Nel 2021, il periodo in cui si iniziava a tornare alla normalità dopo la pandemia, la società di analisi americana Gallup ha condotto un sondaggio in 122 paesi su circa 127mila adulti. La domanda era: “Se avessi l’opportunità, ti piacerebbe trasferirti permanentemente in un altro paese o preferiresti continuare a vivere nel tuo stato?”. Il 16 per cento degli intervistati ha dichiarato la volontà di trasferirsi all’estero, se possibile.
L’ondata migratoria che ha raggiunto il picco nel 2015, definita anche come “crisi dei rifugiati”, è stata un tema estremamente divisivo nelle società europee. La narrazione politica sull’immigrazione costruita attorno l’ostilità verso l’altro, ovvero gli extracomunitari, è stata così efficace che siamo stati testimoni dell’ascesa al potere dei partiti della destra populista in vari paesi. Paradossalmente i dati ci mostrano che trasferirsi all’estero non è così frequente, ma desiderarlo sì.
Negli ultimi anni la pandemia di coronavirus ha limitato la circolazione delle persone. Questo non ha frenato il desiderio di molti di trasferirsi all’estero. Il numero di persone al mondo che vogliono lasciare il proprio paese è arrivato ai livelli massimi dell’ultimo decennio.
Il numero dei potenziali migranti è sempre in aumento
Il desiderio di lasciare il proprio paese aumenta fra le popolazioni di tutto il mondo. Nel periodo compreso dal 2010 al 2013 lo stesso sondaggio rivelava che erano 630 milioni le persone disposte a migrare. Dal 2013 al 2016 erano 700 milioni, dal 2015 al 2017 750 milioni e nell’ultima rilevazione del 2021 erano circa 900 milioni.
Questa tendenza è sempre più marcata negli ultimi decenni nelle aree geografiche già note per le partenze: l’America Latina e i Caraibi, l’Africa subsahariana, il Sud-Est asiatico, l’Asia meridionale e la Comunità degli Stati indipendenti. In queste regioni, secondo il sondaggio, ci sono diversi paesi come la Sierra Leone, l’Honduras, il Gabon e la Repubblica del Congo dove più della metà della loro popolazione vorrebbe trasferirsi altrove. Questo si registra con una percentuale molto alta anche in Libano (63 per cento). I residenti di questi paesi sono particolarmente sofferenti per questioni economiche e di sicurezza. Il dato si inverte, invece, per gli abitanti dell’Unione europea e dell’Asia orientale.
Gli Stati Uniti sono la destinazione più ambita
Il sondaggio ha come focus il “piacere di trasferirsi all’estero”, non tanto il progetto concreto di farlo. Nonostante che gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump abbiano creato un’immagine di paese polarizzato come conseguenza delle politiche anti-migranti messe in campo, un potenziale migrante su 5 dichiara ancora di volersi trasferire negli Usa. L’America è sempre stata la prima scelta negli ultimi decenni. Tuttavia, questo trend di preferenza tende a calare in favore del suo vicino Canada diventato sempre più una destinazione attrattiva.
Il Canada è un paese che sta basando la sua crescita economica sulle politiche d’immigrazione. Il paese ha annunciato, nel novembre scorso, un piano che prevede di accogliere 500mila immigrati all’anno fino al 2025.
Desiderare di trasferirsi all’estero non significa partire
Solo una piccola percentuale di persone realizza il sogno di trasferirsi all’estero nonostante una narrazione allarmante che ci dice il contrario. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni lo conferma nel Rapporto sulla migrazione mondiale 2022:
La stragrande maggioranza delle persone continua a vivere nei paesi in cui è nata: solo uno su 30 è migrante.
Dal 2019 al 2020 il numero di migranti internazionali è aumentato di 9 milioni di persone ammontando ad un totale di 281 milioni, ovvero il 3,6 per cento della popolazione mondiale.
Questi dati confermano che il desiderio di partire è insito nel genere umano, infatti è il 16 per cento della popolazione adulta mondiale ad aspirare ad una vita lontana dalla propria casa. Si riduce considerevolmente il numero di persone che poi realmente riesce a realizzare questo sogno. Inquadrando questo tema dal punto di vista globale ci si rende conto di come questi numeri siano marginali e di come venga strumentalizzata questa tematica per finalità politiche e sociali.