Tiratori del Texas e altre verità non vere

“Tiratori del Texas”, “argomenti fantocci”, “suppliche speciali”: tutte definizioni date ad altre logiche fallaci riportate in un articolo su diskos.it, autrice Martina Guglielmi, riguardo i modi diversi che esistono in circolazione per dire una verità che non è propriamente vera, studiati da tre ragazzi australiani: Jesse Richardson, Andy Smith e Som Meaden. Vediamole insieme, queste definizioni, e ditemi se non le avete riconosciute già, soprattutto sui social.




È imbarazzante il modo in cui ci facciamo infinocchiare e nemmeno ce ne rendiamo conto. Aldous Huxley sosteneva che per non sapere la verità non era necessaria la censura: sarebbe bastato un sovraccarico quotidiano e costante di notizie futili per distrarci dalle cose importanti, dalla realtà, dalla verità. E così, in effetti, accade ogni giorno: basta scorrere la home di facebook per vedere una quantità infinita di stupidaggini anestetizzanti. Questa stessa anestesia si è impiantata con tranquillità anche sul nostro modo di cercare, approfondire e chiedere la verità davanti a un evento: pensiamo di esprimere opinioni quando invece siamo solo petulanti leoni da tastiera nemmeno tanto capaci di sostenere una posizione. E questo ha innescato un flusso continuo di metodi sempre più fallaci di raccontare la realtà. L’articolo, qui riportato, ne analizza 24, ma per questioni di sintesi scriviamo solo qualche punto: è strabiliante riconoscere come, con un minimo di auto analisi, questi siano terribilmente familiari:

1.Argomento fantoccio: ricostruire l’affermazione altrui per confutarla con facilità

ovvero: affermare una verità su qualcosa che qualcuno ha detto. Ma quando c’è stato insegnato che ogni cosa che si dice sia sufficiente a provare una verità?

2. “Cum hoc ergo propter hoc” o “post hoc ergo propter hoc”: creare una situazione di causa effetto anche dove non esiste.

Pensare, ipotizzare, immaginare e dare per assodato una causa e un effetto riguardo qualcosa che, in pratica, non c’è. E questo solo per manipolare un’opinione, per fare in modo che la propria tesi -inesistente- non possa essere discussa.

4. Argomento ad nomine: smettere di discutere sull’argomento per spostare l’attenzione e offese sulla persona.

Questo è un grandissimo classico dei forum improvvisati su facebook: quando ci ritroviamo incapaci di continuare una nostra tesi, semplicemente spostiamo l’attenzione. Quando succede in maniera violenta, si finisce pure tra insulti e pesanti battibecchi. In tutto questo, però, la verità non sta né da una fazione né dall’altra.

5. Supplica Speciale: inventare una ragione.

Non ha bisogno di approfondimenti: succede, lo facciamo tutti. Inventare una ragione per averne una, a tutti i costi.

6. Domande accusatorie: inserire nella domanda l’affermazione di cui l’interlocutore vi vede costretto a parlare (una strategia per imporre al discorso una direzione)

tiratori
laleggpertutti.it

Utente 1 fb: Dico solo che legalizzare la droga potrebbe essere una soluzione per evitare più morti di quanto non abbiano già fatto gli scontro tra spacciatori e polizia.
Utente 2 fb: legalizzare la droga potrebbe essere una soluzione?! Ma sei pazzo?
E così l’utente 1 si trova costretto a dover specificare, chiarire, ripetere, non portando avanti la discussione ma solo un diverbio inutile.

7. Fallacia del Giocatore D’Azzardo: collegare dati statistici di diversi eventi per ricavare previsioni utili a sostenere la propria tesi.

Si sa che i numeri portano fiducia; se ti tirano fuori cifre, statistiche, percentuali, l’argomentazione sembra più solida. Ma anche quella spesso e volentieri è solo una manipolazione per dire tutto e dire niente, soprattutto quando non si approfondisce chiedendo semplicemente “e questo cosa significa?”.

8. Carro Del Vincitore: utilizzare la popolarità per sostenere un concetto.

Oh, se lo dice Antonio Banderas è vero che nelle merendine non ci sono conservanti!

9. Falso Dilemma: costringere l’interlocutore a scegliere solo tra due alternative, quando in realtà ne esistono altre.

“o così, o così”. No. Mai.

11. Appello ad un’autorità: definire vera una tesi perché approvata da un esperto, senza fornire altri argomenti.

Un po’ come quando la polizia dice che quel ragazzo, in stato di fermo, si è manganellato da solo. Lo dice la polizia, quindi è vero…

12. Appello alla Natura: sostenere che un concetto è giusto perché è un fatto naturale.

Gli scimpanzé si uccidono: quindi l’omicidio è giusto. Oh, gesù.

14. Anedottica: citare aneddoti e esempi personali per avvalorare la propria tesi.

Il punto è che la propria tesi non è mai universale.

16. Fallacia fallace: ritenere falsa una tesi supportata da ragioni fallaci (quando potrebbero esistere altre ragioni valide) 

17. Tu quoque: criticare l’interlocutore, spostando l’attenzione sul suo comportamento.

E ritorniamo su Facebook Cabaret come esempio lampante di questo fenomeno.

23. Tiratore Del Texas: scegliere casualmente una situazione o un modello per sostenere la propria tesi. 

Se è possibile, “Tiratore Del Texas” è il mio preferito. Non solo per il nome, ma perché siamo tutti portati ad essere “Texas Sharpshooters”: disegnare cerchi attorno ai buchi lasciati dal bossolo sparato casualmente non fa di noi dei tiratori scelti, ma solo dei tizi che sparano a casaccio e poi manipolano il risultato finale.

Apriamo gli occhi e teniamoli bene aperti, sempre: non sappiamo bene come e in che modo la realtà ci venga raccontata; non abbiamo nemmeno ancora compreso fino a che punto ci prendiamo in giro da soli. Ma un modo per cercare sempre la verità è continuare a chiedere, approfondire e non accontentarsi mai.

Gea Di Bella

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