Un viaggio sognato e sperato durante gli anni passati a studiarne la cultura, la lingua, a immaginare come potesse essere, realmente, la vita in quel paese lontano che mi ha sempre affascinato così tanto. Dopo una laurea sudata, era il giusto compenso.
Quando si è presentata l‘opportunità ho deciso che il momento era arrivato. Volevo partire ad ogni costo, non importava se avrei dovuto organizzare tutto in fretta e furia.
Avendo un budget limitato, ho dovuto limitare anche il tempo da trascorrere in Giappone, un paio di settimane anziché un mese.
Trovare un compagno di viaggio è stato facile. Una cara amica, Otaku e cosplayer fino al midollo, sarebbe partita insieme a me. Non ho avuto bisogno di chiederglielo due volte.
In poche settimane, nei momenti in cui non studiavo per la tesi, ho consultato diversi siti per decidere l’itinerario che avremo seguito, aggiungendo qualcosa qui e togliendo qualcosa là, per riuscire a vedere le cose per me importanti.
Non mi sono mai definita una otaku, certo, mi piacciono anime e manga e seguo alcune serie, ma il mio maggiore interesse è stato sempre destato dallo stile di vita giapponese come immaginavo nella mia mente. Oltre ai luoghi di divertimento, ai palazzi pieni di negozi di ogni genere, volevo vedere i templi buddisti, i santuari shintoisti, il grande buddha di Kamakura. Per quelle due settimane il mio desiderio era provare a vivere da giapponese, oltre che da turista.
Il 13 aprile 2015, biglietti e passaporto alla mano, ci siamo imbarcate su un aereo.
Meta: Tokyo
Alla scoperta di un paese, e probabilmente anche di una parte di me ancora sconosciuta.
“Se New York è una mela, Tokyo è un melograno”
Laura Imai Messina – Tokyo Orizzontale
Tokyo, capitale del Giappone, una metropoli divisa in quartieri tutti da scoprire. Da Akihabara, la città elettrica, ad Asakusa, il quartiere dei templi. Da Ginza, quartiere del teatro kabuki e dei negozi costosi, a Harajuku con i suoi cosplayer.
Arriviamo all’aeroporto Tokyo – Haneda in tarda serata. Siamo stanche ma l’entusiasmo è alle stelle. Finalmente il sogno si avvera!
Un addetto al controllo passaporti, scoprendo di avere davanti due ragazze italiane esordisce con un sonoro: “Buongiorno, belle signorine!”, regalandoci il primo sorriso giapponese.
Fonte: Jv.wikipedia.orgFatto il Checkout, corriamo a prendere la monorotaia di Tokyo, che dal Terminal 1 dell’aeroporto porta alla stazione di Hamamatsuchō nel quartiere Minato, da cui prendiamo la Yamanote Line, una delle linee metropolitane più grandi del mondo, utilizzata quotidianamente da più di quattro milioni di persone. Durante il suo giro passa per i quartieri centrali della città circondandoli e incontrando le numerose linee ferroviarie private, sono più di cinquanta.
Sedute sui bagagli, teniamo d’occhio le schermate con il percorso per scendere alla stazione giusta. Per i turisti è facile non perdersi poiché le informazioni si alternano in lingua giapponese e in lingua inglese.
Prima meta, Shibuya, il quartiere più pazzo della città, perfetto per fare shopping e divertirsi. È uno dei ventitré quartieri speciali di Tokyo.
Uscendo dalla stazione, il via vai della gente e la musica proveniente dai grandi schermi che sovrastano il famoso incrocio di Shibuya ci danno il benvenuto. Entriamo in uno Starbuck’s per goderci un caffè e capire come muoverci. Per nostra fortuna a Tokyo il wi-fi è quasi ovunque.
Sulla cartina fornita dal cellulare il manga kissa più vicino è un Mamboo Internet Comic cafè.
Appena entrate troviamo un bancone dietro cui un uomo dall’aria seria ci saluta. Acquistiamo un pacchetto notturno per 8 ore, e ci vengono assegnate due stanze Personal Flat Seat. Queste piccole stanze private sono dotate di un paio di tatami, dei materassini morbidi su cui ci si può distendere per dormire.
Fonte: En.wikipedia.orgLa prima notte della nostra avventura la passeremo tra scaffali stracolmi di manga, giochi per console e dvd, per non parlare delle bevande gratuite e dei distributori di snack a poco prezzo.
Mi addormento, esausta e consapevole che sto vivendo un sogno diventato realtà, da cui tornerò con nuove consapevolezze. Perché il viaggio, qualsiasi esso sia, porta sempre a qualcosa di nuovo.
Jessica Tomatis