Questo giorno, il 20 novembre, per le associazioni LGBT è il Transgender Day of Remembrance (TDoR). Lo è dal 1999, quando si tenne una veglia a lume di candela a San Francisco, per ricordare le vittime della transfobia: la ripugnanza aprioristica e il rifiuto sociale verso le persone transgender.
La ricorrenza fu introdotta da Gwendolyn Ann Smith (1967 – ), per ricordare Rita Hester (1963-1998). La prima è una donna transgender nota come scrittrice, designer e attivista. Ideò anche il progetto web Remembering Our Dead, nel 1998. In quell’anno, a ridosso del 20 novembre, fu infatti assassinata la Hester: una donna transgender afroamericana, ballerina e musicista rock molto popolare.
L’omicidio presentò i tratti tipici associati a un delitto che si suppone di matrice transfobica: l’identità di genere della vittima (ovviamente); la brutalità eccessiva dell’uccisione, accompagnata al movente indefinibile. Nella casa di Rita, non c’erano nemmeno segni di effrazione, o di furto, benché lei indossasse ori. Né il suo caso è isolato.
Di altri racconta Monica Romano, attivista transgender italiana ed esperta di diritto del lavoro. Ci riferiamo al suo romanzo autobiografico: Trans. Storie di ragazze XY (Milano 2015, Mursia). La protagonista Ilenia (alter ego dell’autrice) si trova, a un certo punto, a scoprire una realtà scioccante:
“Gli occhi di Giulia si fecero lucidi.
«Conosci la storia di Asha e Valentina?»
Risposi di no con la testa, trangugiando qualcosa di alcolico.
«Erano due sorelle, gemelle ed entrambe trans, trasferitesi a Torino, la mia città, nel 1980. Venivano dal sud, erano di Molfetta. Erano entrambe mie care amiche. Sono state uccise. […] Asha fu ammazzata da un cliente, che le sparò un colpo alla nuca una notte, in macchina. Valentina, nota per essere la trans più bella di Torino, fu ovviamente sconvolta dall’omicidio della sorella, e temeva di fare la stessa fine. Malgrado questo, non lasciò mai la strada. Accumulò una vera fortuna. Dicevano che fosse arrivata a festeggiare il primo miliardo. Un bel riscatto per una ragazza trans del profondo sud, non credi? Quella riscossa fu però il motivo della sua fine: è stato per questo, per i soldi, che il ragazzo con cui viveva l’ha strangolata, uccidendola. […] Piccola, lascia perdere l’amore e gli uomini, non sono cose per noi. Noi esistiamo soltanto nelle loro notti, siamo le loro donne del crepuscolo.[…]. Ricorda che, con noi trans, l’uomo getta la maschera, offrendo quasi sempre il peggio di sé.” (Op. cit., p. 51)
Asha e Valentina Andriani (superfluo dirlo) sono realmente esistite. La prima morì nel 1991, la seconda nel 1995.
Questo ed altri passi nel libro di Monica, aggiungono sfaccettature al delitto transfobico. Prima di arrivare alle coltellate o alla rapina, c’è la lunga consuetudine di considerare la persona transgender come “scherzo della natura”, non considerabile come “persona”.
Un altro brano significativo è contenuto nel reportage della giornalista e attivista lesbica Delia Vaccarello: Evviva la neve. Vite di trans e di transgender (Milano 2010, Mondadori). Esso tratta anche del TDoR, nel capitolo “Con i morti e con i vivi”.
“Il TDOR è una cerimonia fortemente simbolica. È un funerale in assenza del corpo. Ma dimostra che la fisicità ha un’importanza debole, sono l’identità e il senso di appartenenza a essere molto forti. Grazie alla magia del «calarsi nei panni di…», il TDOR fa presa perché si ripete il momento fondativo di una cultura: la celebrazione del culto dei morti. In questo caso, però, ciò a cui si impedisce di morire senza giusta sepoltura non è il corpo, ma la verità delle persone.” (Evviva la neve…, p. 80)
Spesso, i nomi che le persone transgender impiegavano effettivamente vengono occultati (da giornali e lapidi), in favore di quelli anagrafici; e ci si riferisce a loro con pronomi legati al sesso biologico. Un uso linguistico “normale” che, però, in questi casi, cancella una grossa parte del vissuto.
A Roma, il TDoR ricorda anche Andrea Quintero: una donna transessuale colombiana, con una storia di prostituzione ed emarginazione purtroppo non rara. Fu bastonata a morte e abbandonata accanto al binario 10 della stazione Termini, nella notte tra il 28 e il 29 luglio 2013. Il suo funerale ebbe luogo nella Chiesa del Gesù, dov’è sepolto S. Ignazio di Loyola. I celebranti parlarono di lei al femminile e in un clima di solidarietà. Presenziarono personaggi noti: Vladimir Luxuria, Ignazio Marino, Cecile Kyenge.
Quest’anno, si aggiunge la memoria della ventisettenne ritrovata senza vita nei pressi dell’Eur, sempre a Roma. Romena, è ricordata col nome di Laurentiu Ursaru. Morta accoltellata, dopo colluttazione. Nonostante gli onori postumi tributati formalmente alla Quintero, la storia continua. Purtroppo.
Erica Gazzoldi