È stata accordata una tregua di 4 giorni in Palestina, attualmente oltre all’arrivo dei soccorsi, sono stati rilasciati 50 ostaggi e 150 prigionieri.
La tregua di 4 giorni in a Gaza ha avuto inizio con una pausa tattica della durata di 4 ore. Gli interventi sul territorio hanno provveduto ad evacuare alcune aree nella zona. La pausa ha, inoltre, permesso l’arrivo degli aiuti umanitari che hanno soccorso parte della popolazione. La tregua sta avendo enorme importanza in questo conflitto durante il quale agli abitanti di Gaza è stato impedito di spostarsi dal territorio attaccato.
In seguito al raggiungimento dell’accordo tra Hamas e Israele sono stati rilasciati 50 ostaggi e 150 prigionieri. Si parla della parte della popolazione più vulnerabile in quanto ad essere privati della propria libertà sono in maggioranza donne e bambini. Qatar ed Egitto si sono uniti all’appello e hanno contribuito al lungo e difficile sforzo che, finalmente, ha portato i suoi frutti. La Commissione europea si sta già mobilitando per rendere il più utile possibile la pausa ottenuta duramente: la priorità sono gli aiuti umanitari ai civili.
La richiesta di rilascio degli ostaggi dopo 7 settimane di prigionia ha permesso loro di fuggire e restare in vita. Per quanto riguarda i prigionieri, invece, Israele ha pubblicato una lista di 300 persone, di cui soltanto 150 rilasciate durante una prima fase. Si attende l’arrivo di una seconda fase in cui ci si augura che qualche altro nome della lista possa vedere la libertà.
Si prevede che le 4 ore di tregua aumenteranno fino a coprire l’intera durata di 4 giorni, che nella migliore delle ipotesi potrebbero diventare 6. L’accordo permetterà alla popolazione di riunirsi, le famiglie più fortunate potranno riabbracciarsi, mentre chi ha perso i propri cari nel conflitto avrà tempo di piangerli, anche se in queste occasioni il tempo non basta mai. Nonostante la luce in fondo al tunnel risulti ancora molto lontana, la speranza è che questa pausa sia il primo passo verso la fine del conflitto che sta sterminando un’intera popolazione.
Mentre i bombardamenti sono temporaneamente cessati, dopo un intero mese di guerra, la situazione risulta essere eccessivamente critica. Alle richieste di tregua arrivate dal pontefice si uniscono quelle di tutto il mondo che attualmente sta lavorando per essere efficiente il più possibile.
È chiamata in campo la diplomazia degli stati europei e quanti più aiuti possono fornire. Il mondo è sempre in tempo a trasportare armai da un continente all’altro senza sbattere ciglio, è giunto il momento di attivarsi per reindirizzare l’andamento della situazione palestinese. Per ottenere maggior supporto, oltre alla volontà di ottenere la pace, saranno necessari i soccorsi adeguati ad una popolazione che ha vissuto torture psicologiche e fisiche inimmaginabili e ora si trova senza alcuna risorsa.