Tra realtà e leggenda: ecco un viaggio in Italia tra i suoi borghi più affascinanti, ricchi di bellezza ma anche di misteri
Le leggende fanno parte del patrimonio culturale di un popolo e la loro trasmissione è principalmente orale. Non contengono mai soltanto fatti inventati e fantastici, ma anche fatti reali trasformati. Essi vengono raccontati per dare spiegazione a fatti realmente accaduti e per dare risposta agli interrogativi degli esseri umani riguardanti la natura o le vicende storiche. È così che nasce il rapporto univoco tra realtà e leggenda, le quali viaggiano sempre insieme e scorrono parallelamente.
Il Medioevo come periodo di nascita delle leggende: l’esempio delle chansons de geste
Età di mezzo, età buia: il Medioevo è stato definito in molti modi, ma continua sempre a catturare la curiosità. Spesso concepito negativamente, il Medioevo è il periodo che separa l’antichità dai tempi moderni: è l’età degli inizi, poiché permette di comprendere la civiltà in cui si vive e la letteratura nel loro stadio primitivo.
Lo testimoniano i libri fantasy e storici su creature fantastiche, così come i film e le serie tv. Quest’epoca ancora più di altre ha il suo fascino grazie alle sue leggende e i ai miti che oscillano tra reale e il fantastico. Leggere di storie medievali porta in un altro mondo, fatto di castelli, di elfi e fate, di cavalieri erranti.
Le chansons de geste sono poemi epici, che narrano imprese del passato e soprattutto trattano di soggetti guerreschi. L’esempio più calzante è la famosa Chanson de Roland, la quale racconta come, al ritorno da una spedizione vittoriosa in Spagna, la retroguardia dell’esercito di Carlo Magno, comandata da suo nipote Roland, viene attaccata dai saraceni a Roncisvalle, a seguito del tradimento di Gano, patrigno di Roland.
Essa è una storia basata su un fatto realmente accaduto, la battaglia di Roncisvalle del 778, ma allo stesso tempo non si trovano tracce sull’esistenza dell’eroe Roland. Questa rimane una questione ampiamente aperta tutt’oggi all’interno del dibattito sulle origini delle chansons de geste.
Da Nord a Sud, i piccoli borghi raccontano storie di persone scomparse…
La Leggenda di Azzurrina – Castello di Montebello, Poggio Torriana, Rimini (Rn)
Figlia di un certo Ugolinuccio, feudatario di Montebello nel 1375, Azzurrina è la protagonista di una triste storia. Era il 21 giugno quando, nel nevaio della vecchia Fortezza, la bimba scomparve e non venne mai più ritrovata.
La sua storia, tramandandosi oralmente per circa 3 secoli, si arricchì di elementi di fantasia. In un racconto popolare della Val Marecchia, Azzurrina viene descritta con “gli occhi del color del cielo e i capelli chiari con dei riflessi azzurrini“.
Successivamente si scoprì che i suoi capelli azzurri furono il risultato di una tinta venuta male, perché la bambina nacque, in realtà, albina. Essere diversi, essere albini, in un periodo storico come quello in cui nacque la leggenda, spaventava gli uomini, i quali credevano che la bambina fosse in qualche modo legata al Diavolo.
Perciò, per difendere la figlia, i genitori le tinsero i capelli, ma il bianco dell’albinismo reagisce al pigmento diventando azzurro.
Lo stesso racconto popolare dice: “… e si narra che, allo scadere del solstizio estivo di ogni lustro, un suono proveniente da quel sotterraneo cunicolo si faccia ancora sentire“.
Il 21 giugno del 1990, tecnici del suono interessati a tali episodi soprannaturali effettuano le prime registrazioni. Tutte le frequenze vengono incise: tempeste e tuoni, la pioggia. Ma in più, un suono diverso. Il 21 giugno di ogni anno lustro si effettuano le stesse registrazioni, tutte con lo stesso suono. Potrebbe essere solo la pioggia, ma anche un pianto, una risata, o qualche parola…
… e di amori perduti
La leggenda di Giuliano e Diamante – Mondaino, Rimini (Rn)
La leggenda narra il tenero sogno d’amore di due giovani, che si rompe di fronte alle difficoltà della vita. Una storia vera, accaduta a Mondaino nella seconda metà del Quattrocento, scoperta in modo del tutto casuale tra le carte di un archivio.
Dopo l’assassinio della giovane Diamante, un alter ego di Francesca da Rimini, che venne accusata di intraprendere una relazione adultera, Giuliano scomparve nel nulla: c’è chi dice che sia lasciato morire.
Ma, nella cittadina di Mondaino, più precisamente nel cimitero della Chiesa Francescana di Monte Formosino, nacque un mistero. Nella tomba della giovane ragazza si trovavano sempre fiori freschi e splendidi: la neve intorno restava pura e inviolata, senza nessuna traccia.
E così nacque la leggende secondo la quale l’autore del gesto fosse lo spirito di Giuliano il quale, nelle notti più fredde e buie, andava a congiungersi con la sua amata Diamante, sfidando la mala sorte che li aveva separati.
La leggenda di Paolo e Francesca – Gradara, Pesaro Urbino (Pu)
La leggenda è degna di nota: la rocca che ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, moglie di Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, cantato da Dante nella Divina Commedia.
Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa la figlia Francesca al suo alleato Giovanni Gianciotto Malatesta, signore di Rimini . A Francesca però venne inviato al suo posto suo fratello Paolo, cavaliere nobile. I due s’innamorarono ma Gianciotto, scoperto il tradimento, li colse in flagrante e li uccise.
La leggenda di Bellina di Erice – Erice, Trapani (Tp)
La leggenda di Bellina di Erice narra la storia di una ragazza bellissima appartenete ad un nobile casato, alla quale era impossibile resistere. Gli uomini si innamoravano di lei, ma lei li rifiutava uno dopo l’altro.
Tutto ciò che faceva era restare affacciata alla finestra di casa, scrutando il mare e l’orizzonte in attesa del ritorno dell’unica persona che avesse mai amato.
Lui era un soldato partito per una guerra da cui non fece ritorno, e che prima di partire le aveva regalato uno splendido anello come promessa di matrimonio. Ma come tutte le più grandi storie dimostrano, la tranquillità non è mai destinata a durare a lungo.
Infatti, tra gli spasimanti della ragazza c’era anche un barone che, non rassegnandosi al rifiuto, grazie all’aiuto di un mago riuscì a entrare in possesso dell’anello della fanciulla, promettendo di restituirlo solo in cambio di un bacio.
Ma la forza e la volontà di una ragazza innamorata non si ferma di fronte a nulla. Per ripicca, lui gettò l’anello in un cespuglio di rovi e lei, disperata, si mise a cercarlo. Dopo tanta ricerca, la fanciulla riuscì trovarlo e allungò la mano per afferrarlo, ma nel farlo si punse e il sangue che uscì dalla ferita scatenò un incantesimo che la fece trasformare in una biscia. Da allora la Bellina si aggira tra rovi e case abbandonate, condannata a essere una biscia per sempre.
La leggenda popolare, appunto perché è principalmente orale, non ha mai un solo autore. Con il tempo si trasforma il racconto originario in uno sempre più fantastico grazie alle persone che continuano incessantemente a raccontarlo, cercando di dare un senso a fatti che non sempre si riesce a comprendere.
Asia Baldini