicopolizia immaginata da Orwell ci spinga a farlo, come avviene nel romanzo distopico, dove ogni pensiero o sentimento complesso veniva schiacciato. Purtroppo questo fenomeno riguarda molto i giovani, pensiamo a quanti stati emotivi esprimono con “figo!” o “grande!” durante una giornata.
Grazie alla Zanichelli, riscoprire il significato di vecchie parole, per molti nuove, sarà più semplice
Però i difensori della nostra lingua, le case editrici e i lessicografi, non lasciano che questo fenomeno si perpetri senza reagire. È così che Zanichelli affiancherà queste parole-fantasma a un trifoglio nella prossima edizione del suo dizionario, quella del 2020. In realtà era un accorgimento che era già stato adottato, è per questo che la casa editrice ha lanciato una vera e propria campagna, intitolata “Parole da salvare” che coinvolgerà le principali città italiane (Milano, Torino, Firenze, Bologna, Bari, Palermo). Il tour è iniziato a Milano il 21 settembre e, come nelle altre città in questione, è presente una “areaZ”, un’area a lessico illimitato dove ognuno è invitato a scegliere una parola e a usarla come meglio crede. In particolare grazie a una grande installazione a forma di vocabolario: sulla quarta di copertina c’è un monitor touchscreen che mostra a rotazione 5 delle tremila parole in questione, di cui un passante può condividere il significato sul proprio profilo Facebook e Instagram. In alternativa ci sono delle cartoline che contengono parole, pronte per essere spedite. Ricordiamo che l’italiano viene considerata una delle lingue più belle proprio per la sua ricchezza e originalità, tant’è che ci sono diverse parole intraducibili in altre lingue.
La nostra epoca è sì caratterizzata dalla velocità, quindi non passa un istante di tempo da ciò che è solo un pensiero all’azione effettiva. Ma sarebbe bello, ogni tanto, smettere di parlare e fermarsi a pensare alla parola che potremmo dire, che potrebbe descrivere perfettamente ciò che proviamo vediamo. Spesso si dice “non ci sono parole per descrivere…” o ” non ho parole…”, ma non è vero, le parole ci sono e come, dobbiamo solo conoscerle di più.
Francesca Santoro