Top 10 della scienza, i protagonisti del 2020 secondo Nature

Non solo scienziati, ma anche personaggi che hanno contribuito con un ruolo di primo piano nel promuovere la ricerca. In tempi di pandemia, il Covid-19 monopolizza la top 10 della scienza, ma non mancano le figure che si sono distinte in altre realtà scientifiche.

2020, “un anno straordinario per la scienza”

È la definizione che Nature dà del 2020, sottolineando quanto la scienza sia stata costantemente in prima linea nella lotta al Covid-19. Infatti, centinaia di ricercatori hanno focalizzato l’attenzione su questo virus, nella speranza di fornire armi alla lotta contro il nemico invisibile. Dal sequenziamento del genoma virale alla scoperta di un vaccino, la ricerca di risposte ha visto una corsa senza precedenti, che ha coinvolto i migliori esperti al mondo. Per Nature, la top 10 della scienza non è una gara per eleggere il più bravo ma, piuttosto, un riconoscimento a chi si è distinto meglio nel “raccontare contestualmente gli sforzi collettivi degli scienziati di tutto il mondo”.

Tedros Adhanom Ghebreyesus

La prima figura nella top 10 della scienza è il direttore generale dell’OMS,

top 10 della scienza
Tedros Adhanom Ghebreyesus

Ghebreyesus, che ha dovuto affrontare una situazione senza precedenti. Nonostante le accuse di Trump sulla gestione della pandemia, Tedros non ha mai reagito, sostenendo invece “il desiderio di servire ogni paese sotto il segno di una solidarietà globale”. In carica dal 2017, nel tempo si è guadagnato la stima di molti ricercatori, dimostrando di essere sempre fisicamente presente nelle emergenze. Infatti, scoppiata l’epidemia di Covid-19, Tedros è partito subito per Wuhan (Cina) e, solo pochi giorni dopo, ha dichiarato il Coronavirus “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”. Tuttavia, per il biologo eritreo c’è ancora una sfida mondiale da vincere, forse la più difficile: garantire a tutti i paesi l’accesso ai vaccini.

Verena Mohaupt

Coordinatore logistico della missione MOSAiC, Mohaupt ha guidato la più grande spedizione artica della storia. Il team, partito nel settembre 2019 a bordo della rompighiaccio Polarstern, per mesi è rimasto bloccato nella banchisa. E così, con

Nave rompighiaccio Polarstern

l’obiettivo di raccogliere dati sul cambiamento climatico, 300 ricercatori hanno sfidato i pericoli dell’Artico sotto la guida di Verena. Infatti, in qualità di responsabile della sicurezza, si è preoccupata di limitare i rischi per la loro salute. Il freddo ha dato grande preoccupazione, ma anche evitare gli orsi polari, “perché è capitato di incontrarli quando non c’era modo di ritirarsi.” Biofisico di formazione, non avrebbe mai pensato di diventare coordinatore logistico polare, nonostante l’amore per il Nord. Tuttavia, la vita riserva incredibili sorprese e la stessa Verena ancora non si capacita di essere stata eletta “campionessa della sicurezza”.




Gonzalo Moratorio

Virologo dell’Istituto Pasteur di Montevideo (Uruguay), Moratorio prima del Covid-19 era praticamente sconosciuto. Tuttavia, in collaborazione con i suoi colleghi, ha sviluppato un programma nazionale molto efficiente per contenere il contagio nel suo paese. Infatti, l’Uruguay continua a registrare un numero di morti fra i più bassi al mondo: ad oggi, 87 persone. Sebbene  molti suoi colleghi avessero sottovalutato il virus, Gonzalo ha sostenuto sin da subito la strategia dell’isolamento dei positivi. Inoltre, prevedendo il problema della reperibilità dei test, già a marzo propose di impegnare soldi e risorse nella progettazione di un nuovo kit molecolare efficace e veloce. Ad oggi, l’Uruguay è tornato a una vita normale, con scuole e ristoranti aperti, ma non si abbassa la guardia, perché “rimane la paura che prima o poi non si riesca  a contenere il contagio”. Da completo sconosciuto alle foto nei bar, Gonzalo ha permesso all’Uruguay di ricevere l’encomio dell’Imperial College di Londra per la straordinaria velocità e coordinamento nel rispondere all’emergenza sanitaria.

Adi Utarini

Zanzara Aedes aegypti

Ricercatrice di salute pubblica della GMU di Yogyakarta (Indonesia), Utarini da anni lotta contro la febbre dengue. Quest’ultima è trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti e miete circa 400 milioni di morti all’anno. Il team di ricerca ha scoperto che, infettando le zanzare con un batterio del genere Wolbachia, i virus dengue (Zika e Chikungunya) non si trasmettono all’uomo. Infatti, dopo la diffusione delle zanzare trasformate, i casi di dengue sono calati del 77%. Conosciuta per aver lavorato su tubercolosi e malaria, Utarini ha iniziato il suo progetto di ricerca nel 2013, incontrando diverse difficoltà sul fronte politico. Infatti, ha dovuto negoziare con molti ministeri governativi per ottenere l’approvazione del suo progetto. Una donna coraggiosa, ma per i colleghi è “una ricercatrice tranquilla e persuasiva” che, soddisfatta del suo lavoro, ritiene ci sia oggi “finalmente una luce nell’oscurità contro il dengue”.

Kathrin Jansen

A metà classifica nella top 10 della scienza troviamo la leader della Pfizer, l’azienda farmaceutica che il 9 novembre ha annunciato: “il nostro vaccino è efficace al 90%”. Finalmente il mondo, da settimane alle prese con la seconda ondata di contagi, ha visto

Vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19

un primo barlume di speranza. Da un lato il successo scientifico e dall’altro una sfida, perché mai prima d’ora era stato approvato un vaccino per l’uomo a base di RNA messaggero. Ma Kathrin Jansen ha avuto il coraggio di prendersi questa responsabilità, guidando l’azienda in un progetto sperimentale titanico durato soli 210 giorni. Capo della sezione di ricerca e sviluppo dei vaccini, Kathrin ha prima ottenuto l’approvazione delle autorità sanitarie del Regno Unito e poi dell’EMA. Biologa di formazione, ha alle spalle anni di successi contro il Papillomavirus (HPV), l’antrace e il vaiolo. Pfizer-BioNTech COVID-19 potrebbe lasciare un segno indelebile  nella storia della medicina, ma Kathrin rimane “estremamente con i piedi per terra” e non si ferma nel suo sogno di provare a immunizzare il mondo.




Zhang Yongzhen

Virologo di Shangai, l’11 gennaio 2020 pubblicò il genoma di Covid-19, ovvero di quel misterioso virus che causava polmoniti anomale. Da quel giorno, la scienza ha focalizzato l’attenzione su questo nuovo pericolo, ma rendere pubblica la sequenza genomica non è stato semplice. Infatti, in un primo momento il governo cinese fu contrario alla diffusione dei dati, nonostante le già note somiglianze con il pericoloso virus della SARS. Tuttavia Yongzhen, conscio della gravità della situazione, non si è mai arreso, procedendo di sua iniziativa alla pubblicazione della sequenza sul NCBI. Ad ogni modo, Zhang difende il suo paese dalle accuse di mancata trasparenza sul Covid-19, ritenendo invece che la Cina abbia solo intrapreso la strada della prudenza. Infatti, durante l’infezione da SARS, nel 2003 furono rese pubbliche molte informazioni erronee, motivo per cui il Paese ha preferito agire con maggiore cautela. Yongzhen personalmente non ha ottenuto riconoscimenti, ma è molto soddisfatto di aver preso quella decisione così importante per tutto il mondo. Infatti, come affermano i suoi colleghi, “l’11 gennaio è stato un punto di svolta per capire quanto fosse vicina la minaccia del nuovo coronavirus”.

Chanda Prescod-Weinstein

Cosmologa presso il dipartimento di fisica e astronomia dell’Università del New Hampshire, è la prima donna di colore a ricoprire un ruolo così importante nel campo della cosmologia teorica negli USA. Studia la fisica dell’Universo primordiale e, in particolare, tutto ciò che concerne la materia oscura. Contemporaneamente alle proteste per l’uccisione di George Floyd, Chanda ha riunito i colleghi di tutto il mondo sotto l’hashtag #StrikeForBlackLives. Infatti, allo sciopero del 10 giugno hanno partecipato centinaia di ricercatori, per chiedere alle istituzioni scientifiche una maggiore partecipazione attiva nella lotta contro il razzismo. Nel 2020, Chanda ha vinto due borse di studio, ha terminato un libro e iniziato a curare una rubrica mensile per la rivista New Scientist. Inarrestabile, continua a dividersi fra l’astronomia e i diritti dei neri, affermando che “la rivoluzione non è avvenuta, ma forse abbiamo piantato dei semi, affinché le persone ripensino radicalmente a ciò che è necessario per salvare vite nere”.

Li Lanjuan

Lockdown è indubbiamente la parola dell’anno: ma come si chiude un paese da un giorno all’altro?  L’epidemiologa Li Lanjuan della Zhejiang University a Hangzhou è stata la prima a chiedere la chiusura di Wuhan il 22 gennaio. Una decisione sofferta,

Li Lanjuan

che ha costretto in casa 11 milioni di abitanti, ma tuttavia necessaria. Nonostante il pericolo, Li non ha mai abbandonato la città, rendendosi disponibile ad aiutare i malati di Covid-19. Infatti, soprannominata “nonna Li”, è oggi il simbolo dell’altruismo nella medicina. Povera di origine, è diventata una dei “medici scalzi” della nazione, contribuendo alla prevenzione di tante malattie come la SARS. Inizialmente criticata per le sue richieste così drastiche, è diventata poi un esempio per il mondo, soprattutto quando “molti paesi sembravano aver dimenticato i principi di base del controllo delle epidemie.”

Jacinda Ardern

Primo ministro della Nuova Zelanda, il 14 marzo parlò al suo popolo comunicando

Jacinda Ardern

l’urgenza di chiudere il paese. All’epoca si contavano solo sei positivi, ma, per limitare il rischio di contagio, la Arden non ha voluto attendere. Infatti, consapevole di quanto già stesse accadendo nel mondo, ha sottolineato con fermezza il “dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere la salute dei neozelandesi “. Oggi, la Nuova Zelanda conta solo 25 morti e di questo può dire grazie soprattutto al suo primo ministro. Jacinda ha sempre preferito ascoltare il parere della scienza, esigendo un aggiornamento continuo. Inoltre, ha fortemente sostenuto un’informazione trasparente per tutti i suoi cittadini, sviluppando così un “grado di empatia e onestà piuttosto unico e potente”.




Anthony Fauci

Chiude la top 10 della scienza il direttore del NIAID nel Maryland, Fauci, il personaggio

Anthony Fauci

forse più emblematico del 2020. Osannato e odiato, in parte strumentalizzato da dalla Casa Bianca, è stato comunque un punto di riferimento fondamentale per l’opinione pubblica circa la pandemia. In oltre 40 anni di carriera, ha guidato sei presidenti americani nella lotta alle armi biologiche, ai focolai di HIV, Ebola e Zika. Tuttavia, nel 2020 si è più volte scontrato con Trump, che ha minacciato anche di licenziarlo per le sue critiche alle scelte di governo. Infatti, a quasi 80 anni, Fauci “ha detto la verità al potere negli ultimi mesi in un modo che nessuno degli altri membri della task force o del governo federale ha mai fatto”. Tuttavia, nonostante l’età, non ha alcuna intenzione di ritirarsi e, anzi, ha accettato di rimanere al NIAID e di essere consigliere medico per Joe Biden.

Per amore della scienza

Insomma, la top 10 della scienza solo in parte riassume un anno intenso, di sfide e di scelte. Un anno di successi, dopo innumerevoli tentativi. Il Covid-19 forse ci ha aperto gli occhi su un mondo che poco conoscevamo: quello della scienza. Un mondo complesso, che ogni giorno mette alla prova sentimenti quali la perseveranza e la passione. Fare il ricercatore implica soprattutto accettare che le domande saranno sempre più delle risposte e nel 2020 lo abbiamo imparato bene quanto sia difficile fare scienza. Da mesi, le nostre vite sembrano dipendere da un modello statistico, che dice tutto e il contrario di tutto; tuttavia, per noi, resta incredibilmente difficile pensare al futuro delle persone come un’inanime curva su di un grafico.

“La scienza è sempre imperfetta. Ogni volta che risolve un problema, ne crea almeno dieci nuovi.”

Carolina Salomoni

 

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