“Ma che film è la vita“! Cantava proprio la verità il grande Augusto Daolio…
La vita è imprevedibile, spregiudicata, affascinante, sorprendente. Una forza, una energia, una potenza che non si possono spiegare, un po’ come accade con l’amore: quanto si è detto sull’amore, eppure quanto ancora ci sarebbe da dire. La vita possiede lo stesso tratto di infinità, di impossibilità di misurazione, di limitazione, di definizione. Solo la vita sa essere quello che è e sa raccontarlo, proprio mentre accade, mentre avviene, mentre si realizza.
Anche nel dolore, nell’angoscia, nella mancanza, la vita parla un linguaggio segreto, discreto, fine e al contempo spietato; anche quando è buio, quando è freddo, quando è in salita, la vita non si tira indietro né in disparte ma si fa sentire, si fa prendere, si fa stringere ed ogni volta si fa motivo per continuare a viverla.
Nel corso dell’esistenza, secondo l’autrice Dani Shapiro, sono sette le perdite che soffriamo: la morte improvvisa di una cara persona, l’allontanamento da qualcuno la cui vicinanza può risultare destabilizzante, un’amicizia finita perché abbiamo deluso l’altro o l’altra, quella perché siamo stati delusi o deluse, la fine di un rapporto unilaterale quale può esser quello con il proprio analista (o figure simili) che ci è stato di guida e supporto per un periodo, il lento addio pronunciato da e ad una cara persona dopo averla sostenuta nell’ultimo suo tempo e la persona che desideravamo essere e non che non siamo diventati, diventate.
Perché sognare, volere è una capacità che ci appartiene in maniera innata ed è bene che sia così: è un sacrosanto diritto di cui tutti, tutte dobbiamo godere. Nessuno ce lo insegna anche se qualcuno ce lo ricorda, ci ricorda come si fa… Non si vive di sogni ma senza questi, però, la vita non è, non sarebbe ugualmente bella. Perché sono i desideri che le danno la carica, la spinta, la motivazione per un continuo, splendido rinnovamento, ed è desiderando che si diventa coraggiosi, coraggiose: perché i desideri nascono e si rafforzano insieme alla paura di non vederli realizzati.
Il rischio di chi sogna, di chi progetta, di chi si impegna affinché ciò che è idea divenga realtà. Un’idea che può restare tale per tanto, tanto tempo fin quando non se ne accetta l’impossibile concretizzazione. Come un lutto, una mancanza, l’assenza di chi avremmo voluto essere e non siamo, e non saremo. Ma la vita, bisogna ricordarlo, ricorre anche ai pretesti più complessi per trasmetterci qualcosa di essenziale.
Un obiettivo non raggiunto è una strada che non percorreremo perché altre vie sono davanti a noi, basta avere il coraggio di attraversarle.E che, chissà, magari porteranno ad una felicità, ad una serenità ancora più grandi e valide di quelle che avremmo vissuto se le cose fossero andate come noi le avevamo programmate, sperate, sognate.
In pace con se stessi, con se stesse: questo conta, sempre, fino all’ultimo. Questo, forse, è il tratto, il profilo della persona che dobbiamo essere, con lavoro ed anche con qualche ferita, ma così, così bisogna essere, così bisogna diventare.
E non sarà perdita ma solo un cambio di rotta: e il vero sognatore, la vera sognatrice non ha paura dei cambiamenti.
Deborah Biasco