Le trasfusioni di sangue avvengono quotidianamente ed in tutto il mondo. Sono tante le persone che ogni giorno donano il proprio sangue.
Lo studio olandese, pubblicato sulla rivista JAMA, ha analizzato il tasso di mortalità di maschi che ricevevano sangue da donne “ex” gravide, rispetto ad altri tipi di donatori.
Donatore e ricevente
Le trasfusioni di sangue sono incredibilmente importanti al giorno d’oggi. Si pensi ad un intervento in sala operatoria o ad una trasfusione per malattie croniche.
Per effettuare la trasfusione è necessario un ricevente, un donatore e di sangue di quest’ultimo. Ebbene, è proprio il sangue a giocare un ruolo importante. Dallo studio, però, pare non bisogna dimenticarsi anche del donatore.
Lo studio olandese è durato ben 10 anni
Sono stati analizzati 31’118 pazienti che hanno ricevuto una trasfusione. Il tutto dal 2005 al 2015, ovvero 10 anni.
I donatori del sangue erano raggruppabili in tre tipologie. I più numerosi risultano i maschi (88%). A seguire le donne con una storia di gravidanza (6%). Infine, le donne che non hanno mai avuto una gravidanza (6%).
I risultati ottenuti dallo studio
Il numero di decessi varia da ricevente all’altro. Nei maschi che avevano ricevuto sangue da donne con storia di gravidanza il tasso di mortalità è di 101 ogni 1’000 per anno. Negli altri gruppi, dove cambiava donatore, risultavano 80 morti ogni 1’000 per anno. Si tratta di un aumento del 13%. In totale sono stati 3’969.
Perché le trasfusioni di sangue per questo gruppo hanno dato tali risultati?
Ancora non si conosce bene il motivo di questo fenomeno. Dai risultati pare che i maschi che hanno ricevuto sangue da donne rimaste incinte in passato abbiano più possibilità di morire.
Questo non succede se il donatore è una donna che non è mai rimasta gravida. Inoltre, non si sono evidenziate differenze evidenti nel caso di riceventi donne.
Una possibile teoria si basa sulla gravidanza della donna donatrice di sangue. La gravidanza potrebbe portare a cambiamenti nel sistema immunitario che sono più persistenti per le donne.
Le conclusioni non vanno prese così presto
Come indicano gli stessi autori dello studio, la ricerca deve essere ripetuta su un campione più alto. Al momento i risultati rimangono “fermi” per ulteriori chiarimenti e conferme su questo fenomeno. Lo studio intende proseguire anche nella ricerca dei meccanismi alla base. Nel caso, confermare l’ipotesi immunologica.
Valentina Imperioso