Buone notizie per gli aficionados dell’irriverente band meneghina non residenti in Italia: gli Elio e le Storie Tese hanno infatti annunciato un tour europeo, il primo dopo 35 anni di attività.
“Non è che finora avessero voluto affacciarsi e nessuno se li fosse filati. È che non avevano voglia. […] Il famigerato complesso tutto-simpatia si reca oltreconfine per diversi scopi: scongiurare l’effetto-domino innescato da Brexit (l’uscita di Brescia dalla Lombardia) ed evitare che gli stati membri abbandonino il condominio Europa per il nervoso; portare la propria musica a chi sta peggio di noi (Ungheria, Belgio, Germania) a chi sta uguale a noi (Francia, Confederazione Elvetica, Spagna) e a chi sta meglio di noi (Lussemburgo, Regno Unito); alzare qualche euro.”
Il tour avrà luogo nel marzo 2017 e toccherà paesi quali l’Ungheria, la Germania, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, il Belgio, il Regno Unito, la Francia, la Spagna e la Svizzera (patria del virtuoso Christian Meyer, batterista del gruppo). Le date sono consultabili cliccando il seguente link: http://elioelestorietese.it/blog/posts/eelst-in-europa/.
La domanda sorge spontanea: che pubblico potrà mai attirare all’estero, fatta eccezione per i già citati fan emigrati, una band che ha sempre basato i propri testi su espressioni dialettali, umorismo di scuola milanese, nonsense, giochi di parole, turpiloquio e satira politica? Procedendo con la lettura del post sul sito ufficiale, apprendiamo che “le Storie Tese suoneranno l’esperanto della musica, cioè il linguaggio che unisce tutti i popoli in nome del beat (capelloni).” Già questo ci tranquillizza. Se l’escamotage dell’esperanto della musica non dovesse funzionare, bisogna comunque tenere presente che gli Elii hanno spesso dato prova del loro poliglottismo. Ad esempio all’interno de “La canzone mononota” (che ha valso loro il secondo posto al Festival di Sanremo 2013):
«Puoi cambiare la lingua
For example you can sing it in English
Auf Deutsch, en français, en español,
In cinese: “Unci, dunci, trinci…”»,
per non citare la meno conosciuta “First me, Second me”, dolce serenata in un inglese discutibile, cantata perfino dal celeberrimo James Taylor. In ogni caso, i non italofoni che decideranno di acquistare il biglietto per una delle date del tour non rimarranno delusi: gli Elio e le Storie tese sono dei veri professionisti della musica e ogni loro brano è piacevole da ascoltare (al di là del testo). E, se ciò non dovesse bastare, ci sono sempre le performance di Mangoni. Il trash è davvero un linguaggio universale.