Tossicodipendenza: la solitudine delle famiglie nei casi di cronaca

La tossicodipendenza coinvolge anche le famiglie

La tossicodipendenza è una dura realtà in Italia, spesso messa a tacere

La tossicodipendenza non fa più notizia, come se ci fossimo abituati, come fosse normale. Eppure i dati circa la dipendenza da droghe di vario genere, anche in Italia, sono sconvolgenti. Come riporta anche la Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze del 2 agosto 2017. In Italia, il 33% della popolazione dai 15 ai 64 anni ha fatto uso di una sostanza psicoattiva. La percentuale sale fino al 44% se si considera la gamma d’età dai 15 ai 34 anni. Anche se la sostanza più usata è la cannabis, le richieste di trattamento presso il SerT (servizi pubblici per le dipendenze) riguarda per il 68,1% i consumatori di eroina e per il 17,3 % di cocaina. Ma arrivare al SerT è già un traguardo spesso irraggiungibile per molti.

La vita oltre i numeri: la cronaca di oggi

Ma la cronaca locale è piena di episodi legati alla tossicodipendenza.

Il primo si svolge a Pachino, in provincia di Siracusa. Un padre di famiglia si è visto costretto, dopo anni di minacce ed estorsioni a denunciare il figlio, poco più di 30anni, alle forze dell’ordine. La situazione che si era creata in casa era un vero e proprio inferno: il ragazzo, per ottenere i soldi per comprarsi la droga, era arrivato ad aizzare il suo rottweiler contro il padre e a tagliargli le gomme della macchina. Senza contare le continue telefonate persecutorie, anche nel cuore della notte. Il 70enne quindi ha dovuto denunciare il figlio per porre fine a queste vessazioni ma anche nel tentativo di aiutarlo.  

A Sassari invece, questa notte, M.C, un 47enne tossicodipendente ricoverato presso l’Ospedale Civile si è strappato la flebo dal braccio ed è scappato. È stato ritrovato alle 4 di questa mattina morto.

Qualche giorno fa vicino a Firenze è stato reso noto il caso di due genitori, costretti a dormire in macchina per evitare la furia del figlio in cerca di denaro.

A Napoli una madre, dopo 12 denunce senza alcun risultato, ha reso nota la storia di dipendenza da cocaina della figlia rilasciando un’intervista disperata al Mattino del 21 settembretemeva di essere uccisa dalla sua stessa figlia. Dichiara Anna, 65 anni:

Mi sto rendendo conto di essere sola in questa battaglia che quasi certamente perderò. La nostra società non prevede aiuti per chi vive un dramma come il mio

Le storie come queste sono migliaia, e occupano qualche colonna nei giornali di cronaca locale, a meno che non si tratti di qualche personaggio dello spettacolo. Eppure in queste colonne di cronaca c’è sempre una base comune: il senso di solitudine che pervade le famiglie dei tossicodipendenti. 

L’inferno delle famiglie

Quello di cui si parla davvero poco è l‘inferno in cui vivono le famiglie dei tossicodipendenti tra bugie, ricatti e strazianti interventi per cercare soluzioni. Il tutto pervaso da un senso di colpa lancinante. Proprio perché a livello sociale si tende ad essere omertosi circa l’argomento, diamo qualche suggerimento a chi si trovasse in questa situazione. Sono molte le associazioni che possono dare un concreto aiuto.




 A chi rivolgersi…

La org Narcotici Anonimi, per esempio, da anche uno specifico aiuto ai familiari coinvolti nella vita e quindi nel recupero del tossicodipendente. Basta contattarli, anche via mail e vi forniranno le prime indicazioni. Spesso il non sentirsi soli è già un grande slancio verso un cambiamento. Viene garantito l’anonimato al 100%. Abbiamo già accennato al SerT ovvero il servizio pubblico per le tossicodipendenzeQuesto servizio non è a pagamento ma bisogna fornire i propri dati anagrafici anche se viene garantito l’anonimato. In Italia ci sono circa 500 centri che collaborano anche con organizzazioni private dedite ai problemi sociali.

Diceva Pasolini…

Pier Paolo Pasolini scrisse un articolo molto interessante e commuovente sul tema, titolato: “La droga: una vera tragedia italiana”. Andrebbe letto per intero, per comprenderne il significato, ma ne riporto solo una frase che può rendere l’idea di questa tragedia. Intesa come fallimento di tutti, e non del singolo individuo. Il fallimento della società, che poi nasconde i suoi scheletri negli armadi. 

La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura. […] la droga viene a riempire un vuoto causato appunto dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura. Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura – in senso specifico o, meglio, classista – è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso. […] Anche a un livello più alto si verifica qualcosa di simile […] ma stavolta si tratta non semplicemente di un vuoto di cultura, bensì di un vuoto di necessità e di immaginazione. La droga in tal caso serve a sostituire la grazia con la disperazione, lo stile con la maniera.

Marta Migliardi

 

 

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