Sono 1527 i feriti di Piazza San Carlo, a Torino. Ieri sera, i tifosi juventini si trovavano in piazza, per assistere alla finale di Champions League, davanti a uno schermo allestito per l’occasione.
A poco tempo dalla fine della partita, una folla tra le 20.000 e 40.000 persone, dopo aver avvertito due boati in piazza, hanno iniziato a scappare, travolgendosi e calpestandosi l’un l’altro. In teoria, si dovrebbe trattare dello scoppio di un piccolo petardo, ma le indagini per <<procurato allarme>> sono ancora in corso.
Gravi le condizioni di una donna, di un bambino e di una ragazza. La stragrande maggioranza dei feriti, a causa della paura, hanno perso le scarpe e i vetri sparsi per tutta la piazza hanno contribuito. A quanto pare, il divieto di vendere alcolici in bottiglia non è stato rispettato né dai negozi, né dai venditori ambulanti.
Scoppia così la polemica per il mancato divieto da parte del Comune di vendere alcolici in bottiglia.
Torino: procurato allarme?
La procura di Torino indaga circa la possibilità di un procurato allarme. Questa mattina è stato convocato d’urgenza un vertice in prefettura, al quale hanno partecipato i massimi gradi delle forze dell’ordine. La sindaca di Torino, Appendino, è stata avvertita dell’incidente quando si trovava allo stadio a Cardiff.
Gli ospedali della città e delle zone limitrofe hanno ospitato i feriti e riportato lentamente la situazione alla normalità. Le forze dell’ordine si sono adoperate immediatamente per soccorrere le persone in fuga dalla piazza.
Sembra che sia stata l’esplosione del piccolo petardo prima e poi la caduta del parapetto del parcheggio a scatenare due boati che hanno provocato il panico. In un mondo dove la paura per un prossimo attentato-specie in zone affollate come quelle-convive insieme alla realtà di tutti i giorni.
La prima esplosione è stata avvertita da lontano e solo da una parte della piazza. Ma è bastato che qualcuno gridasse <<attentato>>, per generare una ressa che ha calpestato centinaia e centinaia di persone.
La rievocazione di un episodio come la strage dell’ Heysel può riportare alla mente una similitudine per quei tragici eventi.
Psicosi Attentato e organizzazione fasulla
Solo con la seconda esplosione si è generato il “fuggi fuggi” che ha prodotto 1527 feriti, tra i quali qualcuno in codice rosso e in situazioni gravi. La folla ha iniziato a scappare e a ripararsi dove meglio poteva. Nei parking sotterranei, chi citofonava nelle case e chi provava a entrare nei locali.
Un piano di emergenza anti-terrorismo è scattato. La prefettura ha creato punti di raccolta per i dispersi e i feriti sono aumentati di un numero considerevole.
La Digos indaga proprio sui fatti che avrebbero accompagnato l’esplosione del petardo. I responsabili sarebbero accusati di procurato allarme e lesioni gravissime.
E mentre a Londra avveniva un’ennesima notte di terrore, qualcuno si chiede: saremo noi i prossimi?
Il piccolo Kevin, il bambino di sette anni, è ancora in coma farmacologico. I medici del Regina Margherita assicurano sul miglioramento delle condizioni del bambino.
Intanto, i tifosi juventini hanno accusato l’organizzazione dell’evento. Gli spazi della piazza sono stati gestiti male e lo schermo messo troppo in basso, cosicché la gente si è accalcata sotto. Critiche anche sui controlli, dove da alcuni ingressi si entrava uno alla volta e da altri tutti insieme.
Oltre al danno, anche la beffa, in quanto esistono persone che in un momento come questo pensano di fare sciacallaggio. Zaini rovistati e oggetti personali smarriti.
Una torinese spiega che, dopo la frattura delle costole e le ferite riportate alle mani e ai piedi, non poteva accaderle nulla di più.
Si sbaglia.
Lo ha ritrovato mio papà – dice – ma era vuoto. Perché gli sciacalli esistono davvero”.
Tamara Ciocchetti