Tragedia nel Darfur: più di mille vittime nella città di El Geneina

vittime nella città di El Geneina Esplosa guerra civile in Sudan

Le voci inquietanti che circolavano riguardo a centinaia di vittime nella città di El Geneina nel Darfur occidentale del Sudan sono state confermate da un’inchiesta recentemente pubblicata dall’emittente statunitense CNN.

La tragica situazione nel Darfur occidentale ha recentemente scosso l’opinione pubblica internazionale. Il 15 giugno, oltre mille persone sono state uccise in una città chiamata El Geneina, situata nella regione sudanese del Darfur. Le notizie di centinaia di civili vittime di questa tragedia avevano inizialmente sollevato preoccupazioni e dubbi. Tuttavia, un’inchiesta condotta dalla rete televisiva statunitense CNN sembra confermare l’orrore di quanto avvenuto.

Gli scontri armati, con sfondo etnico, sono emersi poco dopo l’inizio del conflitto in Sudan, che ha avuto inizio ad aprile. Fin da luglio, l’Organizzazione delle Nazioni Unite aveva segnalato la scoperta di una fossa comune contenente almeno 87 corpi. Secondo l’Ufficio Onu per i diritti umani (Ohchr), tra le vittime figuravano numerosi membri della popolazione darfuriana dei masalit. Nel cuore di queste circostanze tragiche, le Forze di supporto rapido (Rsf) sono state indicate come possibili responsabili. Il loro leader, Mohamed Dagalo Hemmeti, è stato coinvolto in passato in episodi di violenza e repressione.

I dettagli forniti dall’inchiesta svelano che i morti sono stati sepolti in diverse fosse comuni in e attorno a El Geneina. Il 15, 16 e 17 giugno sono stati giorni di violenze estreme che hanno segnato profondamente questa città. Tuttavia, le accuse da parte delle Rsf sono state respinte in maniera categorica da un portavoce delle stesse. I testimoni intervistati dalla CNN, al contrario, raccontano una versione completamente diversa della vicenda.

Le testimonianze dei sopravvissuti dipingono un quadro di terrore e discriminazione etnica. Rivelare l’appartenenza all’etnia dei masalit è stata considerata una condanna a morte, come ha spiegato Jamal Khamiss, un avvocato per i diritti umani. Persone come Khamiss sono riuscite a sfuggire da El Geneina solo nascondendo la propria etnia e cercando rifugio in Ciad.

Nonostante l’accesso limitato alla città renda difficile la verifica diretta delle testimonianze, diverse fonti, tra cui raccoglitori di cadaveri, organizzazioni umanitarie, medici e sopravvissuti, hanno contribuito alle indagini. Le testimonianze raccontano di una brutale violenza indiscriminata, con episodi di omicidi di bambini e di famiglie costrette a fuggire per cercare sicurezza altrove.

La situazione dei rifugiati è altrettanto drammatica. Molti di loro hanno attraversato il confine con il Ciad e ora vivono in campi dove l’accesso è concesso anche ai media internazionali. Organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere hanno denunciato le difficili condizioni in cui versano questi sfollati, compresi quelli nel campo di Adré, dove sono ospitate oltre 350mila persone. I racconti di edifici distrutti, graffiti razzisti e strade costellate di cadaveri dipingono un quadro spaventoso delle conseguenze di questo conflitto.

L’orrore della situazione è emerso ancora una volta con la tragica uccisione di Khamis Abdullah Abakar, governatore dello Stato del Darfur occidentale, avvenuta il 17 giugno. Abakar è stato ucciso da gruppi di milizie arabe, apparentemente in risposta alle sue critiche alle Rsf. Tutto ciò getta luce sulla complessità della situazione in Darfur e sottolinea l’importanza di una risposta internazionale per porre fine a questa spirale di violenza e sofferenza.

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