Secondo il nuovo report dell’ISS, l’Africa è il nuovo pericoloso hotspot per il traffico illegale di pangolini. In un solo decennio, oltre un milione di individui sono stati prelevati dal loro ambiente naturale e venduti sul mercato nero.
Se un tempo era l’avorio degli elefanti africani ad attirare la criminalità organizzata, oggi un’altra specie, più piccola e meno conosciuta, ha catturato la loro attenzione. Considerato un piatto di lusso nonché un animale dalle squame d’oro, il formichiere squamoso è sempre più nel mirino dei bracconieri e rischia ora l’estinzione. Lo affermano i dati registrati tra il 2018 e il 2022: il traffico illegale di pangolini è un problema globale per la biodiversità e la salute pubblica.
“Il pangolino indiano sepolto nel commercio illegale di animali selvatici”
Questo il titolo dell’ultimo report pubblicato da TRAFFIC e WWF secondo cui, in meno di cinque anni, ci sono stati 342 sequestri per un totale di 1.203 esemplari illegalmente cacciati. I principali acquirenti sono la Cina e il sud-est asiatico, sia per le loro scaglie sia per la prelibatezza della carne. Dunque, nonostante il divieto globale sul commercio di tutte e otto le specie conosciute, la domanda cresce in modo esponenziale e le autorità faticano ad ostacolare il fenomeno, complice anche l’alta corruzione, soprattutto sul territorio africano.
Il ruolo dell’Africa
Nella città di Pointe-Noire (Congo) sono state sequestrate 20 tonnellate di scaglie nel 2018 e altre 9 tonnellate nel 2020. Secondo i funzionari forestali, un punto caldo del traffico illegale di pangolino è il porto di Matadi nella Repubblica Democratica del Congo, mentre gli attori del fenomeno hanno prevalentemente origini congolesi, maliane, libanesi e cinesi.
I bilanci dell’Africa centrale per le forze dell’ordine e le guardie forestali dovrebbero riflettere un impegno a fermare il commercio.
Le specie cinese e del Borneo sono già considerate Endangered nella lista rossa della IUCN, mentre le due asiatiche, filippina e indiana, sono identificate come Near Threatened. Dunque, dare massima priorità alla protezione e alla conservazione di questo particolare mammifero è ormai diventata un’urgenza così come implementare:
- la consapevolezza pubblica;
- i finanziamenti per le indagini sui crimini contro la fauna selvatica;
- la collaborazione tra le autorità preposte all’applicazione della legge dei paesi.
Tutte queste iniziative potrebbero dare un contributo fattivo al contrasto del traffico illegale di pangolini. Difatti, non solo mette a rischio la biodiversità dei paesi interessati, ma compromette anche la salute pubblica.
“La maggior parte della gente non sa cosa sia un pangolino”
Lo afferma Rhishja Cota-Larson, fondatrice del Project Pangolin, secondo la quale anche gli stessi scienziati hanno poche conoscenze su questo simpatico animale. Notturno ed elusivo, il pangolino si avvista molto raramente e questo è un problema per gli studiosi, ma anche un vantaggio relativamente al bracconaggio. Difatti, i cacciatori hanno ormai sviluppato delle tecniche ad hoc per la cattura dei pangolini, che in genere vengono portati nei mercati ancora vivi.
Sono uccisi fracassandogli il cranio, dopo di che la lingua viene subito tagliata e dissanguata così che il sangue ancora caldo possa essere bevuto come tonico.
Una crudeltà inaudita che soddisfa un mercato illegale, insensato e alimentato da credenze infondate circa le proprietà terapeutiche dei pangolini. In uno studio pubblicato su Nature Conservation si afferma che, in alcune province della Cina, il 46% degli ospedali e il 34% delle farmacie vendono illegalmente prodotti a base di squame di pangolino.
Quest’ultime sono utilizzate soprattutto per la produzione di prodotti per aiutare la circolazione sanguigna e i dolori addominali, sebbene non ci sia alcuna evidenza scientifica del loro effetto benefico.
La legge cinese contro il traffico illegale di pangolini
In Cina dal 2020, il mammifero dalle squame d’oro ha le stesse tutele del panda gigante. I dati riportano un minimo miglioramento, ma la strada è ancora lunga, poiché la legge consente ancora la vendita di fauna selvatica, ad esempio per “ricerca scientifica”.
Il problema della biodiversità
Conosciuti anche come i “guardiani della foresta”, i pangolini proteggono gli ecosistemi tropicali e subtropicali dalla distruzione ad opera delle termiti. Inoltre, le loro tane diventano spesso un sito di riproduzione e/o protezione per altri animali che condividono lo stesso habitat.
Avendo poi la tendenza a scavare cunicoli, probabilmente hanno un ruolo attivo nella trasformazione del suolo e nel ricambio della materia organica. In ultimo, sono una preda per i leoni, le tigri e gli scimpanzè, nonché un ottimo ospite per endo ed ectoparassiti.
Insegnare a un bambino a non calpestare un bruco è altrettanto prezioso per il bambino quanto lo è per il bruco.
In natura ci sono specie che hanno attraversato secoli di storia, manifestando capacità di adattamento incredibili nei confronti di un ambiente in continua evoluzione. Eppure l’egoismo umano rimane un’arma troppo potente contro cui combattere senza l’aiuto di chi, sebbene abbia le stesse sembianze del nemico, ha sposato una causa diversa, più altruista e consapevole nei confronti della natura.
Il traffico illegale di pangolini è l’ennesima dimostrazione di quanto un’ignoranza diffusa sulla biodiversità è una mina vagante dagli effetti catastrofici, che non fanno distinzione tra mittente e destinatario.
Carolina Salomoni