Agosto è il mese delle ferie obbligate per molti, del caldo soffocante quasi ovunque, delle spiagge trasformate in ‘pipinare’. Alcune di esse sono addirittura diventate il palcoscenico di comizi ancor prima dell’inizio della prossima campagna elettorale.
Ma chi resta in città?
Dove vai ad agosto? Come trascorri le ferie? Sono domande consuetudinarie alle quali si sente solitamente rispondere con mete più o meno lontane, più o meno sofisticate o costose, a seconda generalmente del livello di reddito dell’interlocutore.
Se alla domanda rispondete con “Trascorro agosto in città!”, sentirete brividi di compassione passare lungo la schiena già pronta all’abbronzatura del vostro curioso di turno. “Mi dispiace”, “E cosa farete?”, “La città vuota, certo, ha il suo fascino”, “Che caldo farà”, “Ma sì, le mete turistiche in agosto sono care e piene di gente, fate bene”. In tal caso, l’esemplare ‘r-estate’ annuirà silenziosamente, oppure elencherà i benefici che la città svuotata offre, della convenienza di prendere le ferie in autunno, dei mille e fantasiosi modi per godere della città quando questa smette di pulsare.
Banalmente, restano in città coloro i quali non possono prendersi le ferie, restano quelli che non possono permettersi le vacanze chissà dove, restano gli anticonformisti ché le ferie se le prendono in autunno, resta chi continua a lavorare. Restano a popolare le città i ceti popolari, restano popolate le case popolari, restano vivi i quartieri della periferia popolare. Restano aperti i negozi dei cinesi: se la saracinesca è abbassata il negozio non è cinese.
Giulia Galdelli