Tra dispersione e disservizi l’Italia è il Paese delle disuguaglianze educative

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A scuola senza voti

Le disuguaglianze educative rimangono una sfida significativa per l’Italia, anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria da Covid-19, come evidenziato nel recente rapporto di Save the Children. Questo problema colpisce profondamente il sistema educativo italiano, influenzando l’apprendimento e il benessere psicologico degli studenti, in particolare quelli provenienti da famiglie con svantaggi socioeconomici. La pandemia ha fatto emergere la necessità di affrontare con determinazione questa questione, poiché le disuguaglianze educative compromettono i percorsi di crescita delle nuove generazioni e mettono in pericolo la costruzione di un futuro equo e prospero per il paese.

La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sull’istruzione e sul benessere psicologico degli studenti in tutto il mondo, e in Italia, il primo anno scolastico dopo la dichiarazione ufficiale della fine dell’emergenza sanitaria da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha portato alla luce una serie di sfide che il sistema educativo italiano deve ancora affrontare.

Un recente rapporto intitolato “Il Mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane”, è stato pubblicato da Save the Children per analizzare le diseguaglianze educative nel contesto italiano. Il rapporto offre una panoramica delle sfide che influenzano il percorso educativo dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze in Italia.

Uno dei principali punti evidenziati nel rapporto è l’impoverimento educativo causato dalla pandemia, che ha colpito in modo più significativo gli studenti appartenenti a famiglie con svantaggi socioeconomici. Questi studenti hanno subito un rallentamento nell’apprendimento e hanno sperimentato una maggiore pressione sul loro benessere psicologico.

Save the Children sottolinea che sebbene la pandemia abbia messo in luce l’importanza degli investimenti nell’istruzione, dopo l’emergenza la percentuale del PIL investita dall’Italia in questo settore è scesa al 4,1%, al di sotto della media europea del 4,8%. Inoltre, vi è ancora una carenza di servizi essenziali come asili nido, mense e tempo pieno, che sono disponibili solo per pochi studenti.

Un dato preoccupante è che la copertura delle strutture educative per bambini da 0 a 2 anni, sia pubbliche che private, nell’anno educativo 2021/2022 era solo di 28 posti disponibili per 100 bambini residenti. Questo dato è ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% entro il 2010 e ancora lontano dal nuovo obiettivo europeo del 45% entro il 2030.

Per quanto riguarda le scuole primarie, solo il 38% delle classi è a tempo pieno secondo i dati più recenti, sebbene sia in aumento rispetto a cinque anni prima. Inoltre, poco più della metà degli alunni delle scuole primarie frequenta la mensa scolastica, con una percentuale del 54,9%, rispetto al 51% dell’anno scolastico 2017/2018.

Un altro dato allarmante riguarda la dispersione scolastica in Italia, che è superiore alla media europea. Nel 2022, l’Italia ha registrato un tasso di dispersione scolastica dell’11,5%, rispetto al 9,6% della media europea. Inoltre, l’8,7% degli studenti si trova in condizione di dispersione implicita secondo i dati INVALSI del 2023. Questo significa che, sebbene abbiano ottenuto il diploma di scuola superiore, questi studenti non raggiungono i livelli di competenze richiesti nelle prove di italiano, matematica e inglese, rimanendo al di sotto degli obiettivi formativi previsti per gli studenti di terza media.


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Il rapporto di Save the Children evidenzia la necessità urgente di affrontare le diseguaglianze educative in Italia. La pandemia ha messo in luce le vulnerabilità del sistema educativo e ha reso evidente che sono necessari maggiori investimenti nell’istruzione e nell’accesso ai servizi educativi di base per tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro situazione economica. Solo attraverso un impegno concreto e sostenuto sarà possibile garantire un futuro migliore per le giovani generazioni italiane.

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