Questi ultimi giorni festivi, sono costati la vita a 16 persone, di cui sette italiani, che nonostante le condizioni poco raccomandabili, si sono addentrati in montagna. Dietro ad un semplice numero decimale ci sono altrettante famiglie distrutte: l’ultima vittima, Francesca Von Felten, lascia due figli; Andrea Grigioni, infermiere in una clinica svizzera, è morto a 45 anni di ipotermia, come gli altri cinque alpinisti sempre italiani. Si contano ancora persone in pericolo di vita e feriti.
L’incidente è avvenuto nella zona della Pigne d’Arolla, la vetta che domina l’omonima valle in Svizzera, a 3000 metri di altitudine. Un itinerario sci-alpinistico che collega Chamois con Zermatt, tra i più frequentati dagli appassionati. Questa volta però, disgraziatamente, degli alpinisti partiti ne sono tornati in pochi. Tutte le persone coinvolte nella strage, non erano degli sprovveduti che si dilettavano in una gita in montagna. Erano ben equipaggiati, esperti, ma che proprio per questo forse si sono sopravvalutati. La stessa guida, Mario Castiglioni, una persona che come è presumibile pensare era più che esperta, nel tentativo di ritrovare la via del ritorno, ha perso la vita precipitando dalle rocce.
Si è trattato di quel che viene chiamato “whiteout”, un mix di vento, nebbia, ghiaccio e neve che avrebbero totalmente impedito la visibilità, ed in quelle condizioni, non conta quanta esperienza hai. Come spiega Messner, in quel caso si può essere anche a soli 100 metri da un rifugio senza riuscire a trovarlo, e ci vuole poco perché la bufera ti spedisca nei crepacci della montagna.
La natura non perdona, ed è più forte di tutti i gps, vestiti e scarpe apposite, di cui ormai si è facilmente forniti. Questo semplice ma essenziale dato di fatto, purtroppo viene spesso dimenticato, rendendo pressoché inevitabili morti che potrebbero essere del tutto evitate con un po’ più di giudizio. Con ciò non si vuole dare degli incoscienti a tutti gli appassionati di attività più estreme della norma, ma proprio per questo, essendo già spontaneamente attività rischiose, accertarsi che le condizioni metereologiche siano delle migliori, deve essere il primo comandamento.
Roberta Rosaci