Trattativa Stato-mafia: i familiari delle vittime di Via dei Georgofili contro la sentenza definitiva

Trattativa Stato-mafia, la strage di Via dei Georgofili a Firenze.

L’associazione dei familiari delle vittime della strage di Via dei Georgofili si schierano contro la decisione e le giustificazioni utilizzate dalla Corte Suprema alla chiusura del processo che ha assolto le autorità dello Stato coinvolte nella vicenda, ossia i vertici del Ros dei carabinieri in carica durante il periodo in questione

Il processo sulla “Trattativa Stato-mafia” si è concluso con l’assoluzione per gli ex investigatori dei Ros, per l’ex parlamentare Marcello dell’Utri ed è stata convalidata la prescrizione per il boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella, e per il medico Antonio Cinà.

Inoltre, i giudici hanno anche revocato la sentenza di ricorso in appello senza rinvio a giudizio per il generale dell’Arma, Mario Mori, e per gli ufficiali dei carabinieri, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno.

La strage di Via dei Georgofili

La strage avvenne a Firenze, in Via dei Georgofili, il 27 maggio 1993. Un’esplosione colpì il centro storico della città distruggendo la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. Qui, morì la custode dell’Accademia, Angelamaria Fiume, e tutti i componenti della sua famiglia.

L’esplosione causò, inoltre, un incendio in un edificio della Via in questione dove morì Dario Capolicchio. Furono in totale trentotto le persone che rimasero ferite dall’innesco di questa esplosione, causata da una miscela ad alto potenziale posizionata all’interno di una vettura.

I danni furono ingenti anche per il patrimonio artistico e culturale della città, in quanto si estesero a decine di edifici della zona come ad esempio nella Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia fino ad arrivare alla Galleria degli Uffizi.

La sentenza della Corte Suprema sulla Trattativa Stato-mafia

Nella sentenza di appello, i Ros sono stati assolti in quanto secondo la Corte Suprema “il fatto non costituisce reato”. A ciò, in conclusione al processo si aggiunge l’assoluzione di tutti i membri dello Stato convolvi “per non aver commesso il fatto”.

La Cassazione durante il processo “Trattativa Stato-mafia” ha deciso che:




“L’interlocuzione promossa da Mori e da De Donno con Ciancimino [era] volta a comprendere le condizioni per la cessazione degli omicidi e delle stragi da parte di Cosa Nostra e la ricerca dell’apertura di un dialogo, sia pure con una spietata organizzazione criminale, non può assumere la valenza obiettiva, sulla base di un inammissibile automatismo probatorio, di una istigazione a minacciare lo Stato”.

Rimarcando anche la questione che vede il coinvolgimento dei Ros risultare “molto di più che una spregiudicata iniziativa di polizia giudiziaria, assumendo piuttosto la connotazione di un’operazione di intelligence”.

In sintesi, la Corte Suprema sostiene che:

“l’apertura dell’interlocuzione con i vertici di Cosa Nostra non può essere considerata quale forma di rafforzamento dell’altrui proposito criminoso, in quanto ha solo creato l’occasione nella quale ha trovato realizzazione l’autonomo intento ricattatorio dei vertici di Cosa Nostra”

I familiari delle vittime si schierano contro la decisione finale della Trattativa Stato-mafia

L’associazione dei parenti delle vittime della strage di Via dei Georgofili si scaglia contro la decisione finale della Corte Suprema attraverso un comunicato con il quale critica la sentenza, affermando che tale disposizione sia “antigiuridica, illogica e immorale”

Inoltre, l’associazione ci tiene a rivendicare la falsità di quanto ammesso nel verdetto in cui viene dichiarato che il Ros “si era limitato ad ascoltare”.

Secondo i familiari delle vittime, infatti, “fu il Ros a cercare Ciancimino e a chiedere cosa volevano in cambio di cessare le stragi” e “fu lo stesso Mori” a parlare di trattativa.

Il comunicato termina sottolineando come:

“74 Giudici Penali nel corso di 24 anni hanno accertato e statuito in sentenze penali” e che la Trattativa Stato-mafia “è un fatto storico certo e indiscutibile”.

Con ciò, denunciano che, secondo il loro punto di vista, la sentenza della Cassazione risulta “una sentenza solamente ‘politica’, emessa in nome della ragion di Stato, che non scalfisce la verità storica di quanto avvenuto”.

Andrea Montini

 

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