Tratta di esseri umani: sempre più vittime

Persone in movimento

L’UNODC (Ufficio per la droga e il crimine delle Nazioni Unite) ha rilasciato un rapporto sulla Tratta mondiale di esseri umani del 2018. I numeri riportati dimostrano un aumento esponenziale delle vittime rispetto agli anni precedenti.

Il rapporto ritiene che la tratta di esseri umani sia aumentata a causa dei gruppi armati e terroristici che la sfruttano per “finanziare le loro attività o aumentare i loro effettivi nei conflitti in tutto il mondo”.

Il traffico domestico e i Paesi più ricchi

Nel 2018 le vittime di traffico domestico, ovvero di tratta all’interno del loro stesso Paese d’origine, è aumentato fino al 58%.
Inoltre i Paesi ricchi e occidentali si sono affermati ancora una volta come le destinazioni preferite dai trafficanti. In particolare tra i Paesi che ricevono le vittime della tratta abbiamo l’Europa occidentale e meridionale e alcuni Stati del Medio Oriente. Importanti ovviamente anche gli Stati Uniti, in cui si è registrato un aumento netto delle vittime.

Le vittime preferite

Il report dell’ONU ha dimostrato che la maggior parte delle vittime, per la precisione il 70%, sono donne e bambini.
Nel traffico a scopi sessuali tre quarti delle vittime sono donne. Nel 2017 Blessing Okoedion, una ragazza nigeriana venduta in Italia per prostituzione, ha iniziato a raccontare la sua storia e come si finisce nella rete. Purtroppo secondo l’ONU nel 2018 la ragnatela del traffico di esseri umani ha intrappolato sempre più persone.

 




I conflitti armati

Nelle zone di conflitto e nei Paesi in guerra i gruppi armati e le bande di criminali vedono nelle “popolazioni sfollate con la forza” un obiettivo, “in particolare i rifugiati siriani e irakeni, gli afghani e rohingyas”.
In queste aree per i trafficanti è più facile agire a causa della mancanza di risorse per rispondere al crimine e per le situazioni disperate in cui le persone si trovano, non potendo soddisfare i propri bisogni essenziali.
Secondo il report in Medio Oriente alcune donne presenti nei campi rifugiati sono state date in moglie senza il loro consenso e poi sfruttate per la prostituzione.
Inoltre molti bambini vengono prelevati per poter essere sfruttati come bambini soldato e rimpolpare così le fila dei gruppi in conflitto oppure come forza lavoro. 

Il direttore esecutivo dell’Undoc, Yury Fedotov, ha mantenuto comunque una visione positiva della situazione: “Gli sforzi internazionali e nazionali miranti ad applicare efficacemente il Protocollo contro la tratta delle persone hanno fatto la differenza. Nel corso degli ultimi 10 anni, la percentuale dei Paesi dove non è stata registrata alcuna condotta è passata dal 15% al 9%”. Nonostante questa speranza è da sottolineare come ci sono ancora paesi nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale e orientale che mancano della capacità di rintracciare le vittime e arrestare i trafficanti.

I Paesi di tutto il mondo si sono impegnati a cooperare di più per fermare la rete internazionale di trafficanti. Sarà abbastanza? Ai posteri l’ardua sentenza.

Giulia Dardano

 

 

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