Sulla parete dell’Istituto di Chimica di Bialystok, in Polonia, è ritratta una bambina con addosso degli abiti tradizionali e con in mano un annaffiatoio, con cui innaffia quello che, però, è un vero albero, che si trova nel giardino esterno dell’Istituto. La geniale idea di unire fantasia e realtà, Arte e Natura, è di Natalia Rak.
Una bellissima opera che, a quanto sembra, è stata anche il motivo per cui il palazzo che ne è la tela, lo sfondo, non è stato abbattuto. Una bambina ed un albero: ed è primavera, son colori, è sorpresa. E se si guarda il disegno per un po’, se ci si ferma pochi istanti sull’opera, non si può non pensare che il senso di tutto, in fondo, è lì: lungo i perfetti contorni della tenerezza di una bambina che innaffia una pianta.
Il senso è in quella serenità, è in quella delicatezza, è nel fatto che ogni bambino, ogni bambina, dovrebbe avere una pianta o un albero o una rosa di cui prendersi cura. E da cui correre quando musica, luci, connessioni e rumori, non bastano. O quando non sono appropriati al momento.
Il senso è lì: nelle radici di un albero, dentro un annaffiatoio che corrispondono ad una possibilità.
Perché è giusto che i bambini e le bambine credano di esser capaci, di essere all’altezza e di possedere tutto quello che serve per perseverare e per credere che niente è realmente impossibile, anche se la realtà attorno ha il colore, il sapore, l’odore della rassegnazione. Perché l’unica spugna che i bambini e le bambine devono gettare, è quella inzuppata di tempere, con cui lasciare il proprio segno. Perché i bambini e le bambine, devono sapere che il proprio albero, la propria pianta, la propria rosa, resiste ad ogni stagione, ad ogni capriccio di un cielo che a volte sembra infinitamente lontano.
Perché i bambini e le bambine devono giocare costruendo: creare, inventare dev’essere il loro stile di vita. E devono sapere che ogni loro tentativo di distruzione, ogni danno, rischia di essere un boomerang pericoloso. Perché i bambini e le bambine non devono scoraggiarsi davanti alla triste realtà che permette “al figlio del medico di diventare medico e al figlio dell’operaio di diventare operaio”, anche quando il sogno di quest’ultimo è un altro. Perché i bambini e le bambine, tra le loro cose, tra i loro giochi, tra gli attrezzi di cui possono usufruire, devono saper riconoscere e devono sempre poter usare un annaffiatoio, pieno d’acqua e di possibilità: quelle che occorrono per innaffiare, curare, far crescere l’albero, la pianta, la rosa che hanno scelto. E che, nonostante le innumerevoli difficoltà, continua a vivere, a resistere, a stupire e ad incoraggiare.
Tra realtà e fantasia, tra Arte e Natura, ci sono i bambini e le bambine. E fin quando ci saranno loro, ci saranno alberi, piante e rose: segno di possibilità e di speranza.
Segno di un presente che è tutto da curare, per un futuro che dovrà essere tutto da vivere.
Deborah Biasco