Da alcuni mesi a questa parte è possibile vedere su TikTok famiglie Siriane, all’interno di una tenda, pregare le persone dall’altra parte dell’obiettivo di aiutarli inviando dei soldi.
La formula è quasi sempre la stessa, utilizzando la funzione livestream di TikTok, un adulto, a volte uomo, a volte donna, contornato da bambini di varie età, supplica per ore, in un inglese stentato, di ricevere un regalo (Send me gift! Send me gift) attraverso la funzione tipping del suddetto social.
I nomi degli account utilizzati possono essere anonimi o piuttosto evocativi come: @syrian_tragedy.
Le immagini sono ovviamente spiacevoli e in certi casi strazianti, spesso le persone in video hanno importanti mutilazioni o dicono che i soldi raccolti serviranno per operazioni chirurgiche. In altri casi la maggior parte dei supplici chiede aiuto “semplicemente” per mangiare e bere.
Le dirette avvengono dall’interno, o nell’immediato esterno, di tende dislocate in alcuni campi profughi. Uno dei più citati è quello di Zaatari, una tendopoli da quasi 80.000 abitanti costruita nel 2013, in Giordania a Est di Mafraq, ma si parla anche di campi profughi nel Nord della Siria.
I video hanno quasi tutti l’inquadratura fissa, i volti dei profughi sono discretamente illuminati, in modo che le loro sofferenze buchino lo schermo.
La domanda, apparentemente cinica, di fronte a una tragedia umanitaria di questo calibro è: dove prendono i soldi per comprare dei telefonini con buone fotocamere, un cavalletto e magari delle luci a led? Come dispongono di una connessione così potente da garantirgli ore di livestream?
La BBC ha scoperto, tramite accurate indagini nel campo, che esistono dei cosiddetti intermediari di TikTok, Siriani a loro volta, che forniscono alle famiglie gli strumenti per esporre in diretta le proprie miserie e monetizzarle.
Alcuni account sono riusciti a raccogliere anche 1000$ in un’ora di diretta, una cifra alquanto ragguardevole. Ma davvero ai profughi Siriani, che in una tenda di un campo profughi in mezzo al deserto implorano per un aiuto, vanno tutti quei soldi?
No. Purtroppo no.
Sebbene gli utenti non possano inviare pagamenti diretti in denaro al rifugiato, possono inviare “regali LIVE” che gli streamers possono convertire in “diamanti” TikTok. Questi diamanti possono poi essere scambiati con denaro reale.
Il valore dei regali digitali varia da pochi centesimi a opzioni più stravaganti, come un leone virtuale che, secondo quanto riportato, vale circa 500 dollari.
E quindi gli intermediari, oltre a fornire il materiale per realizzare i livestream che cosa fanno?
Gli intermediari lavorano con agenzie, sparse in tutto il mondo, affiliate a TikTok, note come “live streaming guilds” ovvero corporazioni di live streaming.
I membri di queste corporazioni hanno dichiarato di ricevere una commissione da TikTok in base alla quantità di regali ricevuti e alla durata del livestream, mettendo così in atto la strategia globale di incoraggiare gli utenti a trascorrere più tempo sulla App.
D’accordo, è un contorto giro di denaro, ma quanto arriva nelle tasche dei bisognosi?
Un reporter della BBC in Siria ha contattato una delle agenzie affiliate a TikTok dicendo di vivere nei campi. Ha ottenuto un account ed è andato in diretta, mentre il personale della BBC a Londra ha inviato a TikTok regali per un valore di 106 dollari da un altro account.
Alla fine del livestream, il saldo dell’account di prova siriano era di 33 dollari.
TikTok aveva preso il 69% del valore dei regali.
I 33 dollari rimanenti dal regalo di 106 dollari della BBC si sono ridotti di un ulteriore 10% quando sono stati prelevati dal negozio di trasferimento di denaro locale. Gli intermediari di TikTok avrebbero preso il 35% del resto, lasciando alla famiglia solo 19 dollari.
TikTok ha dichiarato che prenderà provvedimenti tempestivi contro lo “sfruttamento dell’accattonaggio”.
Secondo la società di analisi Sensor Tower, TikTok, l’app di social media a più rapida crescita nel mondo, ha realizzato oltre 6,2 miliardi di dollari di ricavi lordi dagli acquisti in-app, effettuati dal suo lancio nel 2017.
Mentre per tante famiglie Siriane, dislocate nei campi profughi, non ci sono molte alternative al pregare per un aiuto di fronte alla fotocamera di un cellulare.