Ulsan è una città coreana che conta un milione e centomila abitanti, uno studio condotto da scienziati del locale Ulsan National Institute of Science and Technology (UNIST) e pubblicato su Environmental Pollution rivela che la città è immersa per praticamente tutto l’anno in una nube tossica.
Vi starete chiedendo come mai questa sia una notizia da novità su scienza e tecnica e non una notizia di cronaca e come mai lo studio sia stato pubblicato su una rivista scientifica, non è questione da centraline di misurazione della qualità dell’aria?
Il titolo che ho scelto dovrebbe darvi un indizio, il punto dello studio svolto ad Ulsan è che le autorità locali stanno sottovalutando la tossicità dell’aria che chi vive in città respira perché sono fuorviati dai metodi di misurazione delle polveri sottili.
Avrete sentito perlomeno al telegiornale nominare le polveri sottili come la più grande minaccia alla nostra salute contenuta nell’aria inquinata delle nostri città, il fatto che il Professor Sung-Deuk Choi, che dirige il team che ha condotto la ricerca, puntualizza è che le polveri sottili non sono tutte uguali, alcune sono pericolosissime altre sono sabbia praticamente innocua. L’errore che fanno le autorità coreane è mettere enfasi sulla quantità totale delle polveri sottili contenute nell’area invece di analizzarne i componenti. Risulta intuitivamente chiaro che se ho due città la prima delle quali ha una quantità di polveri sottili totali più alta ma la seconda ha una percentuale più alta di componenti “cattive” forse gli abitanti della seconda città staranno respirando aria peggiore e le autorità sbagliano nel valutare i rischi e le priorità.
Nel caso di Ulsan (la città ospita enormi impianti petrolchimici e dell’industria non ferrosa, ma a seconda dei venti stagionali è soggetta anche a quelle prodotte in Cina e a quelle dei cantieri navali sulla costa) il team di ricercatori si è concentrato sulle più nocive tra tutte le polveri sottili, gli idrocarburi policiclici aromatici. il risultato è che persino nei mesi estivi, quando le polveri sottili totali calano, l’aria della città presentava un livello alto e quasicostante di questi PAHs (l’acronimo inglese per polycyclic aromatic hydrocarbons) che calano leggermente rispetto ai livelli invernali ma non quanto il totale delle polveri sottili.
Gli autori dello studio invitano chiunque non lo facesse già a non parlare di polveri sottili in generale ma ad indagare le componenti per sapere quali e quante sostanze davvero pericolose per la salute ci siano nell’aria delle città, la classifica di quelle con l’aria più insalubre potrebbe uscirne rivoluzionata.
Roberto Todini