Ottobre 2014 – Svezia. E’ in questa data e in questo luogo che viene visto il primo caso al mondo, di nascita di un bimbo dopo un trapianto di utero.
Così, il servizio sanitario britannico, il National Health Service (NHS), ha “preso spunto” da questo caso isolato ed ha autorizzato i primi dieci trapianti di utero sul suolo britannico, a partire dalla primavera del 2016.
In caso di successo, si spera che i trapianti di utero eseguiti, possano fornire risultati, portando alle prime gravidanze sulle pazienti, già alla fine del 2017.
Circa 300 donne hanno già effettuato richiesta per un trapianto, ma sembra che solo 104, tra di loro, rispettino i requisiti : avere un’età inferire a quella di 38 anni, avere un partner di lunga durata e soprattutto, avere un buon “peso-forma”.
Il quotidiano britannico Guardian ha rivelato che, una volta effettuato il trapianto, le pazienti dovranno poi cominciare un ciclo di assunzione di immunosoppressori, per un lungo periodo di tempo, soprattutto in caso di gravidanza, al fine di evitare eventuali rigetti. Inoltre, dopo il parto, l’utero potrà essere espiantato, per evitare che la paziente sia sottoposta ulteriormente a farmaci per il resto della sua vita.
A dirigere il team, specializzato in questo tipo di operazioni, sarà il dottor Richard Smith del Queen Charlotte’s and Chelsea Hospital di Londra.
Una notizia positiva, che si presenta come valido aiuto per future gravidanze.
Si stima che una donna su cinquemila, sia affetta da una rara malformazione congenita femminile, la sindrome di Rokintansky, e che quindi non abbia l’utero. Per non parlare di coloro le quali, a causa di un tumore, sono state costrette a vedersene private.