Tra sostenibilità e la speranza di poter continuare a sciare sulle Alpi in futuro

sciare sulle Alpi morti in montagna

Fonte: forniavoltri.eu

Sarà ancora possibile sciare sulle Alpi tra qualche anno? La domanda non è solo un’ipotesi astratta, ma un interrogativo concreto che incombe sul futuro del turismo sciistico. Mentre l’incertezza climatica e l’instabilità meteorologica gettano ombre sulla destinazione preferita degli sciatori, la necessità di affrontare tali sfide diviene sempre più pressante.


Nel prossimo decennio, la prospettiva di continuare a sciare sulle Alpi potrebbe essere messa in discussione, e le calde spiagge del Sud Italia potrebbero diventare impraticabili a causa dell’ardente calura estiva. La turbolenza climatica, con ondate di calore ed eventi climatici estremi, sta gettando un’ombra inquietante su un settore che rappresenta il 13% del nostro Prodotto Interno Lordo. Tuttavia, nonostante l’allarme lanciato da studiosi e le previsioni allarmanti, sembra che né le organizzazioni turistiche di categoria, né il governo, abbiano ancora sviluppato piani concreti per affrontare questa minaccia imminente.

Emerge chiaramente la necessità di acquisire dati statistici per sorvegliare attentamente la sostenibilità del turismo. Tuttavia, va notato che attualmente gli standard statistici internazionali si concentrano principalmente su dati economici, che da soli sono chiaramente insufficienti per cogliere la complessità di questa sfida. Proprio per questo motivo, nel 2016, i Paesi e gli stakeholder interessati hanno sollecitato il Comitato per le statistiche dell’UNWTO a lanciare il programma MST, acronimo di Measuring Tourism Sustainability. Questo programma ambizioso prende in considerazione non solo indicatori economici ma anche tutti gli elementi legati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. In altre parole, rappresenta un sistema di misurazione che cerca di valutare non solo l’impatto economico del turismo, ma anche il suo contributo al raggiungimento di obiettivi cruciali come la lotta alla povertà, la promozione della salute e del benessere, e molto altro.

Questo obiettivo numerico è vitale poiché richiede l’impegno concreto di ciascun Paese verso una meta sostenibile. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che gli standard dovrebbero essere adattati a seconda della destinazione turistica. Non dovremmo pensare a numeri assoluti, ma piuttosto a una complessa sintesi di tutti gli aspetti che caratterizzano la sostenibilità, personalizzati per rispecchiare le specificità di ciascuna destinazione. Le lezioni apprese dalla pandemia di COVID-19 hanno chiaramente dimostrato che il turismo è una forza resiliente, capace di subire perdite significative ma anche di riprendersi in maniera straordinaria. Ma affinché questa resilienza si mantenga nel lungo periodo, è necessaria una pianificazione precisa.

Risulta fondamentale che le decisioni siano basate sulla valutazione accurata delle reali capacità e possibilità. Se si possiede una modesta abitazione di 50 metri quadrati e si desidera trasformarla in una struttura ricettiva, è illusorio pensare di ospitare cento persone contemporaneamente. L’ipotesi dell'”overtourism” deve cedere il passo alla consapevole gestione dei flussi turistici e della ricettività. Se una località appare sovraffollata, ciò significa che non si è riusciti a prevedere con adeguatezza l’afflusso dei visitatori, un aspetto che può essere anticipato grazie ai big data, osservazioni costanti e, ripetiamolo, una pianificazione strategica.

Per prendere decisioni sagge, occorrono dati di qualità, tra cui serie storiche affidabili e previsioni accurate. Occorre insistere sulla necessità di una pianificazione che renda inutile fissare limiti numerici rigidi. Se si mira a un obiettivo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, è possibile garantire una crescita costante nel corso degli anni. Tuttavia, per raggiungere questa meta, bisogna rinunciare all’avidità che spinge ad approfittare delle opportunità immediate. Questa logica egoistica ha predominato negli anni passati, ma oggi è chiaro che non può perdurare.

Ancora una volta, i dati si rivelano essenziali per determinare quante persone possano essere ospitate in un territorio nel corso del tempo, identificando i picchi di affluenza e le loro provenienze. Basandosi su queste informazioni, è possibile valutare se ci sono abbastanza posti letto disponibili e prevedere l’impatto ambientale. La pianificazione e la previsione consentono di offrire alternative, di incentivare cambiamenti di date e mete turistiche e di fornire adeguata formazione agli imprenditori del settore. Questo aspetto è cruciale, poiché è importante che comprendano che l'”overtourism” non è una strategia vincente. Le persone desiderano esperienze autentiche e autentiche relazioni umane, e i giovani sono particolarmente attenti alla sostenibilità.

Per conseguire un turismo sostenibile, occorre anche ridurre la dipendenza dalle stagioni. Le destinazioni di montagna potrebbero trovare nuove opportunità in inverno, simili a quanto già avviene in estate, mentre alcune località del Sud potrebbero diventare mete allettanti durante la primavera. La chiave per il futuro del turismo sta nell’adozione di approcci olistici, nell’abbandono dell’avidità per l’ottimizzazione a breve termine e nell’investimento in una gestione mirata dei flussi turistici, basata su dati di qualità, pianificazione accurata e un impegno sincero verso la sostenibilità. Solo così il settore turistico potrà prosperare in armonia con l’ambiente e la società.

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